Ieri, assistendo alla conferenza stampa del presidente del consiglio, ad un certo punto è arrivata una domanda che ha messo in evidenza lo scontro tra russi e ucraini (chiamandolo "scontro" evito di infilarmi in disquisizioni su termini quali "guerra" e/o "operazione speciale").
La Meloni ha posto l'accento su quella che, in definitiva, è la questione più interessante: com'è che la potentissima Russia non è riuscita a concludere questa faccenda in tempi ragionevoli?
E ad un costo ragionevole - aggiungo io (qualsiasi cosa si intenda per "costo"), perché se ci si ferma a riflettere senza pregiudizi su questi ormai tre anni passati a guardare verso est (almeno per noi) tutto o quasi è dipeso da questa carneficina. Tre anni possono essere pochi o tanti... dipende da dove e come li si è passati.
Tre mesi dopo l'attacco Kissinger affermò che, visti i risultati, la Russia aveva perso, anche se alla fine, sul campo, contando i chilometri quadrati di quel "campo", la geometria l'avrebbe dichiarata vincente.
Ho pensato molto a questa considerazione, fatta da un uomo che aveva vissuto il Vietnam e che si accordò con i cinesi per chiudere quella che, legalmente, non era stata neanche per gli USA una guerra: non venne mai dichiarata, fu un intervento armato a sostegno del Sud.
Ho già scritto qui che alla Storia non manca di certo il senso dell'ironia.
Tolto questo, magari saranno gli anni (i miei) che cominciano a pesare ma, come in un processo di "ordinamento a bolle" (sono figlio del linguaggio BASIC), mi è tornato in mente un curioso episodio relativamente recente ma, a mio avviso, abbastanza trascurato.
I russi hanno usato un sistema missilistico che definiscono ipersonico e praticamente (secondo loro) non intercettabile: l'Oreshnik. Non sono qui a discutere le capacità di quest'arma; quello che ha destato il mio interesse abbastanza divertito è stata la "sfida" (tipo "O.K. Corrall") lanciata da Putin a USA e NATO: "schierate i vostri migliori sistemi antimissile che noi vi tiriamo un Oreshnik, così vi facciamo vedere noi chi comanda...".
Non so perché, ma ieri ho ripensato a questa proposta di Putin. E sapete... l'avrei accettata: sarebbe stata un'ottima occasione di studio e, anche ammettendo di poter intercettare il missile, non sarebbe stato obbligatorio abbatterlo.
A quel punto i russi avrebbero avuto la "percezione" della loro supremazia tecnica che, in una futura occasione chiave, si sarebbe potuta trasformare in una devastante sorpresa.
Questa dinamica è già accaduta nel 1982, quando l'aeronautica e l'artiglieria AA siriane furono - letteralmente - spazzate via da Israele.
I siriani (leggi "i sovietici") erano convintissimi che i Mig-25 (foto) e i sistemi terra-aria SA-2 fossero superiori in modo netto agli omologhi USA e non, usati da Israele.
In tre giorni, dopo un centinaio di velivoli abbattuti o distrutti al suolo, scoprirono il tremendo sbaglio commesso. Errore in cui Israele aveva fatto in modo che i siriani cadessero, evitando di intercettare ed abbattere i Mig-25 che da settimane sorvolavano - ben oltre Mach 2 - lo spazio aereo controllato dalle IDF (Forze di difesa israeliane).
Questo scontro, detto la "strage della Valle della Bekaa" è studiato (quasi) in ogni accademia e scuola di guerra del mondo.
Mi sovviene ora una considerazione: al netto del duello proposto da Putin, Kissinger aveva torto?
Mio padre mi ripeteva spesso che "due disperazioni, messe insieme, non fanno una felicità".
Buon 2025!
Foto. web