Antoine de Saint-Exupéry
Ed. Bompiani
pagg. 205
Dell’opera di Antoine Jean Baptiste Marie Roger de Saint-Exupéry (pseudonimo: Tonio) questo libro è forse tra i meno conosciuti ma rappresenta un testo di grande interesse per almeno due motivi.
Innanzi tutto, è scritto in modo affascinante, con uno stile modernissimo e un ritmo ideale; è suddiviso in molti capitoli brevi, cosa che non solo facilita la lettura, ma crea anche quella suspence e un genere di “concentrazione verticale” su ogni specifico fatto o argomento, rimanendo inoltre molto, molto vicino alle realtà fattuali. E qui si aggancia il secondo punto di merito di questo grande resoconto autobiografico e intimista, strettamente legato alla guerra, la Seconda Guerra Mondiale: infatti, il lettore può seguire lo svolgersi degli eventi che caratterizzavano la vita del pilota militare (su velivoli da ricognizione e rilevamento, di quei tempi) e, insieme alle “cose” che accadevano, spesso in modo tumultuoso o imprevedibile, il lettore può seguire la narrazione interiore dell’autore, le sue riflessioni, l’introspezione, il vagare della mente – oppure il vuoto della mente, soprattutto nei momenti cruciali in cui è sufficiente un alito di vento per determinare la differenza tra il vivere e il morire.
Pubblicato nel 1942, il testo unisce il classico resoconto e cronaca di guerra con riflessioni profonde sulle grandi questioni della vita come la solitudine, il destino, il caso, il valore della vita umana e dell’appartenenza alla squadra, descrivendo e insieme sperimentando quelle situazioni estreme in cui il pilota vive sulle ali del dovere e della missione da compiere, necessariamente immemore del pericolo che lo sovrasta.
Il libro si apre con una riflessione sull’isolamento che caratterizza la vita di un pilota.
Il volo, un atto che per definizione allontana il pilota dalla terra, diventa metafora della solitudine esistenziale dell'individuo. Saint-Exupéry, attraverso la sua esperienza in volo, esplora il confine sottile tra la vita e la morte, suggerendo che il pilota, in ogni sua missione, si trova in una condizione di costante incertezza, dove ogni decisione potrebbe essere l'ultima. Questo tema della solitudine non è solo legato alla guerra, ma è anche un riflesso delle sfide interiori che l’individuo affronta nel suo cammino esistenziale. Nonostante la presenza di altri piloti e la compagnia di altri uomini in missione, la solitudine è la condizione naturale del pilota, che è sempre sospeso tra il cielo e la terra, tra la vita e la morte.
Saint-Exupéry esprime questa solitudine attraverso la descrizione di paesaggi desolati, come il deserto, dove il pilota è completamente circondato da un vuoto che sembra riflettere il vuoto emotivo e spirituale che molti, oggi, avvertono nella propria vita quotidiana. Questo vuoto del deserto è anche un simbolo del distacco dal mondo che il pilota esperimenta, dove ogni volo sembra essere una ricerca di significato in un mondo che sta vivendo la devastazione della guerra. Un tema che l’autore esplora anche attraverso il dialogo che ha con un commilitone, il capitano de Faverie, con il quale si confronta facendo emergere la consapevolezza della responsabilità del ruolo, l’inevitabilità di combattere per una causa che è anche etica, sociale, umana, contro la barbarie del nazismo. Si può dire che consapevolezza e coraggio affiorano costantemente in queste pagine sullo sfondo del senso del dovere, ma anche sullo sfondo di quel sottile sentimento che conduce a mettere da parte la propria incolumità, puntando alla realizzazione del compito affidato.
Lungi dall’esaltare la guerra, Saint-Exupéry esamina accuratamente i processi mentali ed esistenziali che conducono l’essere umano a divenire un combattente, circondato non più dalla realtà consueta delle cose del mondo ma da un reticolo di alert e segnali dai quali trarre indicazioni sull’andamento della propria missione: una situazione tipica di chi dall’alto della cabina di pilotaggio deve guardare in basso nella sua missione di ricognizione e di rilevamento
Da ricordare un altro testo di Antoine de Saint-Exupéry, che potrebbe essere letto in sequenza con “Pilote de guerre. Lettre à un otage”: si tratta di “Vol de nuit”, “Volo di notte”, scritto dopo aver vissuto l’esperienza di pilota per la Compagnia Generale di Imprese Aeronautiche Latécoère (successivamente denominata Aéropostale) e dopo essere stato ingaggiato come direttore della linea aeropostale Argentina- Francia. Un testo che, nel panorama dei voli notturni civili, esplora le relazioni tra essere umano e tecnologie aeronautiche – un argomento di stringente attualità considerata l’elevatissima automazione dei cockpit di oggi!
Andrea Castiello d’Antonio