Nicola Cristadoro: La mossa del Drago

Nicola Cristadoro
Ed. Il Maglio
pagg. 352

Servizi di sicurezza e di spionaggio, ma anche interessi nazionali e le modalità con cui Pechino li persegue in giro per il mondo.

Di questo e di molto altro si parla ne “La mossa del Drago”, il nuovo libro (Ed. Il Maglio), di Nicola Cristadoro, che dopo essersi dedicato alla dottrina militare russa1, torna ora in libreria con una opera interamente rivolta alla Cina.

Si tratta di un lavoro prezioso, frutto di una lunga e articolata ricerca scientifica, resa possibile dalla particolare abilità speculativa dello scienziato e dalla passione intellettuale dello specialista.

Con la “La mossa del Drago”, l’autore ci consegna un testo destinato a rimanere per lungo tempo, per lo meno nell’ambito della produzione scientifica nazionale, come un’opera fondamentale.

Mai nessuno, infatti, si era cimentato con un tal livello di dettaglio, in una materia così ampia e per sua natura vaga, sia per l'intrinseca difficoltà di reperire fonti attendibili che per quella di dover scegliere, tra le tante, quelle meno permeabili a pregiudizi di fondo.

Il libro di Cristadoro ci fornisce invece un punto di situazione su quella che è attualmente la strategia cinese del XXI secolo, accompagnandoci lungo un percorso che origina dalle radici culturali della terra di Mezzo, illustrate nel dettaglio e confrontate con quelle occidentali.

Ne deriva una analisi comparata, sia sul piano antropologico tra le civiltà cinese e greca, che su quello più squisitamente filosofico tra i principali pensatori: Confucio e i precetti buddisti e taoisti da una parte, la filosofia di Aristotele dall’altra.

Un approccio comparativo, dicevamo, che pone in evidenza le differenze tra la nostra civiltà e quella cinese, in parte riassumibili nelle dicotomie: “individuo - massa”, “curiosità intellettuale - accettazione incondizionata di quanto imposto dall’alto”, “apertura verso gli altri - etnocentrismo Han”.

La logica occidentale, d’altronde, è essenzialmente lineare, razionale, deterministica, tutta incentrata sui rapporti di forza come condizione necessaria per prevalere.

Contempla come fine di ogni guerra la distruzione fisica del nemico, il suo annichilimento manu militari, al contrario di quella cinese che preferisce i tempi lunghi all’immediatezza, il basso profilo alle dimostrazioni di forza, e predilige situazioni che possano risultare favorevoli anche in un futuro lontano.

Quella cinese, in definitiva, risponde a una logica ciclica della storia, in cui tutto è intimamente connesso ad un più ampio quadro generale, nel quale i campi in cui noi occidentali tradizionalmente tendiamo a ripartire le azioni - militare, economico, politico, dell’informazione, sociale ecc. - sono intimamente collegati fra loro.

Cristadoro, infatti, descrive chiaramente come alla vittoria diretta sul campo di battaglia, la Cina preferisca il raggiungimento dello “Shi”, che potremmo tradurre come l’acquisizione preventiva di un vantaggio strategico, da conquistare pazientemente in tutti i domini del confronto con l’avversario (e non esclusivamente quello militare).

Ne deriva - prosegue l’autore - che nel pensiero cinese l’ambiente strategico ha “una dimensione onnicomprensiva poiché include gli aspetti politici, economici, militari, scientifici, tecnologici”, per dominare i quali è preferibile partire con molto anticipo, cercando di creare le condizioni giuste, grazie anche all’uso di stratagemmi, per indurre l’avversario a prendere le decisioni favorevoli al nostro successo.

Partendo da queste premesse, lo studioso dedica spazio agli interessi nazionali del Dragone, classificati e illustrati approfonditamente, e al modo con cui Pechino adatta la propria postura sulla base del loro perseguimento.

Vengono quindi analizzati i principali scenari, interni ed esterni, che vedono oggi la Cina attiva più che mai: nel Mar Cinese Meridionale e Orientale, ai confini con l’India nella aree del Tibet e del Kashmir, nella regione nord occidentale dello Xinjiang, senza tralasciare la persecuzione della disciplina spirituale del Falungong.

Completa la trattazione, la descrizione particolareggiata dell’apparato di intelligence cinese, da come questo è organizzato a come agisce in patria e nel mondo, sino ad arrivare alle procedure operative che prevedono, tra l’altro, il continuo coinvolgimento degli diaspora.

I cui componenti agiscono sempre come pesci d’acqua profonda, veri e propri sensori agli ordini del governo centrale, fornendo agli analisti di Pechino materiale magari non eccellente per qualità, ma in quantità tale che, passato al vaglio degli organi preposti, riesce comunque a consentire apprezzamenti informativi di tutto livello.

Infine, rimane spazio anche per una panoramica delle relazioni sino-russe, che passa al setaccio i principali campi di collaborazione, dando al lettore l’occasione per valutare scenari futuri e possibili sviluppi nel campo delle relazioni tra i due paesi.

Per queste e per molte altre ragioni, la lettura de “La mossa del Drago” si conferma, al pari delle altre opere di Nicola Cristadoro, assolutamente consigliata non solo per gli addetti a lavori, che vi troveranno spunti di riflessione per future ricerche grazie anche all’ampia bibliografia di riferimento e alla mole di fonti citate.

Ma anche per quanti intendano approfondire la conoscenza di una materia, apparentemente di nicchia, ma che invece si conferma sempre più centrale per comprendere la postura attuale del colosso asiatico e le sue possibili (o probabili) scelte future, anche in campi - non ultimo quello economico -, che noi occidentali siamo erroneamente portati a collocare all’esterno del perimetro della strategia di sicurezza di uno stato.

Antonio Vecchio