Mauro Bonciani: Amerigo Vespucci - Il fiorentino che inventò l’America

Mauro Bonciani
Ed. Le Lettere Firenze 2012
pagg. 127

Nonostante la ricorrenza dei cinquecento anni dalla sua scomparsa, avvenuta il 22 febbraio 1512, l’Italia non è stata molto generosa nelle celebrazioni di tale anniversario riguardante Amerigo Vespucci, sebbene a lui sia stato dedicato un intero continente: l’America. Questo saggio, scritto da un giornalista del “Corriere Fiorentino” ripercorre le tappe principali della vita di Amerigo, ”mercante fiorentino”, come egli amava sempre firmarsi.

Figlio di un notaio, Nastagio, e di una nobildonna di Montevarchi, Lisa Mini, terzo di cinque figli, venne alla luce, il 9 marzo 1454, nel Borgo di Ognissanti, a Firenze. Della sua infanzia e della sua adolescenza si sa poco. A 25 anni iniziò a dedicarsi alla mercatura. Molti erano i mercanti a Firenze a quel tempo, e molte erano le basi di riferimento della Nazione Fiorentina (così era chiamata la comunità dei commercianti). Una di queste era Siviglia. Ma la Firenze del Rinascimento era anche la capitale europea della cartografia, dove lavoravano Francesco Rosselli, Enrico Martello e Paolo dal Pozzo Toscanelli, colui che, con la sua mappa, guidò Cristoforo Colombo nel “buscar el levante por el ponenente.”

All’età di 38 anni (siamo in un periodo non precisato compreso tra il novembre 1491 ed il marzo 1492) Vespucci lascia Firenze per Siviglia, dove giungerà poco prima della partenza di Colombo, il cui viaggio avrà come obiettivo di trovare una nuova via delle Indie. Qui collaborerà con Giannotto Berardi, nuovo agente dei Medici al banco di Siviglia e sarà coinvolto nell’organizzazione del secondo viaggio di Colombo. Non si sa molto della sua permanenza nella città spagnola. Ma si sa per certo che il 18 maggio 1499 parte per il suo primo viaggio documentato per l’America, a bordo della flotta comandata da Alonso de Ojeda e Juan de la Cosa, anche se non è chiaro quale incarico avesse. Egli infatti non era né pilota né capitano di una delle navi. In quel viaggio fu scoperto il Venezuela e “prese nota di tutto e iniziò la sua trasformazione in esperto di rotte e navigazione.”

Fece anche dei viaggi al soldo de re del Portogallo, Manuel. Furono quattro i viaggi del Vespucci di cui si è a conoscenza, due al servizio del re di Spagna e due la servizio del re del Portogallo. Richiamato dal re di Spagna, nel 1508 gli viene assegnato il titolo di “Pilota Mayor”, incarico che prevedeva dei compiti ben precisi quali quello di supervisionare tutte le carte e le rotte, istruire all’uso del quadrante dell’astrolabio tutti i piloti che volessero partire per il Nuovo Mondo, aiutare i piloti diplomati nel trovare personale per la spedizioni, creare un carta generale delle terre e delle isole da poco scoperte.

Ma come si arrivò al nome America? “Queste parti sono in effetti state ampiamente esplorate, insieme a una quarta scopertala Amerigo Vespucci (come di seguo spiegato). Dal momento che Asia e Africa furono battezzate con nome di donna, non vedo perché questa terra non possa essere chiamata Amerigen, cioè terra di Amerigo, o America, come omaggio al suo scopritore, uomo di acuto ingegno”. Queste quattro righe, scritte da un gruppo di umanisti, che operavano a Saint Diè des Vosges, in Lorena, decisero il destino del nome del nuovo continente, descritto nel Mundus Novus, un libello, opera di qualche fiorentino che conosceva le lettere inviate da Amerigo ai Medici, e che vennero usate come base di un racconto farcito con un po’ di esotico ed un po’ di pruriginoso. Il libello si diffuse rapidamente in tutta Europa, ma Vespucci morì senza sapere del nome America. Infatti, il primo libro spagnolo che parla di America risale al 1520. Mentre egli morì a Siviglia il 22 febbraio 1512, all’età di 58 anni, senza aver più rivisto Firenze e lasciando vedova Maria Cerezo.

Il saggio si conclude con una carrellata sugli altri navigatori toscani, tra cui il più famoso è Giovanni da Verrazzano, cui si deve la scoperta di New York e di gran parte della costa orientale del Nord America e con un ultimo, interessante capitolo, dedicato ai luoghi Vespucciani.

Gianlorenzo Capano