Audrey Roncigli: Il caso Furtwängler. Un direttore d’orchestra sotto il Terzo Reich

Audrey Roncigli
Ed. Zecchini, Varese 2013
pagg. 306

“I nazisti hanno fatto un uso sistematico e intensivo della musica, stabilendo una linea di demarcazione tra musica tedesca e musica degenerata non tedesca”. Per questo il recupero ideologico dei grandi classici fu una base della politica musicale del Terzo Reich; Beethoven, Bruckner e Wagner furono riletti in chiave eroica e utilizzati per le celebrazioni del partito.[…] In questa prospettiva, Richard Wagner fu considerato il precursore e poi l’ambasciatore musicale del Terzo Reich.” Ma la musica, per essere eseguita necessitava di musicisti che furono parte integrante della politica culturale del Reich. Tra di loro c’erano Richard Strass, Herbert Von Karajan, Arnold Schönberg.

“Ma certamente c’è un musicista che, più di altri, permette di indagare le relazioni intrattenute con il potere nazista e rimane, per questo,quello su cui si condensano i dubbi maggiori: il direttore Wilhelm Furtwängler.”

Così, l’autrice, storica e musicista, ci introduce alla figura di quest’uomo che, ancora in tempi recenti, è fonte di discussione, tanto che la sua vita è considerata, appunto, un caso.

Nato il 23 gennaio 1886 a Berlino, Furtwängler, all’età di sette anni, decise di diventare compositore. Dotato di un grande talento, non frequentò mai un conservatorio e a soli 17 anni compose la sua prima sinfonia. Il 19 febbraio 1906 diresse, a Monaco, il suo primo concerto. A Lubecca, successivamente, si fece le ossa come direttore. Diresse in varie città tra cui Mannheim, Vienna, Francoforte, Roma per diventare, poi, direttore dell’Orchestra filarmonica di Berlino.

Chiamato da Winifred Wagner, nuora del compositore, Furtwängler fu nominato direttore musicale del festival di Bayreuth ma, per un contrasto con Arturo Toscanini, venne prosciolto dall’incarico nel 1933, anno in cui, il 30 gennaio, Adolf Hitler, amico intimo della famiglia Wagner, divenne cancelliere.

Il 7 aprile la legge sull’impiego pubblico provocò la partenza in massa di direttori di origine ebrea. “Il Terzo Reich prende il potere sulla musica in due momenti: con la legge del 7 aprile 1933 che allontana gli ebrei dalle istituzioni statali e poi decretando la necessità dell’appartenenza alla Reichmusikkammer (RMK, Camera di Musica del Reich) creata da Goebbels il 15 novembre 1933.”

Cominciarono, quindi, i problemi per Furtwängler che si trovò, pertanto, a combattere una guerra su due fronti: contro i nazisti in patria e contro la sua reputazione di nazista all’estero.

“Io non riconosco, in fondo che una sola linea di divisione: quella che c’è fra l’arte di qualità e l’arte senza qualità.” Così scrisse il maestro a Goebbels, quando venne promulgata le legge del 7 aprile. E, da direttore dei Berliner Philarmoniker, “fa chiaramente sapere che, se la politica razziale interferirà con la vita della sua orchestra, lui si dimetterà da tutte le cariche.”

Goebbels gli chiese esplicitamente di licenziare i musicisti ebrei dell’orchestra. Il 4 dicembre1934 il maestro si dimise da tutte le sue funzioni ufficiali, ma rinunciò ad emigrare. “Il 17 dicembre 1937 Goebbels promana una legge che vieta la registrazione e il commercio di dischi di compositori e di interpreti ebrei.” Furtwängler, dopo l’invasione della Polonia da parte del Reich, si rifiutò di esibirsi nei territori occupati.

Nel 1943, dopo la resa tedesca a Stalingrado, il Reich privilegiò gli sforzi bellici rispetto alle questioni culturali, pertanto tutti i musicisti furono pregati di partecipare alla guerra. “A molti vengono annullate le dispense dal servizio militare e sono spediti al fronte.” Furtwängler, però, fece parte di una lista speciale contenente personale da proteggere ad ogni costo in quanto considerato “un capitale immenso per la nazione.”

Dopo il 20 luglio 1944, giorno del mancato attentato contro Hitler, le cose, per il Maestro, cambiarono, in quanto il suo nome venne inserito nella lista dei presunti colpevoli poiché sarebbe stato a conoscenza dell’operazione Valchiria e, nei suo confronti, all’inizio di febbraio del 1945, Himmler firmò un ordine di arresto, arresto dal quale riuscì a sottrarsi fuggendo in Svizzera.

Dopo la morte di Hitler, il 30 aprile 1945, il suo nome fu anche inserito nella lista nera degli Alleati e si avviò, nei suoi confronti, un processo di denazificazione.

Fu processato a Berlino, con una sentenza dell’1 aprile 1947, che lo dichiarò “seguace”. La sua attività concertistica durò fino alla sua morte, il 30 novembre 1954.

“Furtwängler forse non era antisemita nel senso nazista della parola, ma piuttosto uno spirito nazionalista e protettore dei valori tedeschi? Non importa molto che posizione si vuole attribuire a Furtwängler riguardo la questione ebraica in se stessa, ma quello che storicamente ha valore è studiare il suo comportamento e, soprattutto, le conseguenze nel contesto temporale. Quindi con le sue dichiarazioni, Furtwängler solleva dubbi molto forti in Goebbels e Göring: dubbi che si acuiscono con le sue azioni a favore dei musicisti ebrei.”

Egli non è mai stato iscritto al partito nazista e solo raramente ha obbedito agli ordini della politica culturale nazista, comportamento tollerato sia da Goebbels che da Hitler in quanto, se il Maestro fosse emigrato, da martire avrebbe arrecato “un grave danno alla reputazione della Germania terra della musica.” All’estero, invece, a causa della sua mancata emigrazione, egli fu visto come un simpatizzante del regime, per cui, in alcune nazioni, come gli Stati Uniti, verso di lui ci fu un atteggiamento ostile. Senza contare che alcuni sospettavano che i musicisti tedeschi potessero essere delle spie.

Nel 2004, il cinquantenario della sua morte fu celebrato freddamente in varie nazioni. In Francia, la Società Wilhelm Furtwängler, con sede a Parigi, aveva deciso di far eseguire, con il patrocinio dell’UNESCO e alla presenza anche della moglie, un’opera di gioventù del Maestro. Il concerto fu annullato tre settimane prima della data prevista.

A 50 anni dalla morte, quindi, il Maestro continuò ancora a costituire un “caso”.

Gianlorenzo Capano