Il potere logora… chi ce l’ha, in Italia

(di David Rossi)
10/06/19

Ho letto il bell’articolo di Gino Lanzara su Giulio Andreotti (leggi) e mi sono venuti in mente una serie di pensieri che qui vado a raccontarvi, sperando di non annoiarvi e di non prendere troppe cantonate. Dal 1992 a oggi nessun partito politico al potere in una legislatura ha vinto le elezioni successive o, comunque, è rimasto al governo del Paese. Se siete parlamentari grillini e leghisti, potete toccare i… gioielli di famiglia, ma non cambierete questo trend inveterato.

Proviamo a riassumere:

XI legislatura: Amato I (quadripartito DC, PSI, PSDI e PLI) e Ciampi (quadripartito allargato a PDS e Verdi)

XII legislatura: Berlusconi I (Forza Italia, Lega, AN, CCD, CDU) e Dini (governo tecnico senza ministri politici)

XIII legislatura: Prodi I (L’Ulivo+Rifondazione), D’Alema I e II, Amato II (tutti con partiti di centro-sinistra)

XIV legislatura: Berlusconi II e III (entrambi con i partiti della Casa delle Libertà)

XV legislatura: Prodi II (L’Unione)

XVI legislatura: Berlusconi IV (centro-destra) e Monti (governo tecnico senza ministri politici)

XVII legislatura: Letta (grande coalizione, con Lega, Fratelli d’Italia e M5S all’opposizione), Renzi e Gentiloni (centro-sinistra con UDC e NCD)

XVIII legislatura: Conte (M5S e Lega)

A ben vedere, con la sola eccezione della infelice Große Koalition di Gianni Letta (la quale per forza di cose tirò quasi tutti dentro…), nemmeno un singolo partito di una coalizione di governo è riuscito a tornare al potere nella legislatura successiva a quella in cui i suoi esponenti hanno seduto nella sala dei bottoni. Altro che: il potere in Italia logora! Se no, non si spiega come Renzi abbia dilapidato il suo 2014 d’oro (40,8% alle elezioni europee, controllo di tre quarti delle Regioni e di tutte le metropoli), come i grillini abbiano perso in quindici mesi la metà dei loro elettori e gran parte delle città che già governavano, come Berlusconi abbia gettato al vento la riconferma nel 2006, come il centro-sinistra abbia portato trionfalmente l’Italia nell’Euro e poi sia stato bocciato nel 2001 ecc.

A ben vedere, il mistero dell’astio verso i detentori del potere non si spiega solo con l’emotività degli Italiani e non basta dire, come Mussolini, che governarli non è difficile: è inutile. In ultima analisi, facciamo pagare ai nostri leader il conto di ben otto recessioni economiche (v. articolo) che hanno colpito il nostro Paese negli ultimi trent’anni, così come di “rimbalzi” della crescita sempre più corti, di una disoccupazione o sotto occupazione giovanile a lungo ritenute prerogative del Mezzogiorno e oggi diffuse a tutto il Paese, di un fisco onnivoro che ci rende schiavi per quasi la metà dell’anno, di uno Stato sprecone che non riesce a razionalizzare le spese senza tagliare Sanità, Difesa e Istruzione. Insomma, siamo dei disgraziati intenti a segare il ramo su cui siamo seduti: ogni volta che il ramo traballa cambiamo la sega - cioè la leadership politica - e ricominciamo a tagliare in un altro punto. Ogni volta, la sega che sostituiamo è più rumorosa della prima per coprire lo stridore del legno tagliato e allontanare il sospetto che noi e il ramo stiamo per cadere.

Per questo, il potere logora: perché è costituito da piccoli uomini che ci fanno pagare un conto salatissimo per i loro enormi sbagli, per la loro colossale inadeguatezza, per la loro infinita spavalderia, ma che non ci raccontano la gravità della situazione, in gran parte dovuta al fatto che chi investe in Italia preferirebbe farsi operare da una scimmia ubriaca che far gestire da questi piccoli uomini i titoli del Tesoro. I piccoli uomini preferiscono vivere alla giornata, hanno in odio chi - come truppe e ufficiali delle Forze armate - ha in mente solo il proprio dovere e vive oggi di valori eterni, che non solo slogan politici ma impegno sul campo ogni giorno. Questi, cari lettori, sono molti di voi: perché fate grandi cose senza farlo sapere con un selfie e non avete bisogno di like per sentirvi gratificati. Anzi, lo fate senza gratificazione, spesso pagando di tasca vostra e a volte anche con la vostra vita. Ma loro, i leader di turno, sono da anni solo piccoli uomini, intenti a scavare in un grande albero. Insomma, sono così piccoli da non essere nemmeno seghe intere, ma mezze… E come tali ogni volta scartati.

Mi piace concludere parafrasando il grande Wiston Churchill, con quelle parole che un leader intellettualmente serio dovrebbe dirci:

Siamo nella fase preliminare di una delle più grandi sfide della storia italiana: ci troviamo impegnati sia sul fronte internazionale e molte preparazioni devono essere fatte qui in patria. Dirò alla Camera quello che ho detto a coloro che hanno aderito a questo governo: Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore. Abbiamo davanti a noi un calvario del tipo più grave. Abbiamo davanti a noi molti, molti lunghi mesi di lotta e di sofferenza. Voi domandate, qual è il nostro obiettivo? Posso rispondere con una sola parola: la vittoria. La vittoria a tutti i costi – La vittoria nonostante tutto il terrore – La vittoria, per quanto lunga e difficile la strada possa essere, perché senza la vittoria non c'è sopravvivenza.