Lotta al terrorismo: uno sguardo dopo gli accordi di Monaco

(di Antonio Di Muro)
13/02/16

Nell’ambito della lotta all’ISIS l’offensiva dell’esercito siriano nell’area nord di Aleppo, cominciata nel giorno di apertura della terza Conferenza di Ginevra, rappresenta un rilevante risultato in campo militare. Gli obiettivi strategici dell’offensiva siriana, come ha evidenziato in un'intervista Bouthaina Shaaban, consigliere politico e dei media di Bashar Assad, sono la presa dell'area tra Aleppo e il confine con la Turchia, più la messa in sicurezza di Aleppo.

È innegabile che l'esercito siriano abbia conseguito successi in particolare nella liberazione delle città sciite assediate di Nubl e Zahraa e tagliando inoltre le vie di approvvigionamento per i terroristi da e per la Turchia. Le Forze Armate siriane, col supporto dell’aeronautica russa, dell’Iran, di Hezbollah e di milizie volontarie sciite, starebbero stringendo le maglie per raggiungere rapidamente gli obiettivi. Gli sviluppi sul terreno sono un duro colpo per il Fronte Al-Nusra, ramo di Al-Qaeda in Siria le cui infrastrutture sono minacciate anche nella regione vitale di Idlib. Resistono ancora però le roccaforti dell’ISIS nella zona ovest del fiume Eufrate (Al-Bab - Manbij - Jarabulus).

A pagare il prezzo più alto per gli scontri tra le forze pro-Assad e i terroristi (sia ISIS che altri gruppi ribelli islamisti) è la popolazione siriana, costretta a fuggire per emigrare all’estero o ad imbracciare le armi per difendersi. In tale contesto è stato necessario giungere all’intesa di Monaco di Baviera, con lo scopo di garantire l’immediato inizio di un intervento umanitario, accompagnato dalla fine delle ostilità entro una settimana. In una conferenza stampa congiunta, il segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov hanno annunciato inoltre la costituzione, sotto l'ombrello Onu, di un gruppo di lavoro guidato da Mosca e Washington, che lavorerà all'obiettivo di trasformare il cessate il fuoco al momento provvisorio in una tregua solida e duratura.

"Abbiamo deciso un processo e fissato un calendario e siamo d'accordo di fare tutto il possibile per raggiungere l'obiettivo", ha dichiarato Kerry. Lavrov ha sottolineato che una delle decisioni più importanti prese a Monaco è il coordinamento tra le operazioni militari russe e di quelle della coalizione a guida Usa.

"Ciò di cui abbiamo bisogno è vedere nei prossimi giorni azioni sul terreno. Senza una transizione politica, non è possibile arrivare alla pace", sostiene inoltre Kerry. La dichiarazione del segretario di Stato Kerry fa i conti con lo stretto rapporto tra il Governo di Bashar Assad e il Presidente russo Vladimir Putin. L’investimento russo in Medio Oriente è una scommessa importante sia sul fronte interno, sia alla luce del ruolo che Mosca sta tornando a ricoprire nel mondo. Staremo a vedere.

Il cessate il fuoco rappresenterebbe comunque la base per nuovi obiettivi: maggiore isolamento dei terroristi dell’ISIS, attraverso una futura e non ancora possibile pacificazione tra le forze governative e i ribelli anti-Assad; salvaguardia della popolazione inerme che fugge dalla Siria; tutela delle minoranze etniche; confronto pacifico tra sunniti e sciiti in campo politico; piani di ricostruzione e d’investimento estero per riavviare la macchina economica del Paese.

Tornando agli obiettivi di guerra raggiunti dalle forze anti-ISIS, in Iraq l'esercito continua a ripulire i quartieri orientali di Ramadi. L’ISIS, da parte sua, continua la sua guerriglia contro le forze irachene e le milizie sciite che lo supportano nella provincia di Al-Anbar con l’impiego di attentatori suicidi.

Secondo il Dipartimento della Difesa USA ci sarebbero stati bombardamenti della coalizione a guida americana sia in Siria che in Iraq. In Siria si sarebbero concentrati nelle aree di Al-Raqqah, Manbij, Daraa, Al-Hasakah e Deir al-Zor. In Iraq gli attacchi aerei si sarebbero concentrati nelle aree di Falluja, Habbaniyah, Mosul, Ramadi, Sinjar, Sultan Abdullah, Tikrit, e Kisik.

È tuttavia opinione diffusa che per vincere la guerra contro l’ISIS non bastano i bombardamenti. Per questo il Primo ministro canadese Justin Trudeau, per programmare una strategia di lotta più efficace, ha annunciato che Ottawa vorrebbe fermare i raid aerei in Iraq e in Siria a partire dal 22 febbraio. Questo piano consentirebbe ai canadesi di aumentare la presenza di reparti speciali per addestrare le forze irachene. Secondo il premier canadese gli attacchi aerei porterebbero solo a risultati di breve termine senza garantire una stabilità a lungo termine per le comunità locali.

Tuttavia nuovi attori in campo potrebbero affiancare la coalizione internazionale. Siamo alle dichiarazioni ufficiali ovviamente.

Secondo fonti saudite, Riad sarebbe in grado di mettere insieme un contingente di 150.000 soldati, affiancati da forze dell’Egitto, del Sudan e della Giordania. Altri Paesi come Kuwait, Qatar, Emirati e Bahrein (come dichiarato dall’ambasciatore di Manama in Gran Bretagna), sarebbero pronti a schierare forze di terra in Siria come parte di una coalizione internazionale.

Ma se l’ISIS sta perdendo potere in Siria ed in Iraq è ormai noto il tentativo di  rafforzarsi in Libia per tentare sortite terroristiche nei Paesi confinanti.

Secondo alti ufficiali dell'intelligence dell'esercito libico, l’ISIS è la creazione di un "esercito dei poveri" in Libia, con l'assunzione di combattenti provenienti da Paesi africani. L’ISIS offrirebbe ai migranti provenienti da Paesi come il Ciad, il Mali ed il Sudan 1.000 dollari a testa per arruolarsi. Fonti ufficiali in Libia hanno ammesso di non avere mezzi per fermare il flusso di migranti aspiranti miliziani. La formazione di nuovi combattenti del terrore, in un contesto di totale insicurezza urbana e territoriale come quello libico, potrebbe acquisire un forte slancio. Si deve quindi affermare che come gli attori internazionali stanno agendo per contenere questa minaccia sull’area siro-irachena, così la Libia sarebbe sottoposta ad interventi di supporto per le popolazioni e soprattutto alla creazione di una linea di difesa dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. In questo momento gli attori anti-ISIS stanno osservando i risvolti della crisi in Libia, ma non appena sarà possibile un maggiore coinvolgimento del popolo libico e dei suoi rappresentanti, in comune accordo, nella lotta, partiranno in via ufficiale i primi raid contro le postazioni del gruppo terroristico Stato Islamico libico. Va quindi sostenuto che sta per aprirsi un nuovo fronte di combattimento in Libia, dalle prospettive future ancora imprevedibili e oscure.

(Foto: web)