Colombia, le FARC annunciano: “la guerriglia continua!”

(di Maria Grazia Labellarte)
11/07/16

Il 6 luglio in un comunicato stampa pubblicato dalla Radio Colombiana Caracol, l’unità delle FARC 1° Frente, conosciuto come  Frente Primero o come Frente Armando Ríos delle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia, ha annunciato che non parteciperà alla smobilitazione prevista dall’accordo di pace con il governo colombiano.  

A muovere la resistenza sarebbe stata la convinzione dell’unità che le politiche del governo e dei suoi alleati mirerebbero solo al disarmo e alla smobilitazione dei guerriglieri, con probabile criminalizzazione di tutti gli ex miliziani FARC, lasciando però inalterato lo stesso modello economico e sociale attualmente in vigore.  Nel comunicato si ribadisce il rifiuto di ogni eventuale ordine di deporre le armi.

Puntando il dito sulle "zone di concentramento" in cui i combattenti delle FARC verrebbero riuniti per la smobilitazione a seguito dell’accordo di pace, il 1 ° Frente afferma che queste zone diventerebbero niente di più che grandi prigioni all’aperto.

Il 1 ° Frente è una delle più antiche unità FARC  ed è un "fronte miliare " responsabile  del reclutamento di combattenti anche per altre divisioni. Lo scorso anno i suoi membri avevano già violato il cessate il fuoco unilaterale dichiarato nel 2014,  rapendo molti minori indigeni.

Tuttavia, analisti colombiani avrebbero identificato altri fronti come prossimi scogli per l’accordo di pace. In particolare il 57 ° Frente al confine con Panama e il 16°  al  confine col Venezuela. Si tratta di due tra le unità delle FARC più note per essere coinvolte nel traffico di droga e con collegamenti conclamati con la criminalità transnazionale.

Ad esse si aggiungerebbe la Colonna Daniel Aldana di Nariño. Questa formazione ha forti legami con il Cartello di Sinaloa, di recente scontratosi con le altre organizzazioni del narcotraffico.

Anche il 36° Frente risulta problematico: identificato come una delle più ricche e più violenti sezioni delle FARC, guidata da un comandante ribelle con poco interesse per la politica, è praticamente l’unità più spesso chiamata in causa nei casi di violazioni del cessate il fuoco tra FARC e lo Stato colombiano.

Secondo autorevoli analisti sudamericani ad orientare i “fronti” contro gli accordi sarebbero tre fattori: gli ingenti proventi derivati da traffici illeciti; l'emarginazione sociale nelle zone controllate dalle FARC; i comandanti di medio livello si staccano dalle fondamenta ideologiche della ormai pluridecennale  guerriglia e sono sempre meno politicizzati.

Questi intralci al processo di normalizzazione del Paese farebbero prevedere un’estate e un autunno roventi per il governo colombiano, mettendo in discussione l’intero “Fronte della Pace” tanto sbandierato dalle autorità di Bogotà, più volte autoproclamatesi vincitrici della guerra contro il terrorismo.

(foto: ENC)