Meno male!

18/07/20

Subito dopo il servizio sulla foiba di Basovizza messo in onda dal tg RAI del 15 luglio, non appena sfumate le immagini del Presidente Mattarella nell’atto di consegnare la massima onorificenza del Quirinale a Boris Pahor, lo scrittore sloveno (cittadino italiano, ndr) negazionista delle foibe, sono esploso in un liberatorio “meno male!”. Quindi ho continuato tra me e me: meno male che anni fa ho restituito al governo italiano le onorificenze di commendatore e di cavaliere “in segno di protesta per la condotta carente di coraggio e di orgoglio seguita da governo italiano nella vicenda che ha coinvolto i fucilieri di marina Girone e Latorre”. Ho pensato infatti che non sarebbe stato decoroso per un ufficiale dell'Esercito Italiano cui la sorte ha riservato il privilegio di essere il primo comandante sardo della Brigata Sassari avere qualcosa in comune con un signore premiato dal Presidente della Repubblica nonostante la spudoratezza manifestata dall'interessato nel sostenere che le migliaia di italiani infoibati dai suoi connazionali sono una falsità.

Dolorose contrastate riesumazioni hanno consentito di ricostruire il ripetersi di orrende sequenze di 30-40 italiani legati tra di loro con fil di ferro e fatti marciare fin all'imboccatura di una foiba, per uccidere quindi i capofila che precipitando si trascinavano nella caduta uomini, donne e bambini destinati ad inimmaginabili agonie. Una strage-genocidio orrendamente quantificata in 500 metri cubi di corpi infoibati. Ma il tg RAI, presentando il sevizio come un messaggio di pacificazione voluto dall'Italia per dimenticare le reciproche passate violenze con la Jugoslavia, si è dilungato invece in un inqualificabile tentativo di “pareggiare i conti”, soffermandosi sull'incendio a Trieste nel 1920 della “Narodni dom” slovena ad opera di italiani, omettendo ovviamente di fare cenno alle precedenti uccisioni del comandante e del motorista della nave Puglia a Spalato nonché del diciasettenne Giovanni Nini e del capitano dell'esercito Luigi Casciana a TriesteEtichettando come “fasciste” vicende risalenti, si badi bene, al 1920, il tg in questione si è poi soffermato sulla sentenza di condanna a morte emessa nel 1930 da un tribunale italiano a carico di 4 terroristi sloveni del TIGR responsabili di vari attentati che tra l'altro costarono la vita al giornalista Guido Neri del “Popolo di Trieste”.

La cerimonia di Basovizza è servita anche per sancire la “restituzione” alla Slovenia della Narodni-dom, ristrutturata e sottratta all'Università di Trieste. Trecentomila profughi istriani e dalmati aspettano a loro volta la restituzione delle loro case.

È da notare che il servizio RAI è stato tuttavia illuminato da un inusuale edificante “mano-nella-mano” dei due presidenti, immagine che, per un involontaria associazione di idee, ha riesumato dalla mia memoria quella del papa Bergoglio nell'atto di baciare i piedi di alcuni notabili islamici incontrati in un suo viaggio nel continente africano. Come italiano,come soldato e come cristiano mi dissocio da questi comportamenti che oltre a umiliare l'Italia e la cristianità contribuiscono ad alimentare la scarsa considerazione se non addirittura il disprezzo verso l'Italia da parte di popoli con un maggior orgoglio nazionale e degli stessi destinatari di queste manifestazioni di sottomissione. Sentendomi lontano anni luce da tali comportamenti e dagli attori protagonisti, mi consolo con la convinzione di avere dalla mia parte i soldati che hanno dato la vita per “fare l'Italia”... ma sono certo pensassero non a questa ma ad un'altra Italia.

Il linguaggio del sangue mi dà la certezza che la pensino come me Giovanni Loddo, mio nonno materno, e suo fratello Francesco, morti nella “Sassari” un secolo fa a Monte Zebio e sul Piave. Immagino le loro imprecazioni nella lingua di Ortueri nel vedere un'Italia servile e genuflessa per scelte politiche poco dignitose germogliate nei bacati gangli vitali dei tre poteri dello stato, umiliata dall'invasione incontrollata di una moltitudine di individui, in gran numero pregiudicati e in numero crescente malati di covid19 e altre infermità, che venendo in Italia sanno di poter fare quello che vogliono e pretendere di essere mantenuti e assistiti nonostante la drammatica situazione economica. Una situazione favorita e fortemente voluta da una classe politica che con pari impegno continua a battersi, come sottolineato dal tg RAI, contro ... il fascismo, sì, contro il fascismo, di cui si sono giustamente ricordate le colpe infamanti delle leggi razziali e della tragica entrata in guerra, due macchie imperdonabili tirate ossessivamente in ballo dagli ipocriti al solo scopo di fingere di dimenticare il lungo elenco di “egregie cose” fatte dal fascismo.

Alcune sigle, toponimi o semplici sostantivi attinenti alle “egregie cose” possono suscitare la curiosità dei più giovani e stimolare la memoria degli smemorati e degli ipocriti: IRI, industria aeronautica-navale-automobilistica di prim'ordine, lotta senza quartiere alla mafia (parole che faranno fischiare le orecchie a personaggi in buona fede), ENPAS (prima ENFPS), TFR (sì, proprio il trattamento di fine rapporto!), ONMI (Opera Nazionale Maternità e Infanzia, ente assistenziale italiano fondato nel 1925 per proteggere e tutelare madri e bambini in difficoltà, ndr), reversibilità della pensione, previdenza sociale, stazioni termali, colonie marine e montane gratuite, valorizzazione dell'agricoltura e dell'artigianato, edilizia pubblica per giustizia, scuole e ospedali (parte dei quali sopravvissuti ai bombardamenti degli alleati-liberatori ma non alle “economie” decise da politici tuttora in sella), e poi ancora interventi su viabilità, urbanistica, bonifica di vaste aree malariche e connessa fondazione di nuove città quali Latina, Aprilia, Sabaudia, Pomezia, Mussolinia-Arborea, Carbonia e Ladispoli ... la lunghissima elencazione fa decisamente a pugni con la nota asserzione del Presidente Mattarella “Nel fascismo non vi fu nulla di buono”.

Ciò detto mi chiedo fino a quando dovrò vergognarmi di essere rappresentato da una classe politica che primeggia in Europa solo per gli indecorosi privilegi e per le laute prebende di cui si gratifica a piene mani. Prebende sapientemente estese ad una vasta rete di figure di vertice che in cambio garantiscono, contrabandandolo per lealtà, un defilato silenzio anche quando la coscienza e il ruolo imporrebbero di prendere le distanze da comportamenti censurabili.

Nicolò Manca