La storia in scala

(di Paolo Palumbo)
17/09/21

Capita spesso che nella carriera degli storici militari, ma non solo, ci sia un passato legato al gioco con i soldatini, il celebre Wargame o meglio ancora Kriegspiele. Un gioco costruttivo, che ha segnato intere generazioni le quali, diciamo, hanno avuto qualcosa in più riguardo le capacità di sopravvivere anche senza meccanismi elettronici. Il gioco della guerra, in alcuni casi, si è poi trasformato in amore verso il modellismo militare: la riproduzione di carri armati, aerei e fanti di tutto il mondo è ancora oggi uno dei primi passatempi per una “certa” generazione ben ancorata a determinati valori.

Il modellismo statico è una passione che non ti lascia, semmai migliora e si evolve col passare degli anni. Il significato intrinseco del modellismo – e lo scopo ultimo del modellista – è sempre stato quello di trasformare la storia in qualcosa di palpabile, quasi corporeo. Per chi affronta un qualsiasi periodo storico vi è una gioia immensa quando quello che si studia diventa una realtà tridimensionale.

Ognuno ha le sue epoca di riferimento, certamente però l’Antico Regime e l’epopea napoleonica rappresentano un trionfo per la vista: uniformi con colori sgargianti, piume, bicorni e dolman per gli ussari, corazze ed elmi luccicanti per i corazzieri. In questo ampio panorama di uomini e donne che spendono il loro tempo in questa nobile arte, esistono delle eccellenze; in Italia, infatti, ci sono molti scultori e i pittori che confezionano veri e propri capolavori. Quest’anno ricorre il bicentenario della morte di Napoleone e quindi preferiamo dedicare uno spazio particolare a due maestri: uno della scultura, Piersergio Allevi e l’altro della pittura, Danilo Cartacci.

Il volto del comando

In epoca imperiale non esisteva la fotografia, quindi l’unico modo per restituire ai posteri l’immagine di quanto accadeva erano i disegni e i quadri. Se passeggiamo per le sale di Versailles è impossibile non cedere al fascino della “Galleria delle battaglie” dove vengono celebrati i trionfi delle armate napoleoniche. Pittori come Gros, Lejeune, David con i loro pennelli, hanno immortalato momenti storici importanti fermandosi magari su episodi drammatici come una carica di cavalleria o la morte di un generale.

Osservando queste tele gigantesche c’è chi ha pensato di donare a quei capolavori un’altra dimensione: la profondità. Sarebbe, infatti, divertente immaginare il retro dell’immagine: svelare tutti i lati di un quadro, intuendo come potesse essere la figura completa di questi magnifici soldati.

Piersergio Allevi lo ha fatto con le sue sculture, grazie ad un lavoro di ricerca incredibile e una sapienza da vero maestro. I suoi modelli poi hanno incontrato la mano di Danilo Cartacci, pittore d’eccellenza che, come un novello Lejeune, ha dato vita e colore a delle sculture perfette. Da questo incontro tra storici/artisti è nata una serie di riproduzioni di altissimo pregio le quali sono diventate una delle mostre di storia più apprezzate nell’ambiente napoleonico e non solo.

La mostra “Il volto del comando” è stata ospitata per la prima volta a Parma e da lì il successo non ha smesso di seguirla: per il 2022, probabilmente, i figurini raggiungeranno addirittura Parigi (una sorta di ritorno in patria).

Allevi ha scelto di riprodurre ufficiali dell’epopea napoleonica, sia francesi, sia del Regno italico, prendendo spunto da quadri e stampe dell’epoca: un lavoro che ha richiesto molta ricerca e una conoscenza uniformologica di livello eccellente. “Per realizzare un figurino – spiega Allevi - occorre infatti analizzare e comprendere con attenzione le fonti storiche. La base di queste ricerche sono in primo luogo i regolamenti emanati all’epoca per la realizzazione dei capi di abbigliamento, delle buffetterie e delle armi. Ordinanze spesso disattese, non per mancanza di volontà, ma per reali problemi economici, logistici e di approvvigionamento dei materiali. Perciò il regolamento va confrontato con quanto descritto nelle realistiche memorie stilate da ufficiali e soldati dell’epoca”.

Dietro ad ogni modello, dunque, ci sono diverse ore trascorse in archivio, magari osservando attentamente stampe o soffermandosi su regolamenti e prescrizioni che regolavano il disegno di un minimo particolare.

Allevi predilige la riproduzione di ufficiali a cavallo poiché il livello delle uniformi e dei colori raggiunge una spettacolarità che lascia a bocca aperta: “Come si potrà notare sfogliando il catalogo e visitando la mostra – specifica ancora lo scultore – la maggior parte dei soggetti riprodotti sono cavalieri e la presenza del cavallo segue la consuetudine degli ufficiali di commissionare un proprio ritratto equestre. Fin dall’antichità, infatti, il cavallo simboleggiava l’alto rango sociale militare raggiunto dal personaggio raffigurato. Molti degli ufficiali riprodotti in mostra sono inoltre comandanti di reparti di cavalleria e la presenza del cavallo ne chiarisce immediatamente la mansione. In queste realizzazioni si è cercato di porre particolare attenzione alle diverse razze equestri utilizzate all’epoca e alle rispettive caratteristiche morfologiche”.

Dalla scultura poi si passa alla colorazione del pezzo laddove interviene la mano di uno dei più apprezzati pittori di figurini italiani: Danilo Cartacci. Le sue tecniche di pittura sono il risultato di lunghi anni di esperienza. I volti dei figurini (dipinti usando colori ad olio) sembrano veri: la mescola delle tinte incarnate dona espressione e parola all’intero modello.

“Il Volto del comando” è una mostra composta prevalentemente da pezzi unici, alcuni commercializzati dall’autore: sono molti i modellisti che aspettano con ansia l’uscita di un nuovo soggetto, desiderosi anch’essi di dare forma e colore alle loro letture. Dopo Parma, la mostra è stata ospitata anche nelle sale del museo del Risorgimento di Milano, in una collocazione ambientale che ha ulteriormente esaltato il valore storico dei soggetti rappresentati. Allevi e Cartacci sono, dunque, un binomio d’eccellenza esportato anche all’estero; il loro lavoro non è solo un prestigioso passatempo, ma anche un viatico ludico e alternativo per comprendere il significato di “storia”. Libri, collezionismo e modellini in scala fanno parte di una cultura ormai “privilegio” di pochi, ma è dovere di questi “pochi” valorizzarla e divulgarla a tutti, contagiando le masse con qualcosa di più profondo: Allevi e Cartacci ci sono riusciti in pieno.

Foto: autore