TEATRO ITALIA: ennesimo atto di una tragica farsa

(di Nicolò Manca)
29/07/19

Personaggi ed interpreti. La vittima: Mario Cerciello Rega, trentacinquenne vicebrigadiere dei carabinieri, appena rientrato nella Capitale per riprendere il servizio interrotto 43 giorni prima per sposare la sua Rosa Maria in quel di Massa Vesuviana. L'assassino (reo confesso): uno dei due giovani americani (uno dei quali definito “di origini libanesi”), tossicodipendenti non ancora ventenni. A distanza di 12 ore dal loro fermo le loro generalità non sono note perché la privacy di chi delinque, a meno che non sia italiano, vivaddio deve essere tutelata! Lo spacciatore (di identità ancora sconosciuta): è stato scippato di uno zainetto dai due americani come ritorsione per aver fornito loro della polvere di aspirina spacciata per cocaina. A seguito di un contatto telefonico, scippatori e spacciatore hanno concordato la restituzione dello zainetto dietro il pagamento di un riscatto di cento euro. Lo scippatore ha quindi informato i carabinieri circa tempi e modalità concordati per il riscatto.

La trama: allo scopo di intercettare gli scippatori-ricattatori, il vicebrigadiere si reca in borghese, unitamente ad un collega e col concorso di una volante gravitante nei paraggi, sul luogo dell'appuntamento. Mentre lo spacciatore si tiene defilato, il vicebrigadiere si accorge della presenza nei paraggi di due figure rivelatesi essere i due americani. Alla richiesta dei documenti, le coltellate. Nella mattinata successiva unanimi dimostrazioni di cordoglio, partecipazione e vicinanza ai familiari e all'Arma, esaltazione delle virtù della vittima.

Da registrare anche lo sciacallaggio degli strumentalizzatori di professione che accusano di strumentalizzazione chiunque non la pensi come loro. Una professoressa cinquantunenne di Novara arriva ad offendere su facebook la memoria del Caduto con parole oltraggiose e spregevoli oltre misura.

Nei tg della mattinata non fa notizia che a Torino si è ripetuta la scena di un gruppo di nordafricani che ha circondato una volante per impedire l'identificazione di uno di loro. Nel primo pomeriggio sui social si incrociano le proteste e l'indignazione, e alle 16.00, quando ancora le indagini non hanno chiarito il quadro, compare uno whatsapp: “...Quello che mi disturba di più è che due carabinieri abbiano avuto la peggio con due delinquenti. Erano armati o no i due carabinieri? Hanno reagito o no? Non hanno reagito perché avevano paura di passare dei guai con i magistrati nel caso avessero “fatto male” ai due immigrati? ...Se un delinquente reagisce alle forze dell'ordine gli si spara e chi spara non deve temere i magistrati... ma sento già l'eco: razzista, fascista, farwest..”

Con la chiusura del sipario il nome del vicebrigadiere Cerciello viene aggiunto all'elenco di quei carabinieri e poliziotti che non sarebbero morti se solo avessero avuto tra le mani un Taser per neutralizzare, prima di verificare a proprie spese se potevano essere pugnalati o colpiti da un proiettile, il delinquente o il tossicodipendente in crisi di astinenza che dovevano affrontare; oppure se si fossero sentiti meno esposti al rischio di finire sotto processo nel caso che ll delinquente col quale dovevano fare i conti avesse subito qualche danno fisico. Ma anche la morte del vicebrigadiere Cerciello non cambierà le cose e “...non succederà nulla di importante neanche stavolta”, come conclude l'estensore del whatsapp sopra citato, “Col silenzio dei capi usi ad obbedir tacendo. Che schifo!”

Pessimista? No, realista. Un fermo immagine dell'Italia di oggi vede uno spacciatore che si rivolge ai carabinieri per appianare una divergenza professionale insorta con la propria clientela, e una professoressa di Noovara che offende un Caduto nell'adempimento del proprio dovere. Allargando l'obiettivo si vede anche una classe politica da operetta che neanche finge di nascondere l'interesse che le sta più a cuore: conservare la propria poltrona, costi quel che costi. Indispensabile presupposto di questa aspirazione è invocare ossessivamente la riapertura dei porti all'immigrazione di africani in attesa a decine di milioni di raggiungere il bel paese delle mille cooperative e parrocchie pronte ad accoglierli.

Spostando lo sguardo si può notare ancora da un lato una categoria di militari usi ad obbedir (tacendo) a questa classe politica e dall'altro una magistratura che rappresenta quanto di meglio possa desiderare un delinquente che aspiri ad operare in Italia. È significativo che la drammatica vicenda Palamara non abbia innescato alcunché di importante, a meno della decisione di ricorrere al sorteggio per non-scegliere i consiglieri del CSM, una soluzione da lotteria che eticamente non si differenzia molto dal maneggio politico e che soprattutto non ha nulla a che vedere con la meritocrazia. Sullo sfondo, infine, un'Europa impegnata a difendere i propri interessi, a danno dell'Italia, sia nel campo economico che dell'immigrazione, con la connivenza delle quinte colonne nostrane.

La prova del nove di queste constatazioni sono le condizioni in cui versano le forze armate e le forze dell'ordine, l'aria di paura che si respira la sera nelle grandi città e il fatto che un terzo della popolazione carceraria italiana sia costituita da non-italiani e che la delinquenza “straniera”, come riportato dalle statistiche ufficiali, sia quadrupla rispetto a quella “italiana”..

Morale: l'Italia, con i suoi confini colabrodo e il defilamento dei suoi vertici istituzionali continuerà in un inarrestabile declino di cui le future generazioni pagheranno un prezzo sempre crescente.

Immagini: Facebook / RAI