Calogero Vinciguerra
Ed. Youcanprint, Lecce 2024
pagg. 91
“Con il tramonto dell’era del bipolarismo il baricentro delle conflittualità tra Stati si è spostato dal campo militare–ideologico verso quello economico e culturale. In altri termini, le battaglie per l’occupazione dei territori sono divenute le sfide per la conquista dei mercati”.
Così l’autore, esperto nazionale distaccato presso il servizio europeo per l’azione esterna (SEAE), ci introduce a questo suo saggio, dove egli “tratta la disciplina dell’intelligence, analizzando i vari aspetti peculiari e la loro integrazione, di fatto, nella realtà imprenditoriale italiana”, con la consapevolezza che “il potere dell’intelligence è la conditio sine qua non per incrementare la capacità competitiva del paese”.
Cos’è l’intelligence? Essa è definita, dal Vinciguerra, come “l’insieme delle funzioni, delle attività e degli organismi coinvolti nel processo di pianificazione, ricerca, elaborazione e disseminazione di informazioni di interesse per la sicurezza nazionale”. Il personale impiegato, in questo campo, deve essere “altamente qualificato, riservato, discreto, competente, resiliente e ben addestrato, capace di utilizzare anche tecnologie all’avanguardia, in qualsiasi contesto operativo e soprattutto in maniera silente e impercepibile”. Per l’estrazione dei dati e l’elaborazione di prodotti informativi di tipo previsionale, si utilizzano l’intelligenza artificiale, il machine learning e le tecniche di data – mining. “Il big data, quindi, è la nuova “El Dorado” da cui estrarre le pepite d’oro, vale a dire l’informazione. È la fonte da cui attingere i dati informativi afferenti non solo il settore della sicurezza ma soprattutto quello economico”. Nasce, così, la figura del Data Scientist, cioè di “un esperto in grado di sfruttare enormi quantità di dati, per sviluppare modelli e ricavarne specifiche deduzioni logico-conoscitive a carattere predittivo”.
In Italia, con la legge 124 del 2007, l’intelligence è garantita dall’AISI (Agenzia informazioni e sicurezza interna) e dall’AISE (Agenzia informazioni e sicurezza esterna). C’è inoltre il DIS (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza) che ha sia la funzione di coordinamento delle attività informative per la sicurezza della Repubblica sia quella del controllo dell’operato della due Agenzie. La riforma, introdotta nel 2007, “ha determinato un’apertura alla difesa di una categoria di interessi non più limitata alla tradizionale sfera politico – militare, ma ampliata anche alla tutela del patrimonio economico, industriale e scientifico del Paese”, promuovendo, inoltre, una cooperazione tra Pubblico e Privato e introducendo il golden power.
Con l’avvento della globalizzazione si è determinato un maggior livello di competitività tra le imprese, con la conseguente necessità di avere, nel più breve tempo possibile, dati e informazioni attendibili. Risulta quindi “fondamentale poter disporre di un apparato intelligence efficiente”, in particolare di una intelligence economica, il cui obiettivo principale è “la protezione degli assetti rilevanti dell’apparato economico nazionale, oltrechè la loro espansione globale, attraverso l’analisi dei fattori economici, l’identificazione delle opportunità e la neutralizzazione delle minacce emergenti”.
C’è chi, come lo studioso di intelligence Mario Caligiuri, “considera il potere dell’intelligence economica fondamentale per occupare mercati di altre nazioni, paragonando tale fenomeno a un colonialismo con altri mezzi”. In alcuni Paesi, come ad esempio la Francia, l’intelligence è stato trasformata in uno strumento di sviluppo economico e di difesa dei propri interessi nazionali.
In Italia, soprattutto nelle piccole e medie imprese, che costituiscono il 41% del fatturato del Paese, è stata rilevata, a fronte di una elevata competenza tecnica, una “del tutto carente capacità informativa a supporto dei processi decisionali interni”, oltre a una mancanza di un perimetro di sicurezza informatica adeguato e di “una policy di sicurezza mirata alla mitigazione della minaccia interna”. Pertanto, qui, l’autore suggerisce un modello organizzativo “suddiviso in quattro macroaree tecniche dedicate rispettivamente alla competitive intelligence, alla business intelligence, alla sicurezza fisica e alla sicurezza logica”, con l’introduzione di nuove figure manageriali quali, ad esempio, il Security Manager e il Business Intelligence Manager. Questo anche perché “lo spionaggio economico è uno dei principali rischi che le imprese sono chiamate a gestire”.
Gli attacchi informatici possono avvenire sia dall’esterno (tecniche di hacking), “sia dell’interno, facenti leva sulla complicità dell’insider e la vulnerabilità intrinseche dell’indole umana”, fatto, quest’ultimo che “dimostra ancora una volta che nonostante gli sforzi volti alla protezione fisica e logica dei sistemi e delle reti del cyberspazio, il fattore umano rimane ancora l’anello debole della catena”.
Gianlorenzo Capano