Distrazioni di massa coreane

(di Gino Lanzara)
16/06/20

Secondo le regole della casa del realismo geopolitico partiamo dai fatti, dalle aree geografiche, per arrivare a possibili ipotesi; Pyongyang, tenendo fede alla promessa avanzata pochi giorni or sono, ha fatto saltare il Liaison Office inter coreano nella città di confine di Kaesong poco a Nord del 38° parallelo, ed ora minaccia di far avanzare le sue forze nella Zona smilitarizzata; uno stabile di forte impatto simbolico per il sud che, per la sua realizzazione, ha speso più di 8 milioni di USD, e che nelle intenzioni avrebbe dovuto contribuire ad evitare i sempre incombenti rischi di una guerra per errore.

Politicamente va rimarcato come le posizioni più forti siano state assunte dallo Stato Maggiore dell’Esercito Nord Coreano che nutre il proposito di muovere le sue forze entro le zone smilitarizzate, trasformando la frontiera in una fortezza e, a livello di staff, da Kim Yon Jong, la sorella di Kim Yong Un, quest’ultimo di recente oggetto di speculazioni non verificabili sul suo stato di salute e che, a lungo assente dai più significativi eventi pubblici, è ricomparso sotto i riflettori agli inizi di maggio.

Ufficialmente il casus belli, preceduto da scambi di colpi d’arma da fuoco definiti accidentali, è stato fornito dal lancio dal sud di palloni aerostatici contenenti materiale propagandistico contro i programmi nucleari di Pyongyang e di denuncia delle durissime condizioni di vita; propendiamo al momento per un tris di ipotesi alternative: Pyongyang intende pressare Seul perché interceda a Washington per un ammorbidimento delle sanzioni; Kim Yong Un (o la sorella Kim Yon Jong?), visti i rischi del corona virus, non intende esporsi demandando a minacce ed atti isolati l’onere della visibilità; la Corea del Nord, vista la situazione sempre più delicata tra Cina ed India, non trascura di fornire un assist mediatico al grande alleato, minacciando azioni ritorsive e di effetto che non considerano in alcun modo gli accordi bilaterali stretti in passato, e che supportano le ambizioni cinesi rivolte contro l’egemone americano.

Le affermazioni pronunciate direttamente da Kim Yon Jong, oltre a pressare la Corea del Sud, hanno comunque posto in risalto la sua figura: quella che Kim Jong Il, padre nonché caro leader, definiva la sua dolce Yon Jong, sta assurgendo con silenti intelligenza ed abilità a ruoli sempre più rilevanti, specie se si tiene conto della natura statuale, confuciana e misogina della Corea del Nord, poco incline alle aperture paritarie di genere occidentali.

In sintesi, al di là dell’effettivo stato di salute di Kim Yong Un, sorge il dubbio su chi eserciti il potere effettivo e condiviso con le FA, in considerazione dei persistenti problemi economici, delle difficoltà collegate alla pandemia e da cui sarebbe utile distogliere la popolazione, dall’opportunità di innescare un singolo episodio controllabile e non un conflitto di dimensioni più ampie in modo da creare una fuga in avanti su cui lavorare.

Quel che è stato possibile rilevare, è che le parole della dolce Yon Jong non sono state vuote, ma sono state espressione di un coordinamento fattivo; non solo un valido e costante supporto per il fratello di cui cura minuziosamente l’immagine, ma anche un consigliori strategico. Sotto questo aspetto si può anche ipotizzare che questa crisi sia stata preparata almeno da marzo per estorcere senza tentennamenti concessioni economiche da Seul, ancora restia a condividere la propria intelligence con Tokyo.

Data la natura del Regno Eremita, sempre più puntato ad un nazionalismo militarista1 d’area piuttosto che ad un più puro marxismo leninismo, non è escluso che si debbano attendere sia altre iniziative di particolare risonanza ed aggressività, sia l’implementazione dell’arsenale già a disposizione.

Strategicamente persistono dunque ideologia e bisogno spasmodico di percepire un’inattaccabile sicurezza ma alle proprie e pervasive condizioni, secondo un paradigma che ha indotto Brian Myers a definire concettualmente la Corea del Nord non tanto come uno stato comunista fallito ma come un paradossale soggetto politico di destra, e dove è indispensabile che la struttura economica continui a soddisfare i bisogni dei militari. Sotto questa particolare visuale sono di rilevante importanza sia le tensioni tra Cina ed India, in aumento dal mese di maggio, e ravvivate da continui scontri tra truppe di confine nella regione himalayana del Ladakh e nello Stato indiano del Sikkim, e gli attriti tra la RPC e l’Australia, decisa a reagire a quelli che Canberra ha definito tentativi di coercizione cinesi.

1 La Corea del Nord ha percentualmente più cittadini in uniforme rispetto alla Germania di fine anni Trenta

Foto: KCNA