Corsi e ricorsi: l'arma di ricatto cinese nel prossimo ordine mondiale

(di Enrico Magnani)
06/04/22

Riprendendo quanto diceva G. B. Vico, la storia ripete se stessa, ora anche nella scoperta e uso di nuovi materiali.

Nella preistoria la scoperta della metallurgia del rame, del bronzo e del ferro ha portato grandi cambiamenti all'umanità, con l’emergere di nuovi poteri e fine di strutture e poteri preesistenti.

Durante l'età dei metalli, la carenza di bronzo tra il 1800 e il 1700 A.C. portò vari conflitti nel Mediterraneo focalizzati al controllo di questo metallo, per trasformarlo in armi. Successivamente, utilizzando quella che oggi è nota come "tecnologia di sostituzione", si è riusciti a produrre armi di qualità superiore da un metallo molto più abbondante, ma attraverso un processo metallurgico più complicato. Il metallo era il ferro. Il suo uso si diffuse e iniziò l'età del ferro, con grandi conseguenze sulle strutture statuali esistenti e quelle si sono poi affermate.

Le terre rare oggi sono la pietra miliare della nostra evoluzione tecnologica. Oggi i metalli delle terre rare sono necessari per la produzione della maggior parte dei prodotti high-tech. Senza di essi, molti dei settori nei paesi più sviluppati, come l'energia, le telecomunicazioni, la medicina e la difesa, crollerebbero. D'altra parte, la scarsità quantitativa di terre rare, e le difficoltà di varia natura e nel loro accesso, non sono elementi nuovi. Carenze sono già state prevista per il 2025 dalla Commissione Europea, limitando la crescita teconologica di Europa e Stati Uniti e favorendo quella cinese, con un forte impatto sulla lotta per l’egemonia globale e la sicurezza internazionale.

Le terre rare furono scoperte per la prima volta da un ufficiale dell'esercito svedese nel 1787, ma esse non generarono le fibrillazioni attuali e il loro utilizzo era inizialmente limitato. Fino al 1947 sono stati trovati 17 metalli rari e la loro importanza è aumentata con il ricerca in fisica atomica, fisica quantistica e chimica.

Oggi sarebbe impossibile immaginare la vita quotidiana senza le terre rare, essendo usate nella tecnologia medica come agenti di contrasto, dispositivi radar, schermi al plasma, LED, vernici speciali o laser, solo per citarne alcuni usi.

Soprattutto il loro utilizzo in motori elettrici quali magneti o in batterie o celle di carburante li rendono una risorsa chiave per la transizione energetica, diventata una necessità globale. Le proprietà di alcuni elementi delle terre rare permetterebbero di ridurre le dimensioni dei motori elettrici, aumentare la forza dei magneti e consentire l’utilizzo di leghe utilizzate più leggere, ma più resistenti. L'applicazione tecnologica delle terre rare nella maggior parte dei processi tecnologici ha innescato la sua domanda, (apparentemente e sinora) senza fine.

La concentrazione in cui si trovano questi elementi nei minerali è molto bassa, da cui deriva il suo nome "raro", in realtà non sono rari al mondo, ma la loro bassa proporzione dà origine al nome. I depositi di terre rare sono abbondanti in tutto il mondo, tuttavia, la redditività economica del loro sfruttamento dipende dalla concentrazione in cui si trovano in questi giacimenti. La Cina possiede un terzo delle riserve mondiali, seguita da Brasile, Vietnam e Russia. Tuttavia, l'estrazione e la separazione delle terre rare rappresenta una sfida tecnologica e logistica, associata a un forte inquinamento ambientale.

La rilevanza industriale delle terre rare non è (ancora), equivalente ad altre materie prime come petrolio o gas. Tuttavia, molti settori industriali che sarebbero colpiti da un'interruzione della fornitura di terre rare sono direttamente o indirettamente collegate alla sicurezza delle persone e/o alla sicurezza nazionale. Il motivo principale è il nesso tra terre rare e tecnologia. Oggi la tecnologia domina il tessuto industriale e il suo sviluppo è inconcepibile senza l'uso di terre rare. Ad esempio, nel settore della difesa, le terre rare consentono lo sviluppo di capacità militari e sistemi di combattimento più efficaci, agili e intelligenti. Le terre rare sono ora essenziali per i dispositivi di visione notturna, i sistemi di armi guidate di precisione, le apparecchiature di comunicazione, i sistemi di navigazione, le batterie, la tecnologia stealth, i droni, i laser di designazione dei bersagli e i satelliti per le comunicazioni. Sono anche utilizzati in leghe e superleghe ad alte prestazioni sia nei veicoli corazzati che nei proiettili per conferire loro durezza.

Eventuali interruzioni nella catena di approvvigionamento delle terre rare avrebbero un grave impatto sulle capacità di difesa di qualsiasi paese con forze armate tecnologicamente sviluppate.

L'importanza delle terre rare diventa strategica e diventa particolarmente rilevante quando si osserva che, mentre l'Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (OPEC) controlla il 41% della produzione di petrolio, ma è spalmata anche se in maniera ineguale tra 13 stati, la Cina controlla circa il 75% della produzione di terre rare da sola. La conseguenza è un'influenza diretta sulle scelte strategiche di molte nazioni. Ad esempio, durante l'anno 2020, c'è stata una minaccia di azione diretta da parte del governo cinese nei confronti di due importanti produttori di sistemi d’arma statunitensi, ma questa alla fine non si è concretizzata; tuttavia, si potrebbe dedurre che qualsiasi nazione che potrebbe anche indirettamente rappresentare un pericolo per la sicurezza della Cina, potrebbe essere sanzionato con limitazioni o interruzioni nella fornitura di terre rare. E vedendo la crescente determinazione della Cina sulla scena internazionale, questa è una ipotesi non solo accademica. Pertanto, diventa una priorità strategica avere una catena di approvvigionamento sicura per questi minerali critici.

L'unico paese al mondo con una filiera completa, indipendente e autonoma è la Cina. La differenza di interessi tra la catena del valore (interesse economico) e la catena di approvvigionamento (interesse strategico) significa che ogni modello economico e socio-politico ha una prospettiva diversa sull'offerta di terre rare e sulla catena del valore associata. La prospettiva più liberalista, come quella degli Stati Uniti, si basa sul "mercato efficiente", lasciando l'autoregolamentazione nelle mani delle società di capitali privati, per generare un'adeguata catena del valore che dovrebbe avere (idealmente) un filiera associata, in questo caso di terre rare. Dal punto di vista socioeconomico strategico di Pechino, invece, lo Stato/Partito interviene direttamente nelle sue imprese e quelle private sono tenute sotto un controllo strettissimo e ancora più quelle che operano in settori considerati strategici.

Pechino in primo luogo persegue obiettivi di sicurezza nazionale, proteggendo la catena di approvvigionamento, e di seguito, cerca di massimizzare i profitti della catena del valore.

Pur con il 40% delle riserve di terre rare attualmente in Cina, Pechino ne è anche il maggiore importatore mondiale. Grazie a queste importazioni e all'utilizzo di risorse proprie, la produzione finale di terre rare in Cina ammonta a circa 140.000 tonnellate, circa il 75% della produzione mondiale. Questa cifra mostra già il predominio della Cina nella catena delle terre rare, seguita da Australia (11%) e Stati Uniti (8%).

La Belt Road Initiative (BRI), un pilastro della politica golbale della Cina, serve anche per rotte di approvvigionamento, commercio e trasporto di terre rare e dei loro prodotti associati, sia per l'importazione che per l'esportazione, sostenendo il suo quasi monopolio in tutto il mondo.

Oggi ci sono solo due aziende al di fuori della Cina che possono essere considerate produttrici globali di terre rare, una australiana (Lynas Corporation) e una statunitense (MP Materials).

Tuttavia, la MP Materials spedisce i suoi concentrati di terre rare in Cina per la lavorazione e il governo cinese ha una partecipazione del 10% nella medesima società. La Cina, a sua volta, vende i prodotti lavorati e quelli finiti con un ampio margine di profitto. I paesi acquirenti mantengono così un rapporto di dipendenza dalla Cina; prendere decisioni politiche senza tenere conto dell'intera filiera o senza conoscere il rapporto tra ciascuno dei suoi processi può portare a finanziare e aumentare il monopolio cinese sulle terre rare.

La guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina non si limita alla sfera economica ed è associata alla ricerca e mantenimento della superiorità tecnologica e al controllo delle rotte di rifornimento.

La tecnologia non solo rappresenta un valore in crescita per l'economia, ma ha anche un impatto diretto sulla vita quotidiana dei cittadini e, storicamente, la tecnologia ha svolto un ruolo decisivo nella ricerca del potere internazionale, così come il controllo delle rotte di approvvigionamento consente la sicurezza delle catene di approvvigionamento, ampliatesi e diversificatesi con l'avanzare della globalizzazione.

Senza un adeguato approvvigionamento di terre rare, oggi non sarebbe possibile mantenere non solo il vantaggio tecnologico, ma anche il normale funzionamento dei diversi settori dell'economia.

Alcune delle tecnologie attualmente in fase di sviluppo possono essere dirompenti di per sé, ad esempio: intelligenza artificiale (AI), informatica quantistica, robotica, biotecnologia e nanotecnologia.

Queste tecnologie non solo cambieranno la vita quotidiana, ma potranno anche alterare la attuale gerarchia internazionale. La Cina ha già reso pubblico il suo piano per raggiungere l'indipendenza in 10 tecnologie chiave entro il 2025. Attualmente, per quanto riguarda la fornitura di materiali, la base fisica di queste tecnologie, l'indipendenza è già assicurata.

La Cina si sta muovendo costantemente verso l'autonomia strategica. Al contrario, poiché Pechino ha il quasi monopolio delle terre rare, il mantenimento dell'egemonia tecnologica statunitense, dipende proprio dalla Cina.

L’Amministrazione Biden ha la piena consapevolezza del problema e ha ordinato una revisione della catena di approvvigionamento giorni nelle aree chiave della medicina, delle materie prime e dell'agricoltura. Il risultato della richiesta è stato severo: "decenni di sottoinvestimenti, insieme a scelte di politiche pubbliche che favoriscono soluzioni a breve termine, hanno lasciato il sistema fragile". I Dipartimenti della Difesa, Agricoltura, Energia, Interni, l'Office of Science and Technology Policy della Casa Bianca, l'Environmental Protection Agency (EPA) stanno cercando di affrontare il problema della catena di approvvigionamento per le terre rare e altri materiali critici. Finora, gli effetti maggiori di queste politiche si sono riflessi nel tentativo di recuperare la filiera sul suolo americano con riaperture di miniere, attivazione di centri di lavorazione, accordi con società commerciali e la messa in sicurezza la catena di approvvigionamento, il tutto entro il 2025.

Nonostante la guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, con lo scambio di sanzioni e dazi, Washington ha sempre tenuto fuori dai dazi le terre rare, anche per il rischio che la Cina possa ancora le possa utilizzare come arma deterrente.

Una prima argomentazione potrebbe indurre a pensare che la Cina non dovrebbe avere interesse ad imporre quote all'esportazione, poiché ciò la danneggerebbe economicamente, innescando una nuova escalation nella reciproca imposizione di sanzioni economiche o tariffarie.

In termini generali, tuttavia, la dipendenza economica della Cina dagli Stati Uniti è in costante calo negli ultimi anni e continua nella costruzione di architetture che vanno a suo vantaggio. Va notato che, alla fine del 2020, è stato firmato il più grande accordo di libero scambio del mondo, il RCEP (Regional Comprehensive Economic Partnership), promosso dalla Cina e a cui partecipano tutte le nazioni dell’ASEAN (meno Timor-Leste), Giappone, Corea del Sud, Australia e Nuova Zelanda. Il RCEP, operativo dall’inizio di quest’anno, che rappresenta il 30% del commercio mondiale, ha visto anche il Regno Unito presentare domanda di adesione a questo trattato.

Come suaccennato, UE e USA hanno già ufficialmente previsto la carenza di terre rare entro il 2025. Ma questo è, oltre a uno strumento di pressione da parte di Pechino per condizionare la comunità internazionale, anche un problema per la Cina a causa del forte aumento della domanda interna per il consumo di prodotti che utilizzano terre rare. Lo sviluppo cinese negli ultimi decenni ha portato all'emergere e alla crescita di una enorme classe media (equivalente a tutta la popolazione europea) che, nonostante alcuni rallentamenti, continua a crescere in numero e capacità economica. Questa classe media ha ora accesso a tecnologie e beni prima indisponibili, ma la loro limitazione potrebbe avere un impatto negativo sulla governance interna, con rischi correlati all’ordine pubblico.

A titolo di esempio, la domanda cinese di terre rare negli ultimi cinque anni ha superato la sua propria produzione e la priorità del governo cinese sarà probabilmente accanto a quella di garantire in primo luogo il consumo interno, anche quello di continuare a dare anche regolarità della loro fornitura per i settori strategici quali difesa, medicina ed energia.

L'esito di questa lotta per l'egemonia mondiale può essere determinato dal ritmo, cioè dalla velocità di reazione degli Stati Uniti e dei suoi stati alleati, o dalla Cina, che approfitterà di questo chiaro vantaggio geostrategico fintanto che riuscirà a mantenerlo.

Al di là dell'impatto sulla sicurezza del mondo occidentale per la scarsità di terre rare, questa situazione consentirebbe anche alla Cina di ottenere una posizione negoziale vantaggiosa in materia di sicurezza internazionale, che gli Stati Uniti potrebbero non essere disposti ad accettare e in questo seguiti dalla UE.

Il monopolio cinese delle terre rare serve, da un lato, a rafforzare la sua trasformazione tecnologica e continuare il suo progresso economico associato alla sua lotta per l'egemonia. Allo stesso tempo, per gli Stati Uniti e l’UE, la dipendenza della Cina dalla fornitura di terre rare rappresenta una seria minaccia per la sua autonomia strategica, una potenziale minaccia alla sua sicurezza e un possibile freno alla sua economia e allo sviluppo tecnologico.

La Cina ha con questo monopolio un'arma non solo economica e diplomatica ma anche militare, perché interrompendo la fornitura di terre rare potrebbe bloccare la produzione delle capacità complessiva e di difesa dei suoi competitors.

La strategia statunitense dedicata alle terre rare si muove per promuovere la tecnologia di sostituzione, lo sfruttamento di nuovi giacimenti e lo sviluppo di nuovi centri metallurgici, riducendo la dipendenza dalla Cina.

Quella europea è meno definita, ma anche per i contraccolpi della crisi ucraina e dei campanelli d’allarme sulle politiche energetiche e la debolezza strategica dell’Unione, è ragionevole pensare che anche Bruxelles metta a punto una sua iniziativa, probabilmente coordinata con Washington.

A breve termine, l'aumento delle riserve di metalli delle terre rare grazie a ulteriori esplorazioni minerarie, l'aumento dei metodi di riciclaggio efficienti e l'espansione delle catene di approvvigionamento sicure rappresenterebbe il modo migliore per reagire alla carenza di terre rare per il blocco occidentale.

Foto: Xinhua / U.S. Army / Ministry of National Defense of the People's Republic of China