Difesa ed economia

(di Francesco Pontelli)
14/06/17

In un recente viaggio in Arabia Saudita e, successivamente, in Europa il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha dimostrato l'impatto che l'industria bellica possiede sullo sviluppo di una determinata economia moderna.

Durante questo viaggio sono stati stipulati contratti che prevedono la fornitura di armamenti all'Arabia Saudita da parte degli Stati Uniti per oltre 110 miliardi di dollari.
Al di là delle remore etiche e morali che mal si inseriscono nell'economia reale questo accordo tra due nazioni che detengono il primato nella produzione petrolio (l'Arabia Saudita per le riserve gli Stati Uniti per il potenziale produttivo) dimostra essenzialmente l'importanza e la centralità dell'industria bellica che come ha ricordato il presidente Trump rappresenta un importante settore per l'occupazione statunitense.

Pur detenendo gli Stati Uniti il primato mondiale nella produzione e nella vendita di armamenti, altre nazioni come la Russia e la Cina stanno investendo in questo settore industriale che offre anche un fattore di pressione politica.

Il nostro paese presenta eccellenze industriali: la sola provincia di Brescia certifica ampiamente tale valore con aziende che competono sul mercato mondiale con prodotti ad alta tecnologia.

Risulta evidente che la produzione e la vendita di armamenti per la difesa del proprio territorio rappresenta un importante volano per l'economia nazionale.
Il concetto di difesa si presta tuttavia ad una sua considerazione più ampia che raggruppa ed ingloba settori anche distanti dal mondo bellico ma molto simili per le loro applicazioni. La difesa della salute, per esempio, rappresenta uno dei pilastri del welfare europeo ed italiano che sta venendo minato dalle continue diminuzioni di investimenti e tagli di spesa pubblica legati essenzialmente al crescere del debito pubblico come alla spesa corrente in continuo aumento e dalle inefficienze della spesa stessa - quindi in sostanza la sua scarsa efficacia ed efficienza. In questo senso si ricorda che il sistema sanitario risulta di competenza regionale ed assorbe circa l'80% del budget annuale delle Regioni.
Il mantenimento di questo livello di welfare e soprattutto le aspettative di una propria possibile riduzione di livello prestazionale e della qualità stessa di servizio offerto al pubblico spinge molte compagnie assicurative a fornire e proporre delle forme di welfare privato compensativo del probabile scadimento del livello di quello pubblico.
Lo stesso mondo finanziario, riconosciuto come uno dei settori a maggiore incertezza e volatilità economica, risponde ad una richiesta di maggior sicurezza attraverso delle polizze assicurative che tendono a coprire l'ottanta addirittura qualche volta il novanta per cento dell'intero capitale investito.

In altre parole sia il mondo del welfare nazionale che il mondo finanziario dimostrano come il concetto di difesa (o di tutela) inteso nel suo termine più completo e quindi anche per la difesa della propria salute o dei propri investimenti rappresenti un business per altri operatori economici e finanziari.
Il paradosso di questa situazione risulta che chiunque operi in questo tipo di servizi tragga vantaggio e opportunità di investimento dalla inefficienza e dalla diminuzione della spesa pubblica stessa. 
Arrivando addirittura alla situazione paradossale in cui la crescita dell'incertezza percepita aumentano gli investimenti in sicurezza e difesa. Prova ne sia il fatto che al perdurare della crisi economica e alla diminuzione dei consumi corrisponde un aumento dei depositi bancari.
In altre parole mentre negli Stati Uniti la sanità viene demandata alle polizze assicurative private e risulta una scelta chiara (giustificata o meno non è questo il contesto per valutarla) tuttavia questa rappresenta una scelta politica.
Da noi viceversa è "l'inefficienza" rappresenta la prima o una delle prime forme di sostentamento per soggetti economici che forniscono servizi di tutela alla Sanità alla difesa personale o finanziaria.  Un settore alquanto complesso che trae vantaggio dalle inefficienze dello Stato che contribuisce al proliferare di questo settore grazie alla propria inefficienza ed improduttività della spesa pubblica.

Da una parte la difesa intesa come "sistema industriale degli armamenti bellici" rappresenta una fonte di reddito come di occupazione (es. Beretta) tuttavia il sistema complesso della Difesa trae la propria fonte di reddito dall'inefficienza dello Stato e della sua spesa pubblica.
In questo contesto infatti si pensi alle aziende che producono telecamere le quali rispondono ad un senso di insicurezza che le continue rapine nelle ville nelle case come negli esercizi pubblici provocano preso la cittadinanza.

Stiamo assistendo in altre parole ad un subappalto di vari tipologie di difesa dallo Stato ad enti privati che determinano il raddoppio degli oneri per la popolazione in quanto a fronte di un investimento in un servizio o prodotto di un'azienda privata non corrisponde alcuna diminuzione dell'onere pubblico imposto al cittadino.

Paradossale poi che proprio quelle produzioni che rappresentano la cultura italiana rappresentata dalle 4A (1.Abbigliamento tessile e calzaturiero 2. Agroalimentare e vinicolo 3. Arredamento 4. Automazione) non riescono ad ottenere alcuna tutela normativa da parte di una classe politica italiana ed europea nel suo complesso, incapace di considerare questi prodotti espressione della cultura contemporanea che come tale merita tutela normativa.

In altre parole la Difesa rappresenta un business soprattutto quando questa nasce dalle inefficienze dello Stato dimenticando invece esattamente la propria cultura.
Questa cultura in un contesto economico si esprime attraverso dei prodotti complessi, sintesi di know-how professionale tecnologico ed industriale, che meriterebbero una chiara e limpida "difesa normativa" in quanto espressione di un valore economico non indifferente per il nostro paese.

(foto: White House / Beretta)