In memoria degli Sperimentatori Pietro Venanzi e Herbert Moran

(di Andrea Troncone)
02/11/15

Venerdì mattina una telefonata del nostro direttore mi avvisa che pochi minuti prima era caduto un prototipo del convertiplano AW-609.

Non necessariamente un incidente aereo deve finire in tragedia, ma si capiva che questa volta l’evento era davvero tragico. Entrambi eravamo di sasso di fronte all’ineluttabile sorte di quell’equipaggio, indipendentemente da chi fosse stato colpito dal destino, ma nel caso di Pietro Venanzi, la “Nera Signora” ha colpito con la sua falce in modo veramente feroce e in un modo che veramente offende le grandi qualità umane e professionali della sua vittima.

Non conosco il Suo povero compagno di sorte, il Collaudatore Sperimentatore Herbert Moran, ma sono certo che anche per lui si potranno dire cose egregie. Tuttavia, non sapendo io altro che non sia il Suo nome e il curriculum riportato da altre testate giornalistiche, chiedo a chi vorrà omaggiarne la memoria di scrivere alla nostra redazione.

A dire il vero, non sono certamente io la persona più indicata a ricordare il com.te Venanzi, ma avendolo ammirato professionalmente sin dai tempi del mio esordio al volo professionale e conosciuto personalmente solo tre settimane fa, sento il dovere farlo ricordando la prima e l’ultima immagine che ho di lui.

La prima: era il mese di maggio (o giugno?) del 1998 e a Pratica di Mare si teneva la “Giornata dell’Ala”.

Era una manifestazione aerea ricca quanto oggi non se ne vedono più e oltre a varie pattuglie acrobatiche si esibivano in volo aeroplani da caccia in abbondanza. Fra questi alcune “perle rare”, quali i SAAB “Viggen” e “Draken”, il MiG29 e soprattutto il prototipo dell’EFA, oggi più noto come Eurofighter 2000 o “Typhoon”. In particolare quest’ultimo, ai comandi di Maurizio Cheli, che pochi mesi prima aveva fatto notizia come astronauta sullo Space Shuttle, costituiva l’attrazione principale della manifestazione, anche perché quell’aeroplano avrebbe fatto presto pensionare l’F104 che da 40 anni era la spina dorsale della nostra Aeronautica Militare. Un passaggio epocale rappresentato da un nostro connazionale entrato nella leggenda, anche mediatica.

Tutti gli occhi e i commenti della stampa specializzata erano quindi per Maurizio Cheli e l’EFA, quanto potrebbe avvenire oggi vedendo il prototipo dell’F35 pilotato da Samatha Cristoforetti davanti a 250.000 persone.

Ma l’Aeronautica Militare, in quell’occasione presentò anche il vecchio F-104, e ai comandi c’era Pietro Venanzi.

Ricordo ancora oggi quella presentazione, perché nonostante il fatto che quel vecchio affascinante supersonico fosse più “famigerato” che “famoso” e con caratteristiche di volo neanche lontanamente paragonabili a quelle dell’EFA, ne uscì un’immagine ancora molto considerevole, e non solo per il fragore del suo postbruciatore. Ricordo 3 tonneaux consecutivi in asse pista e a bassa quota (ma sempre in assoluta sicurezza per il pubblico), a dispetto di un certo fenomeno detto “accoppiamento inerziale” che su quel caccia avveniva anche solo per un tonneau singolo e che aveva tristemente costellato di incidenti la storia dell’F104.

E ricordo anche che era una di quelle presentazioni che avrei rivisto molto volentieri: molto più tecnica che scenica, senza imprecisioni né incertezze. Una esibizione da grande professionista...

Da quel lontano ricordo a oggi cosa è successo? La ripetizione di quanto sopra, in altra forma!

Altri grandi Piloti, lasciata la forza armata hanno alternato la loro attività di Collaudatori con quella di partecipanti agli air show (da solisti o in team), o hanno fornito la loro competenza per attività giornalistiche.

Pietro Venanzi avrà certamente contribuito alla prova tecnica di qualche velivolo per qualche importante testata giornalistica, ma non ricordo un DVD omaggio di qualche rivista nel quale fosse protagonista, mentre conservo prezioso quello di “VOLARE” dove Cheli presenta e spiega l’Eurofighter 2000.

Ben inteso: non che quelli che partecipano agli air show o si prestano a fare un DVD non siano altrettanto seri e professionali, ma l’interesse mediatico era certamente diverso. Forse anche il carattere dell’uomo sarà stato meno estroso, ma certamente di pari livello di competenza, al punto da aver permesso lo sviluppo di uno dei più audaci progetti aeronautici di tutti i tempi e che mai come in questi ultimi mesi è il cavallo di battaglia della nostra principale azienda strategica nazionale.

Altri Suoi colleghi non hanno saputo incarnare con quelle parole semplici e precise, così come nell’elegante serietà e modestia che esprimeva nella persona, l’immagine del vero professionista che non ha bisogno dei riflettori per essere “un grande”.

Chiunque abbia visto il filmato proiettato in un certo museo aeronautico italiano, a fianco del modello a grandezza naturale del convertiplano, condividerà quello che ho appena scritto due righe sopra.

In quello stesso museo, tre settimane fa si è tenuta una conferenza per la presentazione di un film documentario sulla vita di un famosissimo Collaudatore. Sono andato a quella conferenza (facendo 150 km e dedicando una mia rara ed altrimenti irrinunciabile giornata di riposo) unicamente per incontrare Pietro Venanzi.

La Sua presentazione non era l’unica della giornata, e tutti i relatori erano di enorme prestigio, ma lui (a cui è toccato il compito di fare la parte di istrione) era l’unico che avesse da oltre 10 anni la responsabilità della sperimentazione di un convertiplano, e quella tipologia di velivolo, per quanto sia davvero interessante, ha da tempo sollevato non pochi dubbi in merito alla sicurezza.

La presentazione del comandante Venanzi non era strutturata meno bene di quella fatta in volo con l’F-104, 17 anni prima: un’introduzione sull’attività dello Sperimentatore, la descrizione di come si accede a tale professione e dettagli specifici delle attuali attività in cui erano impegnati Lui e la Sua azienda.

Ha iniziato il Suo intervento come nessuno inizierebbe mai: con alcune immagini di aerei schiantati al suolo, sottolineando il fatto che la Professione di Collaudatore Sperimentatore serve ad evitare che gli utilizzatori finali debbano perire in quel modo, anche al costo che qualche tragica fatalità avvenga proprio durante la messa a punto di un nuovo progetto.

Ha poi anticipato eventuali domande sulla sicurezza per l’impossibilità di “discesa in autorotazione” (manovra di scampo estrema tipica degli elicotteri) dei convertiplani già in servizio, i V-22 “Osprey” dando tutti i dettagli tecnici del caso e dimostrando con un filmato inedito che con l’AW-609 si poteva atterrare in “autorotazione”.

Per aver messo a punto quella specifica tecnica di discesa di emergenza sul convertiplano italiano era stato anche decorato a livello internazionale. Ma questo dettaglio, nella sua modestia lo ha ricordato qualcun altro, non lui.

Ieri, essendomi recato sul luogo dell’incidente ho parlato con tante persone che dicono di avere assistito all’incidente. Tutti unanimemente concordano che quei due Sperimentatori meritano un’altra medaglia: quella di eroi, per aver sacrificato la loro stessa vita dirigendo il velivolo verso una zona disabitata.

Bastano questi miei ultimi 4 paragrafi, oggi, a spiegare perché ho scritto che la “Nera Signora” questa volta è stata davvero feroce, offensiva e ora aggiungo anche maledettamente beffarda.

Ma non è questo l’ultimo ricordo che ho del com.te Venanzi.

Al buffet serale dopo la proiezione di quel film, l’ho avvicinato in un raro momento di tranquillità e dopo pochi convenevoli tecnici (nella Sua posizione non poteva certo dirmi chissà che cosa, ma volevo fargli capire che non aveva davanti un emerito incompetente) e un minimo di chiacchiere in compassato relax, gli ho chiesto se mi autografava la copia del DVD del film appena visto e che avevo appena acquistato.

L’ho visto sorpreso, quasi impreparato alla domanda e la cosa mi ha colpito. Si è fatto dare un pennarello dalla regista che mi aveva già precedentemente autografato il dischetto ed ha pensato un attimo prima di firmare. Poi, con mia nuova grande sorpresa (mai avrei pensato che uno come lui potesse avere un attimo di esitazione per una cosa del genere, oltretutto!) , ha scritto unicamente “Pietro”. Poi, mentre già mi stava riconsegnando il dischetto, ancora un attimo di esitazione, lo riprende e, con una smorfia quasi sorridente e di quasi-compiacimento ha aggiunto un dettaglio: la sagomina di un aereo che sale al cielo con una scia…

Onori al Comandante Pietro Venanzi e al Suo compagno di sorte, Herbert Moran

Eroi e Sperimentatori di Volo

 

 

Spett.le Difesa Online desidero esprimere il mio più vivo ringraziamento per lo splendido articolo di Andrea Troncone su Pietro Venanzi ed Herbert Moran. Come il Vostro articolista non conoscevo personalmente Herbert di cui però posso sicuramente affermare la professionalità ed esperienza, ma di Pietro conosco ogni singola sua esperienza di vita, le sue uniche capacità professionali, ma soprattutto la sua ineguagliabile umanità. L'articolo pubblicato descrive Pietro per quello che è: un pilota fuori classe, il migliore che abbia conosciuto, una persona semplice e diretta, un uomo umile, un padre affettuoso. Con Pietro abbiamo condiviso la passione del volo sin dai primi anni, abbiamo affrontato le selezioni in Accademia, condiviso la camera di riposo e di studio, i corsi sui jet in America, e dopo separate esperienze nei rispettivi reparti operativi, anche l'esperienza al Reparto Sperimentale Volo. Lo conosco dal 1982 e da quella data siamo diventati e rimasti sinceri amici. Pietro è una persona come detto umile perché chi conosce il proprio valore non ha bisogno di dimostrarlo. Sicuramente in vita Pietro ha ricevuto meno di quanto abbia dato e meritato. In Aeronautica Militare aveva ricevuto un encomio essendo riuscito ad atterrare con un elicottero in avaria motore volando al di sotto della cosiddetta "curva dell' uomo morto". Pochi riescono a sopravvivere. Ha avuto precedenti incidenti gravi anche svolgendo il lavoro di sperimentatore presso l'Agusta riuscendo a sopravvivere dove molti non avrebbero visto una nuova alba. Pietro per noi era "immortale", sicuramente nel volo. Ma "La Signora nera" questa volta è stata sicuramente beffarda come correttamente dice Troncone. Essa è stata direi anche ingiusta perché Pietro lascia una moglie amorevole e quattro "gioielli" di figli. Forse come dice qualcuno è proprio vero che se ne vanno sempre i migliori. Vi ringrazio pertanto per l'articolo.

Com.te Marcello Vitale

p.s. Esprimo il ringraziamento anche a nome di tutto il nostro Corso accademico, Centauro 4°, che in questi giorni sta soffrendo per la grave perdita.