Francia: il futuro dell’islam, dall’assimilazione al multiculturalismo

(di Umberto Camillo Iacoviello)
16/12/20

In ragione della sua storia la Francia si pone come la patria dei diritti dell’uomo, della libertà, della laicità dello Stato, concepisce la cittadinanza al di sopra del fattore biologico, secondo tale narrazione chiunque può entrare a far parte della collettività per scelta, senza che vi sia un vincolo di sangue. Il modello di assimilazione francese – che per secoli ha “sciolto nel DNA nazionale” italiani, russi, polacchi, irlandesi, spagnoli, catalani e alsaziani- è entrato in crisi a partire dalla seconda metà del XX secolo. Il passato coloniale ha portato la Francia ad essere la prima nazione europea ad accogliere in patria un numero consistente di immigrati musulmani che sono passati dall’essere 330.000 nel 1962 a 5,5 milioni nel 20162.

L’élite francese negli ultimi decenni ha progressivamente abbandonato il modello di assimilazione per abbracciarne uno multiculturale e multietnico, come nel resto dell’Europa. Tale modello nasce da una concezione economicistica della società, secondo cui l’economia è al centro della vita dell’uomo e il resto (religione, cultura, etnia) non conta, tutti gli uomini –a prescindere dalla loro provenienza- possono vivere pacificamente nella stessa collettività.

Tale modello mostra le sue debolezze da anni, con la massiccia immigrazione di africani (soprattutto magrebini) si sono formate negli anni delle aree periferiche - le banlieue - in cui la concentrazione di immigrati – spesso accomunati dalla fede islamica – ha portato a sacche di popolazione che costituiscono dei ministati nello Stato.

La cronaca ci fornisce gli strumenti per analizzare il modello multiculturale e multietnico: nessuna voglia di fondersi col tessuto sociale autoctono, la loro identità è ben radicata e lontana dal modello francese, musulmani radicalizzati compiono attentati, sgozzano cristiani davanti le chiese e decapitano atei che fanno satira su Maometto, festeggiano quando i simboli cristiani vengono colpiti, fino ad arrivare a un vero e proprio “separatismo islamista”.

Il politologo di fama internazionale Giovanni Sartori (foto) in una delle sue ultime interviste disse che è un’illusione credere di poter "integrare pacificamente un’ampia comunità musulmana, fedele a un monoteismo teocratico che non accetta di distinguere il potere politico da quello religioso, con la società occidentale democratica" e ancora "dal 630 d.C. in avanti la Storia non ricorda casi in cui l’integrazione di islamici all’interno di società non-islamiche sia riuscita"3.

Una ricerca dell’Ipsos ha rivelato che il 66% dei francesi è convinto che gli immigrati non hanno nessuna intenzione di integrarsi e il 64% degli intervistati “non si sente più a casa sua”4.

Allarme separatismo islamista e guerra civile

Per la libertà e la tolleranza che sta a cuore ai francesi, hanno accolto in patria musulmani che non tollerano la libertà, manifestando apertamente la loro voglia di sovvertire il sistema democratico. La Francia sta subendo un secondo processo di scristianizzazione – dopo quello della Rivoluzione del 1789 – e di progressiva islamizzazione di centri abitati in cui gli immigrati musulmani arrivano a rappresentare fino al 70% della popolazione totale, come a Trappes, 35 chilometri da Parigi. Solo da questo comune – tristemente rinominato “Trappistan” – sono partiti ben 67 jihadisti (su di una popolazione di 32.000 abitanti) per unirsi all’ISIS5.

Macron nell’ottobre 2019 denunciava delle "manifestazioni separatiste in alcune parti della nostra Repubblica, sintomatiche della mancata volontà di vivere insieme, a nome di una religione, l’Islam" e ancora "la Repubblica è indivisibile e non ammette alcuna avventura separatista. È fragile e precaria, pertanto va sempre difesa". Preoccupazione esternata anche dal ministro Marlène Schiappa "negli ultimi tre anni circa 250 luoghi problematici sono stati chiusi, ma rimangono zone grigie. Vediamo che a volte le istituzioni non possono agire in assenza di cornice giuridica" concludendo che occorrono delle leggi più stringenti6.

Il Dgsi – l’intelligence interna francese – ha individuato almeno 150 banlieue in mano all’islam radicale, non solo nelle grandi città come Parigi, Lione, Marsiglia e Tolosa ma anche in piccoli centri. In queste zone lo Stato è quasi completamente assente, gli abitanti sono per la maggior parte immigrati provenienti dal Maghreb e dall’Africa subsahariana di seconda-terza generazione con cittadinanza francese, dove la disoccupazione tocca il 40% quella generale e il 60% quella giovanile. La criminalità dilaga: spaccio, prostituzione, ricettazione, guerra tra bande. Si è arrivati al punto in cui le forze dell’ordine spesso scelgono di non intervenire per evitare di far scoppiare delle rivolte come quelle del 2005 e del 20177.

Dal 2017 il budget del ministero delle forze armate è aumentato di 1,6 miliardi di euro (incremento mai visto prima) e sono stati reclutati più di seimila agenti di polizia e gendarmi, di cui un terzo assegnato ai servizi interni che sono riusciti a sventare 30 attentati negli ultimi tre anni8.

Nel 2018 l’ex ministro dell’interno Gérard Collomb, di estrazione socialista, in un’intervista al settimanale al settimanale Valerus Actuelles sulla situazione degli immigrati in Francia ha affermato: "È molto inquietante. Quello che leggo ogni mattina nei rapporti di polizia riflette una situazione piuttosto pessimistica. Le relazioni tra le persone sono molto difficili, le persone non vogliono vivere insieme" – e ancora – "direi che da qui a 5 anni la situazione potrebbe diventare irreversibile". Le parole di Collomb si uniscono ad allarmi lanciati già negli anni precedenti da generali dell’esercito e membri dei vertici dei servizi segreti come Patrick Calvar – ex capo del Dgsi – che nel 2016 affermò che la Francia è "sull’orlo di una guerra civile"9.

La popolazione arabo-musulmana è in costante aumento

i dati confessionali in Francia sono parziali perché le autorità non raccolgono questo tipo di valore statistico, tuttavia esiste un modo per quantificare il numero di nuovi nati da genitori musulmani: analizzare il nome dei nuovi nati. I dati dell’Insee (Istituto nazionale di statistica e studi economici) ha attestato che nel 2019 il 21,53% dei nuovi nati ha un nome arabo. Uno su cinque. Percentuale che 40 anni fa era del 2,6%. Una percentuale che è destinata a crescere dal momento che il numero medio di figli le per donne autoctone è 1,4 mentre una donna di fede islamica in Francia arriva ad avere dai 3,4 ai 4 figli10.
Secondo delle stime approssimative i musulmani in Francia passerebbero dall’essere l’8,8% della popolazione nel 2016 al 17,4% nel 2050 in uno scenario di media immigrazione11, nel 1962 costituiva lo 0,7% della popolazione.

Un altro dato importante riguarda la nuova generazione di musulmani che risulta più radicalizzata delle precedenti, da un sondaggio Ifop del settembre 2020, è emerso che il 45% dei musulmani under 25 pensa che l’islam sia incompatibile con i valori della società francese e il 74% afferma che le convinzioni religiose vengono prima dei valori della Repubblica12.

Considerando l’aumento della popolazione musulmana, la radicalizzazione della nuova generazione, le zone in cui lo Stato è pressoché assente, lo scenario di una guerra civile pronosticato da Calvar e Collomb è tutt’altro che fantasioso. La Francia rappresenta il futuro di altri paesi europei che hanno una percentuale musulmana della popolazione totale poco più bassa. Svezia, Belgio, Paesi Bassi, Austria, Regno Unito sono i paesi che patiranno –e che in parte già soffrono- sempre di più i problemi che oggi affliggono la Francia.

1 D. Fabbri, Perché l’Europa non può assimilare, Musulmani ed europei (Limes 1/2018).

2 M. Tribalat, In morte dell’assimilazione alla francese, Musulmani ed europei (Limes 1/2018).

3 Intervista di Luigi Mascheroni, il Giornale (17/01/2016).

4 G. Corsentino, Troppi e troppo costosi, ecco perché la Francia non aprirà a nuovi migranti (HuffPost, 25/09/2019).

5 M. Zanon, Cosa succede nella banlieue più radicalizzata di Francia (il Foglio, 15/01/2018).

6 V. Viriglio, Il “separatismo islamista” preoccupa la Francia, e Macron ha pronto un piano (AGI 07/09/2020).

7 G. Giacalone, Il separatismo islamista dilaga in Francia (InsideOver, 28/02/2020).

8 V. Viriglio, Il “separatismo islamista” preoccupa la Francia, e Macron ha pronto un piano (AGI 07/09/2020).

9 D. Mascialino, Francia, dai servizi ai ministri “Il Paese ora è fuori controllo” (il Giornale 07/11/2018).

10 E. Pietrobon, Il futuro della Francia sarà arabo? (InsideOver, 26/09/2020).

11 Musulmani ed europei (Limes 1/2018) pp. 14-16.

12 "I giovani musulmani in Francia sono più radicali dei loro genitori" (Tempi, 09/09/2020).

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