La vera guerra che la NATO deve preparare è contro se stessa

(di Denise Serangelo)
09/11/15

Le esercitazioni che si susseguono instancabili dall'inizio di marzo 2015 rappresentano una nuova frontiera per l'Alleanza. Lo scorso venerdì si è ufficialmente conclusa la più grande fase addestrativa che si ricordi dalla fine della guerra fredda. Sparato l'ultimo colpo alla Trident Juncuture 2015 cala il sipario su un periodo di grande fervore e sinergia tra i paesi della NATO.

A marzo di quest'anno le navi assegnate allo Standing NATO Maritime Group 2 (SNMG 2) sono giunte nel porto di Varna, in Bulgaria, per una visita programmata dopo il dispiegamento del gruppo navale nel Mar Nero. Le unità sono state guidate dal contrammiraglio Brad Williamson della Marina degli Stati Uniti e si sono addestrate congiuntamente alle navi della Marina bulgara, rumena e turca. Il focus dell'esercitazione è stato quello di incrementare le capacità di attivazione in caso di difesa collettiva dei paesi alleati. L'inclusione di paesi come Estonia, Lettonia, Lituania, Bulgaria ed Ungheria potrebbe rappresentare per l'Alleanza quella sferzata di novità di cui aveva bisogno. Soprattutto, sarebbe una chiave di lettura alternativa a chi sostiene con fermezza che la mobilitazione di uomini e mezzo sul vecchio continente sia da attribuirsi ad una rinnovata guerra fredda tra Usa e Russia.

Tra il 5 e il 20 Giugno si è svolta l'esercitazione multinazionale nel Baltico denominata BALTOPS dove 49 navi, 61 velivoli e un sottomarino si sono confrontati in uno scenario di guerra sottomarina e di contro-interdizione. I velivoli servivano a supportare, attraverso la terza dimensione, le manovre delle navi militare e ad avere una copertura di fuoco massiccia.

La Swift Response e la Trident Juncture rimangono ad oggi, le più discusse e contrastate esercitazioni multinazionali svolte su territorio europeo dalla fine della seconda guerra mondiale. La prima è stata una delle più grandi mobilitazioni di truppe aviotrasportate dalla fine del 1945, che ha visto coinvolti quasi una decina di paesi dell'alleanza e un numero cospicuo di paracadutisti schierati sul terreno. L'esercitazione sul terreno ha coinvolto tre paesi - tra cui l'Italia - ma il grosso delle operazioni tattiche si è svolto in Bulgaria dove la NATO e gli Stati Uniti stanno un trattato bilaterale di cooperazione militare attivo dal 2006.

Gran parte degli analisti hanno urlato allo scandalo, sostenendo che l'esercitazione sia stata ideata e condotta con lo scopo di incrementare la presenta militare americana vicino all'Ucraina. Uno scenario plausibile ma è bene ricordare che la collaborazione tra il Patto Atlantico e i paesi dell'est Europa è iniziato in tempi del tutto non sospetti, almeno cinque anni prima dell'inizio della crisi in Ucraina. Solo nel Settembre 2015 si è concretizzato il progetto dell'Unità di forza d'integrazione (NFIU) della NATO che vede coinvolti i soli paesi dell'ex blocco sovietico, un progetto che ha visto le prime luci nel summit in Galles nel 2014. Le sei unità multinazionali (Lituania, Lettonia, Estonia, Polonia, Bulgaria e Romania ) con circa 40 ufficiali per ciascun comando, sono state istituite per facilitare il dispiegamento della forza di reazione rapida (entro una settimana) di recente stabilita dalla NATO. Si prevede che le unità raggiungano la piena capacità operativa entro il 2016, quando si terrà il vertice della NATO a Varsavia. Le unità non saranno costituite in modalità combat e saranno utilizzate solo in casi di grave minaccia o crisi, che è stato specificato, essere solo esterne al contesto europeo. Quest'ultimo un chiaro riferimento alla crisi ucraina. E' dunque possibile una spiegazione alternativa, alla massiccia mobilitazione dell'Alleanza Atlantica, da leggersi in chiave puramente tattica.

La prontezza di intervento e l'interoperabilità tra le forza è diventato un punto chiave della politica militare di Obama stanco, forse, di dover sopportare il peso di nuove missioni in assoluta solitudine. In Afghanistan ed Iraq si sono evidenziate parecchie falle nella comunicazione tra contingenti, nonostante il tentativo decennale di standardizzare le procedure e gli armamenti. Poco addestramento congiunto e una conoscenza limitata della capacità comuni hanno creato non pochi problemi quando già gli uomini erano schierati sul campo. Falle di un sistema che non possono più ripetersi.

L'improbabile politica della deterrenza ha retto alla prova della guerra fredda, ma visto il contesto geopolitico moderno e i nuove scenari sempre meno lineari ha ancora senso mostrare la propria potenza militare per scongiurare uno scontro diretto?

Sappiamo tutti e lo sappiamo benissimo che né la Russia ne gli Stati Uniti si faranno intimidire da qualche esercitazione in Europa, che per quanto grande rimane una semplice esercitazione. Che gli americani potessero mettere in campo una forza alleata ingente lo sapevano tutti, anche gli studenti, inimmaginabile pensare che Putin modifichi la sua politica estera dopo la Swift Response e la Trident Juncture. Così vale anche l'opposto, il Cremlino non può essere convinto di modificare la politica estera americana bombardando a tappeto la Siria. La guerra fredda, così come la vogliamo rivivere, è finita da tempo e spesso quell'odore di storia andata che vogliamo sentire a tutti i costi è solo quello dei libri.

La Trident Juncture merita un capitolo a parte in quanto evento cardine della NATO per il 2015, mai così attuale e dinamico. Se non si vuole apprezzare dal punto di vista geopolitico bisogna congratularsi dal punto di vista militare, lo schieramento di forze terrestri, navali, aeree e di intelligence ha rasentato l'incredibile. Trentaseimila uomini sul terreno, un apparato logistico colossale e un coordinamento tra le varie componenti difficile da ripetere. La Trident ha messo in mostra quello che il mondo militare occidentale ha da offrire sul mercato internazionale in caso di crisi. Oltre quello che potrebbe essere l'opposizione America - Russia lo spettacolo offerto, andrebbe orientate più che altro agli antagonisti del medioriente: Stato Islamico ed Al-Quaeda in primis. E' più probabile che ad essere impressionati dalla mobilitazioni della Trident siano i seguaci del sedicente califfo, abbindolati dalle capacità militari mediocri del loro leader.

(foto: NATO)