Siamo in guerra? La dichiarazione di guerra alla luce del diritto internazionale bellico

(di Nicolò Giordana)
24/11/15

Dopo i recenti fatti di Parigi ed il riaffermarsi della grossa possibilità di un attacco terroristico in una qualsiasi area di un qualsiasi Stato occidentale abbiamo assistito alle più disparate reazioni. Alcuni politici nelle loro dichiarazioni a caldo hanno affermato concetti del tipo "la Francia è in guerra", altri hanno dato ordine di attaccare in forma diretta l'ISIS, ma la domanda che legittimamente possiamo porci è: siamo in guerra?

Oggi la guerra è un concetto remoto in quanto, specie a seguito della fine del secondo conflitto mondiale ed al relativo sorgere delle Nazioni Unite, è stata vietata perché contrastante in modo assoluto col principio del mantenimento della pace globale. Rimane però la possibilità che concretamente si realizzi lo stato di guerra, non magari per la nostra intenzione ma per i continui atti di attacco che subiamo ormai troppo spesso dalle organizzazioni terroristiche. Vogliamo però, per rispondere alla domanda che ci siamo posti, esaminare la normativa vigente attenente lo stato di guerra.

La dichiarazione di guerra è quell'atto formale emesso da un Governo nazionale che, in virtù di una propria procedura, dichiara la sussistenza di uno stato di guerra tra lui ed uno o più Paesi. 
Le prime dichiarazioni vennero emesse intorno al XIV secolo e, da subito, vennero identificate quali strumenti propri della diplomazia.

Oggi, con la dichiarazione di guerra, il diritto internazionale riconosce uno stato di ostilità e la relativa applicazione dell'assett normativo internazionale specifico. I primi trattati che statuirono in materia di dichiarazione di guerra furono le Convenzioni dell'Aja del 1899 e del 1907. Il successivo Patto Briand-Kellogg del 1928 rappresenta invece la fonte più risalente a dichiarare come illegittimo il ricorso al conflitto armato per la risoluzione delle divergenze qualunque esse siano, linea poi rimarcata dall'ONU. Con ciò non è detto che ogni azione militare sia illecita: alcune situazioni sono definite quali azioni legali per il diritto internazionale, un esempio ci viene manifestato dalla Guerra del Golfo del 1991. La stessa nostra Costituzione all'art. 11 vieta sì la guerra ma meramente come strumento di attacco. L'uso della forza armata può dunque essere lecito allorquando indispensabile, per esempio per potersi difendere.

A delineare la condotta che lo Stato deve tenere per la dichiarazione dello stato di guerra è la III Convenzione dell'Aja del 1907. Le ostilità, infatti, non devono cominciare senza un preventivo avvertimento non equivoco che potrà avere o la forma di una dichiarazione di guerra motivata ovvero di un ultimatum con condizionale dichiarazione di guerra che verrà attuata nel caso in cui l'ultimatum stesso venga disatteso. Lo stato di guerra dovrà essere notificato agli Stati neutrali firmatari della Convenzione pur non producendo alcun effetto nei loro confronti. Occorre all'uopo definire come l'Italia non abbia ratificato tale Convenzione dunque non sia obbligata agli adempimenti della medesima a differenza della Francia, che la ratificò il 7 ottobre 1910, o della Russia, che vi aderì il 27 novembre 1909.

Dopo il primo clamoroso attacco terroristico di matrice islamica delle Twin Towers nel 2001 è iniziata quella che alcuni studiosi hanno definito "guerra globale" per la quale però non sono stati adempiuti atti ufficiali. Il nemico è cambiato e da uno Stato è diventato un'entità esterna.

Oggi non ritengo possibile una formale dichiarazione dello stato di guerra, anzi, l'eventuale dichiarazione formale porterebbe a riconoscere che l'ISIS sia uno Stato con tutto ciò che ne consegue a livello di diritto internazionale umanitario. Ad avviso dello scrivente occorre dunque riferire, un eventuale attacco armato, al principio di prevenzione di un'azione terroristica realizzabile ad alto grado di ipoteticità specie date le dichiarazioni effettuate dai membri dell'organizzazione.

Proprio i discorsi contenuti nei videomessaggi possono ragionevolmente porsi a solida base dell'intervento armato, infatti, come dimostrato dai recenti precedenti storici, queste minacce non si manifestano come meramente paventate ma sono ogni modo concrete ed attuali e dimostrazione amara ci è stata data in ultimo dagli eventi d'oltralpe.