Uranio impoverito: assordante silenzio o baccano infinito?

12/03/19

Con ossessiva cadenza da molti anni viene riproposto l’argomento “uranio impoverito nei poligoni sardi”. Il tema è molto amato da una certa parte politica e ripreso dalla stampa a caccia di audience in un’opinione pubblica generalmente disinteressata al mondo militare; poco importa se ciò che è stato scritto in merito fino a quel momento viene volutamente ignorato. Con la discesa in campo del nuovo governo non poteva quindi mancare l’appello contro “l’assordante silenzio sull’uranio impoverito”.

A questo punto è lecito chiedersi: è ASSORDANTE SILENZIO O BACCANO INFINITO?

Per dare il via ai festeggiamenti questa volta è stata mobilitata sorprendentemente una rappresentante dell’altra metà del cielo proveniente dall’altra metà del globo: dall’Australia. Non è dato conoscere le motivazioni che hanno indotto la signora coinvolta nella nuova campagna, Lisa Maria Celeste Camillo Satta, a volare dall’isola dei canguri all’isola delle pecore, ma il sospetto è che si sia voluto ricalcare il solco tracciato dal cantante Piero Pelù, esibitosi tempo fa in un’iniziativa musicale che sconfinò nello sconosciuto campo dell’UI, facendo uscire dai gangheri ancora una volta gli abitanti di Perdasdefogu che, nella veste di detentori del guinness mondiale della longevità (v.link), si sentirono danneggiati in questa immagine dalla sparata estemporanea del cantante.

Per favorire il dibattito che il prossimo 4 aprile si svilupperà intorno a un filmato prodotto dalla Camillo-Satta (al contribuente piacerebbe sapere chi abbia finanziato il lungometraggio che sarà proiettato a Roma nella “nuova aula dei gruppi parlamentari”) può essere utile riepilogare i principali elementi emersi finora in tema di “UI nei poligoni sardi”. Elementi peraltro ben noti ad uno dei partecipanti all’incontro, l’ex-senatore Scanu, il cui instancabile operato nello specifico campo ha finito per suscitare le critiche anche dei compagni di partito nel quale milita, tanto che in occasione delle ultime elezioni politiche la sua candidatura non è stata riproposta. Gli altri partecipanti all’incontro romano saranno la ministra della difesa, quella della sanità, il presidente della IV commissione difesa della Camera e altre figure di minor peso.

Primo elemento di interesse: nei poligoni sardi non è stato mai sparato un proiettile all’UI. Le varie commissioni di inchiesta, che ovviamente non hanno mai contestato questa verità, hanno semplicemente ritenuto marginale una simile circostanza; inevitabile che i più ritengano semplicemente grottesco che con un simile presupposto (ancor prima dell’ignorare i pareri degli oncologi e degli scienziati che verranno citati più avanti) si sia continuato a sperperare pubblico denaro per imbastire processi senza fine, tuttora in atto, e persino per riesumare pastori deceduti da tempo.

Secondo elemento: si continua ad ignorare il fatto che l’UI viene utilizzato da sempre per realizzare oltre mille oggetti di uso quotidiano: dalle serrature per le abitazioni alle candele per auto, ai microfoni, ai forni a microonde ecc, fino a , dulcis in fundo, gli stent che i cardiochirurghi ci inseriscono nelle coronarie. Consola il fatto che il professor Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Bergamo, abbia informato che l’UI emette radiazioni 3 milioni di volte inferiori a quelle emesse dal Ra-226, che altro non è che la vernice che rende visibili nel buio le lancette di sveglie e orologi.

Terzo elemento: l’oncologo Franco Mandelli e il professor Franco Nobile già nel 2001 certificarono, a seguito di poderose indagini e studi condotti anche dal Coordinamento Toscano della Lega contro i Tumori su una vasta popolazione-campione, che erano da escludere rischi acuti o letali per effetti radioattivi o chimici dovuti alla presenza di proiettili all’UI (quelli che, non va dimenticato, NON sono mai stati impiegati nei poligoni sardi).

Quarto elemento: la Procura della Repubblica di Cagliari in data 25 nov. 2011 e l’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Sardegna in data 1 apr. 2015 hanno escluso la presenza nei poligoni sardi di tracce di radioattività di origine antropica. Il 17 apr. 2015 il TAR della Sardegna ha sentenziato che il decesso di Valery Melis, uno sfortunato ragazzo “esibito” per anni come simbolo anti-UI, era dovuto a cause che non avevano nulla a che vedere con l’UI.

Quinto elemento: l’Istituto Superiore di Sanità (professoressa Musumeci) e la Commissione UNEP dell’ONU concordarono nel dichiarare che “i rischi sia radiologici che chimici dipendenti dalla presenza di proiettili a base di UI - quelli, si ribadisce, MAI impiegati in Sardegna - sono irrilevanti”.

Sesto elemento: ultimi in ordine di tempo i professori Giorgio Trenta e Mario Marini del Politecnico di Milano hanno confermato i pareri espressi dai loro predecessori ed escluso ogni ipotesi di disastro ambientale nei poligoni sardi. Degno di nota che la circostanza, non funzionale alla formulazione di un’incriminazione di chicchessia ma tesa esclusivamente alla ricerca della verità, ha dato origine ad un’accusa di “imperizia”.

Settimo elemento (mai preso in considerazione dalle commissioni di inchiesta): riguarda gli attestati di longevità rilasciati sia da organismi internazionali (Guiness mondiale rilasciato ai nove fratelli Melis di Perdasdefogu e analoghi attestati rilasciati dai 50 membri dell’ICC-Comitato internazionale di Centenari) sia da organismi nazionali (vedasi lo studio condotto dai due ricercatori dell’Università di Cagliari, Luca Gaviano e Donatella Petretto, attestante che il paese di Teulada è una delle blue-zone del pianeta, in quanto su 3600 abitanti sono stati censiti 4 ultra centenari, 330 ultra ottantenni e 953 ultra sessantacinquenni … tutti in ottime condizioni fisiche e intellettuali).

A questo punto ben venga ogni sforzo per scoprire le cause delle malattie che colpiscono anche gli uomini in divisa, senza però ignorare il fumo di sigaretta, l’anamnesi oncologica familiare, l’uso di droghe, l’abuso di alcol nonché l’impiego di sostanze nocive quali i solventi e il cleaner impiegato dai militari (e dai cacciatori) per la manutenzione delle armi.

Operare in quest’ottica potrà servire anche per fugare il sospetto che si parli di UI, di sindacato militare, di personale in sovrappeso e di altri numerosi problemi per eludere quello principe: la drammatica situazione nella quale annaspa la credibilità delle forze armate italiane, un argomento sviscerato egregiamente da Carlo Jean nell’analisi pubblicata nell’ultimo numero di “Limes” col titolo “NON FINIAMO DI DISTRUGGERE LE NOSTRE FORZE ARMATE PERCHÉ POTREBBERO SERVIRCI” …di cui si raccomanda caldamente la lettura.

Generale Nicolò Manca