Perché perdere tempo con i coronavirus bond? Una proposta più sensata (e realistica)

(di David Rossi)
30/03/20

Chi mi segue sa che penso siamo alla vigilia della più grave recessione della Storia. Proprio per questo, ritengo che sia il capo dell’esecutivo con la sua polemica con la Commissione e il Consiglio europeo, sia il leader dell’opposizione con la sua disponibilità a uscire dall’Unione europea stiano dicendo corbellerie, irricevibile propaganda a uso interno in tempo di crisi. Allo stesso tempo, mi spaventa l’idea di “reagire con strumenti finanziari innovativi…a una guerra che dobbiamo combattere insieme per vincerla quanto più rapidamente possibile”.

Queste ultime sono due emerite sciocchezze: primo, non possiamo accettare il rischio di strumenti finanziari nuovi e di cui non sappiamo la sostenibilità; secondo, non riusciremo a uscirne in tempi brevi, quindi la parola “rapidamente” non si applica a questa situazione.

C’è poi la non trascurabile questione che chi paga decide e che quindi se l’UE paga direttamente il conto avrebbe la facoltà di decidere come investire per l’emergenza e la “ricostruzione”.

Eppure, a ben vedere, abbiamo di fronte una soluzione che può venire dalla nostra partecipazione al processo europeo e che dobbiamo raggiungere con la nostra non comune intelligenza. Viene dalla Banca Centrale Europea. La doppia pressione sulla Commissione e sul Consiglio non deve essere fine a sé stessa, ma rivolta a facilitare, per evitare ai Paesi nordici(Paesi Bassi e Germania in primis)  il tanto vituperato “debito europeo”: la BCE deve essere indotta a iniziare, in tempi di profonda deflazione, una vastissima azione di acquisto di titoli di Stato e obbligazioni private del nostro Paese (ma anche della Spagna e della Francia, potenzialmente nostre alleate), paragonabile come modello NON a quella condotta dal grandissimo Mario Draghi per un importo di 2.300 miliardi (1), strategica per la sostenibilità del debito sovrano italiano dallo scarso impatto inflazionistico e di stimolo economico (2), ma dalle dimensioni superiore, in proporzione, quella portata avanti dal 2008 al 2016 dalla FED, pari a 3,4 milioni di miliardi di dollari.

I titoli non dovrebbero essere acquistati solo sul mercato secondario, quindi già circolanti e dalle banche, ma direttamente all’emissione e dovrebbero avere un tasso di rendimento pari a zero per l’acquirente (la BCE).

Il nostro Governo potrebbe così realizzare delle massicce emissioni di titoli a scadenza trentennale o addirittura dei century bond, con cui coprire il costo della “ricostruzione”. Dovrebbe soprattutto, di concerto con le opposizioni, concordare una posizione comune durante la trattativa, nel senso che l’alternativa non dovrebbe essere bere le condizioni dei deflazionisti nordici o affogare nel debito e nella pandemia, ma raggiungere un compromesso per noi ragionevole (nel senso di un nuovo e massiccio quantitative easing) oppure… essere pronti a fare un defeault selettivo nei prossimi dodici mesi, mettendo in sicurezza quanto possibile banche e famiglie italiane che hanno investito nei titoli di Stato italiani e provocando uno tsunami devastante e senza ritorno nell’Eurozona (e non solo). Senza l’Italia, l’Eurozona non ha futuro e dalle parti di Francoforte lo sanno bene.

Vi ricordo, in conclusione, un episodio, tratto da un mio precedente articolo (3) che la dice lunga sull’importanza di saper modulare le proprie richieste per raggiungere tutti i propri obiettivi:

Nel gennaio 1919, quasi un secolo fa, il primo ministro giapponese marchese Saionji Kinmochi, aprendo la Conferenza di Parigi, si aspettava che il suo Paese facesse parte del gruppo dei “Cinque Grandi” vincitori della Grande Guerra, insieme all’Impero Britannico, alla Francia, agli Stati Uniti e all’Italia. Purtroppo, le circostanze delle prime settimane dimostrarono che il Sol Levante non era percepito come una delle maggiori potenze: le richieste nipponiche in merito all’impero coloniale tedesco nella regione del Pacifico languivano: lo Shandong e gli arcipelaghi a nord dell’equatore (Marianne, Caroline, Micronesia e Isole Marshall) facevano gola a troppi. E nessuno pensava seriamente di concederle in modo pacifico a questi buffi orientali tanto ossequiosi. A questo punto, la delegazione giapponese tirò fuori dal cilindro una controproposta: che le Potenze “bianche” si tenessero pure i territori dell’ex Impero tedesco… in cambio di una dichiarazione ufficiale sull’eguaglianza razziale dei popoli membri della Società delle nazioni. Apriti cielo, spalancati terra! Ce n’era abbastanza da mandare in iperventilazione i rappresentanti dell’Australia e degli States! La proposta fu persino messa ai voti e approvata da 11 delegati su 17, senza voti negativi… ma l’Impero britannico e gli Stati Uniti sollevarono la questione della mancata unanimità… e la tolsero presto dal tavolo.

Alla delegazione giapponese furono frettolosamente concessi tutti quanti i territori richiesti, purché se ne tornassero presto a casa loro, lasciando campo libero alle Potenze occidentali e alle cose… serie.

(1) https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/10/quantitative-easing-si-siamo...

(2) https://it.reuters.com/article/topNews/idITKCN1B51E3-OITTP

(3) https://www.difesaonline.it/evidenza/punti-di-vista/dai-giapponesi-del-1...