Quando la difesa di un Paese diventa una chiacchiera da “BAR Sport”

06/04/18

La nostra recente risposta ad un lettore in merito al recente caso di rottura del muro del suono (v.articolo) ha provocato alcune manifestazioni di dissenso e lettere alla redazione di Difesa Online per lamentare una risposta sgradita per i più vari motivi.

C’è chi lamenta l’essere stata una risposta troppo “abbottonata”, chi si è definito sarcasticamente “estasiato” per l’allineamento politicamente corretto e chi si definisce sgomento che la nostra conclusione sia stata un invito alla fiducia quando la difesa dello spazio aereo nazionale sarebbe paragonabile ad un "colabrodo".

Ricordo di aver scritto, sin dalle prime righe, che la nostra risposta non sarebbe stata gradita né al gentile lettore che poneva le domande, né probabilmente a molti altri. Ma come scrisse Richard Bach , "l’essere sgradita non impedisce alla verità di essere vera".

Ci dispiace, però, che il tono della nostra risposta abbia impedito di cogliere anche le risposte tecniche date. Fra queste, la veloce analisi dell’ evoluzione del mezzo aereo in rapporto con l’odierno fabbisogno di difesa dello spazio aereo nazionale, la cui efficacia è stata proprio dimostrata dall’evento che ha fatto notizia.

A riguardo di questa, abbiamo poi anche fatto una considerazione del vantaggio economico per il contribuente.

Senza voler più rientrare nell’argomento, riconosco che forse non abbiamo evidenziato adeguatamente il fatto che il velivolo civile che ha portato all’intervento dei nostri caccia non aveva precedentemente avuto nessun comportamento anomalo per la quasi totalità della sua rotta nello spazio aereo italiano.

Nel momento in cui lo ha avuto, grazie alle prestazioni dell’Eurofighter lo si è potuto intercettare sul cielo della Valle d’Aosta, pur provenendo da Istrana, dimostrando così l’efficacia dell’attuale modello di difesa, che riduce il numero di basi, ma non lascia settori di territorio scoperti.

Ovviamente se la deviazione dallo standard rispetto ad un normale volo di linea fosse avvenuta prima, l’intercettazione sarebbe avvenuta con analoga tempestività ed esito da altre basi presenti lungo il nostro amato “stivale”.

Avete letto i nostri articoli1 su come oggi la nostra Aeronautica Militare eccella a livello mondiale nella formazione dei piloti da caccia e di quali mezzi disponga allo scopo? Per non essere autoreferenziali, cercate sul sito internet della RAI un servizio del “TG2 Storie” andato in onda non più tardi di sabato scorso, così che chi volesse sentire un'altra fonte, troverà in video quanto da noi scritto nei dettagli già in precedenza.

Detto questo, vorrei però spostare l’attenzione sul fatto che il tema di come sia organizzata la difesa aerea di un Paese e l’analisi del suo operato sono argomenti di peso ben diverso da quello della strategia tenuta dal Milan contro l’Inter nell’ultimo derby di San Siro.

Oggi c’è la convinzione che basta essere praticanti di “soft air” per avere la convinzione di essere un militare e di potere parlare (o peggio ancora di giudicare) argomenti inerenti la Difesa. Per poterlo fare occorre esser stati nella Difesa, e nemmeno ad un livello qualunque. Esistono infatti vari livelli di militari: truppa, sottufficiali, ufficiali e pure questi ultimi (che sono gli unici aventi diritto di analisi, in quanto coinvolti a livello dirigenziale) sono divisi in ufficiali inferiori, ufficiali superiori e generali.

Premesso che nemmeno noi disponiamo di certe informazioni (ed anche questo è garanzia di sicurezza nazionale, perché se fossero diffuse incontrollatamente costituirebbero una minaccia), di fronte ad un tema del genere la stampa ha il dovere di fare informazione, ma non quello di soddisfare tutte le curiosità.

In questo caso non abbiamo avuto elementi tali da dover dubitare delle fonti ufficiali e ci siamo limitati a dare i dettagli di ciò di cui possiamo parlare, cioè ciò che sappiamo.

Fra queste c’è la certezza che la protezione aerea del nostro amato “stivale” è più paragonabile (se proprio vogliamo ricondurci ad esempi da “Master Chef”, che oggi fa scuola) ad una pentola a pressione piuttosto che ad un colabrodo.

Per questo motivo rinnoviamo l’invito a stare tranquilli perché siamo davvero in buone mani.

 Andrea Troncone