Stop alle esportazioni militari alle monarchie sunnite. Ovvero evirarsi per far dispetto a Renzi!

(di Antonio Li Gobbi)
30/01/21

Il 29 gennaio, in piena crisi, il governo italiano ha revocato gli accordi già sottoscritti per l’esportazione di missili e bombe d’aereo verso Arabia saudita e Emirati Arabi Uniti. Secondo il ministro Di Maio “un chiaro messaggio di pace che arriva dal nostro paese. Il rispetto dei diritti umani è per noi inderogabile”. Secondo la maggioranza dei commentatori la decisione (opposta a quella assunta al riguardo nel giugno del 2019 dal primo governo Conte) non affonderebbe le sue radici in una redenzione pacifista del governo ma nell’intendimento di assestare un sonoro ceffone mediatico a Renzi.

Premetto di non essere un ammiratore di Matteo Renzi e di non apprezzare certe sue acrobazie politiche, che denotano grande padronanza dei meccanismi parlamentari ma anche assoluta mancanza di coerenza personale.

Peraltro, Renzi non è il problema! Il problema maggiore non è che un Senatore della Repubblica, leader di uno dei partiti di governo vada a tenere conferenze profumatamente pagate in Arabia Saudita e possa venir percepito quale “testimonial” di un governo che sicuramente non è un esempio di rispetto dei diritti umani e a cui possono essere imputate azioni che magari in Italia riteniamo ripugnanti. Ritengo che comunque, un discorso analogo si potrebbe fare nei confronti di varie altri governi della regione (si pensi all’Iran degli Ayatollah, alla Siria di Assad, allo Yemen eccetera). Ricordiamoci che, comunque, con l’Arabia Saudita manteniamo regolari rapporti diplomatici.

Certo l’attività di Renzi era censurabile, per motivi etici (l’esorbitante retribuzione da parte di entità straniere a un leader di partito italiano) e politici (essendo di fatto espressione del governo, anche se non in veste di ministro, la sua presenza a Riad poteva essere intesa quale supporto dell’intero governo a quello che lui ha chiamato “nuovo rinascimento arabo”).

Peraltro, questi elementi di censura potevano essere evidenti anche quando Renzi sosteneva questo traballante governo. Certo sarebbe stato opportuno da parte degli alleati vietargli tali attività già prima, non adottare oggi misure che sembrano voler essere punitive nei confronti di chi ha messo in crisi il governo giallo-rosso .

Tutto ciò premesso, cosa c’entra il bando alle esportazioni di armamenti verso Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti?

È noto che si tratti di contratti già in essere da anni. Se vi fossero stati motivi etici per annullarli, questi c’erano anche quando Renzi era la quarta gamba su cui si reggeva (da quasi un anno e mezzo) il governo più incapace della nostra storia. Perché accorgersene solo ora?

Non è una novità che il rispetto dei diritti umani in Arabia Saudita lasci a desiderare (almeno sulla base dei nostri standard di giudizio), che sia in vigore la pena di morte e che la stessa venga applicata con modalità che riteniamo (giustamente) aberranti, che le donne non godano di diritti pari agli uomini, che gli omosessuali vengano perseguitati, che i lavoratori stranieri vengano trattati in modo poco equo, e potremmo continuare con una lunga lista. Verissimo!

Le armi vengono impiegate nel conflitto yemenita. Vero, anche questo! Peraltro, l’impegno nella guerra civile yemenita dell’Arabia Saudita (così come quello sul fronte opposto dell’Iran) è iniziato nel 2015.

Anche il crudele e aberrante omicidio di Jamal Khashoggi, i cui mandanti secondo molti sarebbero nei palazzi reali di Riad, risale all’ottobre 2018.

Si tratta in ogni caso di elementi già abbondantemente noti quando ci si impegnò all’esportazione. Alla Farnesina, il ministro Di Maio (foto in fondo) e il sottosegretario Di Stefano non se ne erano mai accorti o si trattava di una parte del mondo in relazione alla quale, stanti le loro note difficoltà con la geografia, avevano delegato ogni decisione al sottosegretario renziano Scalfarotto?

Premesso che l’Italia, nolente o volente, continua ad avere un’importante componente industriale che produce armamenti e che nonostante tutta la buona volontà non si sia riusciti sinora a vendere F-35 ai Testimoni di Geova o carri Leopard allo Stato del Vaticano, occorre tener presente che il potenziale acquirente di sistemi d’arma sarà probabilmente una nazione che ha oggi o potrebbe avere in futuro l’esigenza di utilizzare tali strumenti “bellici” (che si tratti di sistemi d’arma, di ordigni o di munizioni). L’importante sarebbe fornirli almeno, se non a un paese “amico” o “alleato”, a nazioni che abbiano i nostri stessi “avversari” (“il nemico del mio nemico” forse non sarà mio amico ma può rappresentare un acquirente abbastanza sicuro).

In questo contesto, occorre evidenziare che le monarchie sunnite del Golfo (Arabia Saudita e anche Emirati Arabi Uniti) sembrano oggi rappresentare uno scudo nei confronti sia dell’espansionismo teocratico degli Ayatollah sia della Fratellanza Musulmana e del così detto Islam Politico. È vero che l’Arabia Saudita è la patria del Wahabismo, ma a volte occorre saper scegliere il male minore (pur nella consapevolezza di una possibile celere rotazione nella classifica dei “più cattivi”). Inoltre, entrambi questi paesi arabi, reduci dalla recente firma degli Accordi di Abramo, possono rappresentare elemento di stabilità nella regione del Mediterraneo Allargato, regione per noi italiani estremamente importante.

Senza assolutamente voler “assolvere Renzi”, direi che da un punto di vista geo-politico, la vendita di sistemi d’arma a Arabia Saudita e Emirati Arabi Uniti non era sicuramente contraria agli interessi nazionali italiani nel Mediterraneo Allargato.

Ovviamente, ci sono poi gli aspetti economici della questione, che non necessitano neanche grande approfondimento.

In un momento in cui il nostro sistema produttivo è in crisi, andare non solo a ”tarpare le ali” a uno dei pochi settori che continuava a marciare ma anche a sottoporci volontariamente all’inevitabile pagamento di penali mi appare, per lo meno, una scelta discutibile.

Il peggio è che appare essere una scelta dettata esclusivamente da intenti “punitivi” nei confronti di Renzi: “tu hai fatto cadere il governo e noi lediamo la tua credibilità con i tuoi clienti”. Discorso degno di due bimbetti di tre anni che litigano all’asilo infantile.

Non si può continuare a lasciare la politica nazionale (che qui viene mortificata in tutte le sue principali componenti: relazioni internazionali, sicurezza, politica economica, industriale ed occupazionale) nelle mani di bimbetti litigiosi che non sanno pensare ad altro ché alle proprie infantili ripicche personali!

Né può essere una giustificazione il recente cambio di atteggiamento della Casa Bianca nei confronti di Riad. Era prevedibile che l’amministrazione Biden–Harris propugnasse un riavvicinamento all’Iran e una linea più distaccata dalle Monarchie Sunnite e da Israele. Ciò sia nel solco della politica estera portata avanti, a suo tempo, dall’amministrazione Obama e, in particolare, da Hillary Clinton, sia (temo soprattutto) per ribaltare di 180° la politica di alleanze di Trump nella regione.

Peraltro, noi italiani, prima di scodinzolare obbedienti a qualsiasi indicazione ci venga da Washington (che alla Casa Bianca ci sia Bush, Obama, Trump o Biden) dovremmo anche valutare cosa serva ai “nostri” interessi nazionali e alla stabilità del Mediterraneo (ove da vent'anni a questa parte gli USA certo non hanno portato stabilità).

Senza voler scusare attività sicuramente non opportune del senatore Renzi, ritengo che scelte importanti di politica estera, di sicurezza ed economica del nostro paese debbano essere ispirate all'approfondita analisi dei nostri interessi nazionali e non essere dettate dall’infantile desiderio di fare un dispetto al nemico di casa nostra.

Non possiamo evirarci per fare dispetto a Renzi!

Foto/fotogrammi: Twitter / Saudi Press Agency