Carlo Biffani: Difendersi da un attacco terroristico

Carlo Biffani
Male-Edizioni, Roma 2017
pagg.50+50

Narrando i terroristi del Daesh come facciamo ora, come se fossero grandi guerrieri, non è la verità. Ci stiamo facendo uccidere da incompetenti”.

Così Carlo Biffani, autore di “Difendersi da un attacco terroristico”, lancia il primo sasso di quella che è una verità di cui prendere coscienza, se vogliamo conoscere il nemico e imparare a combatterlo. Il libro è più un agile manuale di pronto soccorso antiterroristico, in italiano e in inglese, entrambe le versioni una cinquantina di pagine che vanno dritte all’obiettivo.

L’autore, esperto di sicurezza, pirateria marittima e terrorismo, è impegnato in Patria e all’estero, da anni, in attività di Risk Assessment e Risk Mitigation per conto di aziende ed enti e ha collaborato con il Comitato parlamentare per i Servizi di sicurezza e con varie università.  

Biffani ha presentato la sua ultima creatura il 15 giugno nell’Aula magna della Cantina sperimentale di Velletri, insieme a J.R. James, esperto di geopolitica internazionale e Claudio Verzola, esperto di cyber security e moderatore. L’evento è stato fortemente voluto e organizzato da Ombretta Colonnelli dell’Associazione nazionale paracadutisti ANPd’I di Velletri.

La minaccia terroristica dentro casa nostra, da parte di quello che chiamiamo genericamente Daesh (o Isis, per la vulgata), è cambiata rispetto ai tempi di Al Qaeda e Bin Laden. La seconda agiva in nome di un’ideologia e i suoi membri erano parte di un’organizzazione di tipo paramilitare, allenati e preparati, con volontà di colpire chiara e pianificata. Oggi, invece, quelli che ci uccidono dentro casa nostra e con cui dovremo fare i conti per i prossimi anni, non sono preparati militarmente, hanno un Ak 47 che a volte non sanno nemmeno usare quando non si inceppa, alla base hanno il fanatismo e la voglia di far parte di un qualcosa di fluttuante che chiamano Califfato piuttosto che un’ideologia come la intendiamo noi. Sono i cosiddetti lupi solitari. Ci odiano e vogliono ucciderci, questo è fuor di dubbio, ma come preparazione tattica rasentano l’imbecillità e per questo sono ancora più pericolosi. E noi cittadini dobbiamo imparare a difenderci mettendo in atto le nostre strategie di difesa. E la prima, è la consapevolezza del fatto che non sono grandi guerrieri e di come riuscire a salvarsi se ci si dovesse trovare nella loro traiettoria. Conoscere il proprio nemico, che sia capire se è solo oppure no, se ha un’arma corta o lunga, che lingua parla, se ha uno zainetto con eventuali esplosivi o un semplice coltello, è la prima regola per combatterlo: di questo tipo di strategia scriveva già Sun Tze ne L’Arte della Guerra e lo ribadisce Biffani che, senza scomodare la Cina del VI sec. a.C, mette a disposizione dei cittadini comuni la propria esperienza.

Dai tempi di Al Qaeda, che era una struttura verticistica e gli americani, per smantellarla, hanno capito che dovevano seguire i soldi, siamo passati ai “cani sciolti” del Daesh, legati a un concetto di franchising del terrore.

Oggi il terrorismo è di improvvisazione, ha fatto notare JR James e anche per l’Intelligence è difficile capirne la mosse. Oggi basta un tir e pur senza caricarlo di esplosivo C4 lo si rende letale lanciandolo sulla folla, che rimane impotente. E alla gente comune, concetto condiviso da tutti i relatori, non interessa tanto conoscere il lavoro dell’Intelligence, piuttosto interessa che qualcuno la difenda. “Il libro di Biffani parte da un concetto importante, la prevenzione: agire e non reagire”, ha osservato James.

Che sia un attacco con un camion tra la folla o una strage come quella del Bataclan di Parigi, parliamo sempre di personaggi “…pericolosissimi, determinati, questo sì ma in realtà solo squallide e grottesche controfigure rispetto a quello che vorrebbero farci credere di essere. Mostri di ferocia, spesso imbottiti di droga, che riescono a seminare il terrore unicamente confrontandosi con cittadini disarmati. È arrivato il momento di spiegare ai civili disarmati come provare a difendersi”, scrive l’autore.

La strategia difensiva la mettiamo in atto tutti i giorni, ad esempio quando stiamo attenti a non scivolare o quando prendiamo una pentola bollente proteggendoci le mani. Dobbiamo solo allargare la consapevolezza, finché guardarci intorno per sopravvivere sarà diventato naturale come bere l’acqua. Un battito di ciglia, una visione d’insieme e poi tornare a fare quel che vogliamo, ridere e divertirci, che è il dispetto più grosso con cui possiamo rispondere a questi mentecatti che vorrebbero toglierci senno e sonno per la paura.

Nell’ipotesi che possiamo trovarci in mezzo a un attacco terroristico, trovare un riparo sicuro come una fioriera o un muro grande per evitare colpi di arma da fuoco è il primo step, magari dopo aver localizzato le uscite di sicurezza, quest’ultimo un concetto che, nel caso di soccorso tecnico urgente, insegnano anche i vigili del fuoco. In un evento con tanta gente come un concerto, indossare scarpe chiuse è meglio, perché permettono di fuggire senza ferirci. Se chiusi in un luogo, azzerare la suoneria del cellulare e attivarne la funzione di risparmio energetico e appena si può dare l’allarme. Non fuggire correndo per lunghi tratti in linea retta. E così via, pensando anche che, nel giro di pochi minuti, interverranno le Forze Speciali per liberarci e al loro arrivo noi possiamo collaborare mettendoci in posizione fetale con le mani bene in vista.

Il libro esamina i vari casi di attacco terroristico analizzando gli attentati degli ultimi anni in Francia, in Belgio o in Turchia e dando consigli su come uscirne se ci dovessimo trovare coinvolti in un caso analogo. È un libro di facile lettura, di quelli da consigliare anche ai ragazzi delle scuole, scritto con linguaggio accattivante da un esperto dell’argomento.

La paura è mancanza di conoscenza. E visto che con le minacce terroristiche di questo tipo dovremo fare i conti e imparare a conviverci, sapere chi abbiamo di fronte ed essere consapevoli che possiamo uscirne è importante, se non altro per continuare a vivere a modo nostro (Israele docet) piuttosto che con la paura di uscire di casa come loro vorrebbero imporci.

Biffani con il suo libro fa questo: ci informa, ci consiglia e ci invita a vivere, oltre la paura.

Giusy Federici