Intervista all'autore di "Dalla Sicilia a El Alamein", Carlo Palermo

È uscito in libreria, a luglio 2015, il volume Dalla Sicilia a El Alamein, (Edizioni Momenti), dello storico Carlo Palermo, nato ad Agrigento, classe ’66, laureato in legge e scienze politiche, appassionato studioso di storia militare, bibliotecario del comune di Realmonte (AG). E’ un volume di circa cento pagine con foto d'epoca di Ribera, la cittadina agrigentina natale di Emanuele e di Francesco Crispi, con foto d'epoca dei bersaglieri in Libia, e foto del sacrario e del loculo dove riposa Emanuele Macaluso.

Dott. Palermo ci parli di lei, di come è nata questa sua passione per la storia.

Ho un curriculum scolastico normale: scuole superiori, università, con la passione per la storia militare. Ho letto molto Petacco, De Felice, ecc. Come narrativa storica: Bedeschi, Dominioni, Rigoni Stern ed altri reduci. Ho letto libri acquistati presso l'ufficio storico Esercito italiano. Insomma ho letto tanto e ho 35 anni alle spalle di studi storici.

Il primo libro che ha letto?

E' stato “La pista della volpe” di David Irving, avevo 12 anni. Ho libri scritti da Rommel, Guderian ecc. Per anni ho ascoltato i racconti dei reduci di guerra. La storia è stata una passione che ho coltivato fin da bambino. Ero curioso di conoscere la vita dei grandi condottieri del passato come Annibale, Cesare, Napoleone, ecc. mi appassionavano i racconti dei reduci di guerra, stavo ore intere ad ascoltarli.

Come mai questo suo interesse per El Alamein?

Una volta un reduce di Alamein mi ha raccontato di aver conosciuto personalmente il generale Rommel. Sono rimasto affascinato dalla figura di questo condottiero tedesco, abile e astuto, che aveva fatto ammattire le truppe inglesi nel deserto africano. Da lì sono iniziate le mie ricerche sulla guerra nel deserto.

Come è nata l’idea di questo libro?

Con la lettura del libro “Alamein” scritto dal colonnello Paolo Caccia Dominioni, dove l’autore racconta l’episodio, avvenuto nel 1954, del ritrovamento della salma di Emanuele Macaluso, siciliano di Ribera (AG), bersagliere dell’8° reggimento bersaglieri divisione Ariete, morto ai primi di luglio durante la prima battaglia di Alamein. Questo fatto mi ha incuriosito, si trattava di un soldato nato nella cittadina agrigentina, non molto distante dal luogo dove abito io, circa una ventina di chilometri. Da allora ho avuto in mente sempre l’idea di andare ad Alamein a rendere omaggio ad Emanuele e conoscere la sua vicenda umana.

Quanto tempo ha impiegato per scrivere Dalla Sicilia a El Alamein?

Ho impiegato due anni tra ricerche, testimonianze e stesura della bozza. Attività svolta sempre nei momenti e nei giorni liberi.

E’ mai stato ad Alamein?

Si, ci sono stato. Sono stato più volte ad Alamein perché socio di ARIDO (Associazione Ricercatori Indipendenti Deserto Occidentale), Un’associazione di ricercatori storici che si occupano delle ricerche sulla battaglia di El Alamein.

La prima volta ci sono andato con i parà della Folgore in congedo. Lì ho conosciuto il leone della Folgore Santo Pelliccia.

Durante i miei viaggi a El Alamein ho visitato l’antica linea del fronte e il sacrario militare italiano. Quando sono entrato in quel “Olimpo degli Eroi” ho provato una forte emozione. Lì c’erano 5000 ragazzi che ci aspettavano, che mi hanno insegnato e ci insegnano, a tutti noi italiani, come si serve veramente l’Italia.

Per la prima volta in vita mia mi sono sentito orgoglioso di essere italiano. Una volta entrato, come se fossi guidato da una mano, da un’entità, non so spiegarlo bene, mi sono ritrovato davanti al loculo dove riposano i resti del bersagliere Emanuele Macaluso e istintivamente ho detto: “caro Emanuele, finalmente sono venuto a trovarti”.

Ma chi era il bersagliere Emanuele Macaluso?

Il bersagliere Emanuele Macaluso era un ragazzo sveglio ed intelligente, educato secondo i valori di una volta, “Dio, Patria, famiglia”, e i canoni rigidi delle famiglie siciliane del secolo scorso. Allo scoppio della guerra aveva rinunciato agli studi universitari per poter servire la Patria in armi. Sul fronte africano, col suo reggimento, aveva partecipato alle operazioni militari che vanno dal novembre del 41 fino al 6 luglio 1942, giorno della sua morte, comportandosi da vero bersagliere. Un testimone oculare ha raccontato che, Emanuele, assieme a pochi altri bersaglieri, si mimetizzava su un telo ricoperto di sabbia e al passaggio di un carro armato inglese, agganciava una mina sotto il mezzo nemico.

Ideali, senso del dovere, amore per la Patria, cosa rappresentano per lei? Al giorno d’oggi esistono ancora?

A mio avviso questi ideali sono i pilastri fondamentali di una nazione. Quando un popolo non crede più a questi valori è destinato alla deriva. Fortunatamente in Italia c’è tanta gente onesta, che però ha bisogno di certezze da chi guida la nostra nazione. Ci sono tanti cittadini italiani che servono l’Italia in armi e non, con abnegazione e professionalità. Dobbiamo prendere esempio da loro e fare bene ognuno la nostra parte.

Monica Palermo

(l'intervistatrice e l'autore non sono parenti)