Giuseppe Sfacteria: Di Mare e di Guerra

Giuseppe Sfacteria
Ed. Libertà Edizioni
pagg. 130
 

Chi è l'autore?
Il comandante Giuseppe Sfacteria dice di sè: “Sono ligure e penso da ligure, mi comporto da ligure. Il ligure è armato di una sola vera arma: la concretezza.”

E di lui non dirò altro perché chi, come me, lo conosce, non ha bisogno di descrizioni, chi invece non lo conosce da queste poche parole penso possa farsene un'idea. Allora spenderò qualche altra parola per parlare di un altro comandante, Giuseppe Aonzo, anch'esso ligure, medaglia d'oro al valore militare nel corso della Grande Guerra.

Del comandante Aonzo, Giuseppe ha fatto la voce narrante di un collage di storie di pura fantasia. “Nelle pagine che seguono non c’è nulla di vero, se non la descrizione, sommaria e colloquiale, dell’azione che ha portato Luigi Rizzo e Giuseppe Aonzo a meritarsi la medaglia d’oro.”
Azione ricordata nella prefazione di Andrea Tirondola.

Il MAS, ovvero Motobarca Armata SVAN, dove SVAN è la sigla del cantiere veneziano che produce queste motobarche, è il mezzo usato da Aonzo e Rizzo per la loro impresa. MAS è anche la sigla che D'Annunzio aveva associato alle parole Memento Audere Semper, ovvero “ricorda di osare sempre”.
In queste pagine, i “ricordi” del comandante Aonzo si frammischiano alle storie e realtà e fantasia si confondono, indistinguibili.

“Su questa terra, per quel che mi riguarda, considero il grado una scala di misura crescente dei doveri. So bene di essere anticonvenzionale, ma so anche di non essere il solo a pensarla così e spero tanto che un giorno tutti i figli di questa Patria amatissima mantengano questa regola.”
Il pensiero di Aonzo, è anche il mio!
Mi vien voglia di dire a voce alta ripensando anche al sacrificio di tanti italiani in uniforme.
Così, il racconto prosegue sul treno che da Ancona conduce Aonzo a casa, a Savona.
Il nostro Aonzo racconta al piccolo Egil l'avventurosa ed eroica impresa che lo vide coprotagonista, al comando del suo MAS 21, con il comandante Rizzo, dell'impresa di Premuda contro le corazzate Santo Stefano e Teghetoff.
E leggendo, anche io ne apprendo la storia! Non è mai troppo tardi.

Poi è la volta dei ricordi dei commilitoni, capo Esposito, Mulargia, Salvi, capo Izzico, Mistretta, veri o inventati che siano, sono comunque soldati. Lo si capisce dalle parole che l'autore ci presenta, lo si capisce dallo spirito cameratesco, dallo spirito di servizio, dalla descrizione di momenti che seppure di fantasia, fanno riferimento a fatti che ogni comandante di uomini non può, almeno una volta nella vita, non aver vissuto.

Grazie Giuseppe, grazie per il tuo libro. Grazie per averci dato l'opportunità di conoscere, o ricordare, un pezzo di storia d'Italia.
Grazie per avermi concesso qualche ora di interessante e piacevole lettura.
E per finire, Giuseppe, ti saluto, attendendo il tuo prossimo libro...

Alessandro Rugolo

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