Lettere al direttore: corazzati, blindati e (impossibili) indignati...

15/03/23

Egregio direttore, mentre stavo visionando la diretta live "Dardo: in Italia conta più l'Industria o la vita dei soldati?" trasmessa sul vostro canale YouTube in data 23 settembre mi sono posto alcune domande in merito alla situazione dei reparti corazzati italiani.

Per prima cosa le vorrei chiedere secondo lei, nonostante la sua palese inabilità a svolgere missioni di combattimento in tempi odierni, per quanto tempo ancora il VCC Dardo rimarrà nelle fila del nostro esercito? Altre domande e ipotesi che mi sono venuto in mente mentre guardavo la vostra live al quale spero lei mi possa rispondere sono: Il VBM Freccia può essere considerato il successore del Dardo e rispetto a quest'ultimo sotto quali aspetti è migliore? Se il Freccia fosse cingolato potrebbe essere paragonato al CV90 o KF41 Lynx per prestazioni? (non considerando i costi di acquisto/manutenzione).

Per finire ricollegandosi alla prima domanda: Il possibile acquisto di 250 Leopard 2A7 potrebbe agevolare il ritiro e sostituzione dei Dardo con modelli più odierni? Mi scusi per le tante domande ma spero mi possa rispondere a tutte.

Cordiali Saluti

Lorenzo Salvadori del Prato

   

Egregio lettore, grazie per queste domande. Dal momento che è ancora nelle riservette dei reparti una bomba a mano con quasi 90 anni alle spalle, la SRCM Mod.35, ipotizzare per quanto tempo rimarrà un mezzo progettato alla fine degli anni '70, sviluppato nei primi anni '80 e consegnato alla fine degli anni '90 ci porta al limite dell'astrologia. Tutto dipenderà dalla capacità dei vertici politici e militari di trovare in tempi rapidi il miglior sostituto per affrontare la minaccia seria e reale (art. 11 della costituzione o meno) portata dalla guerra a 700 chilometri dal nostro confine.

Il VBM Freccia non può essere considerato il successore del Dardo perché un blindato non può, né potrà mai, fare il lavoro di un corazzato. Vista la protezione offerta dal Dardo, tuttavia, il mezzo può essere facilmente considerato un blindato.

Le prestazioni del Freccia, già problematiche a detta degli utilizzatori (e non del produttore...), sono scarse in quanto blindato ruotato. Il paragone con altri mezzi corazzati e cingolati è impossibile.

La sostituzione del Dardo con un altro mezzo, in caso di acquisto di Leopard 2A7, sarà indispensabile in quanto dovrà essere affiancato da un IFV con capacità di protezione da droni, loitering munitions e colpi d'artiglieria. Al momento solo il KF41 Lynx può credibilmente offrirli.

Andrea Cucco

   

Non è la prima volta che leggo lettere al direttore di Difesa on Line dove come argomento base c’è la sicurezza dei nostri militari e qui è giusto parlarne ma ciò che trovo deviante è la convinzione che la scarsa sicurezza dei veicoli costruiti dalla industria nazionale siano carenti per quanto concerne prestazioni e protezioni.

Posso garantire che l’industria italiana specializzata nella costruzione di veicoli militari è tecnologicamente alla pari con l’industria tedesca, inglese, francese e americana. Il problema sta quanto l’acquirente vuole spendere… Se vuoi acquistare un mezzo che abbia tutti i requisiti al top (motoristici, trasmissione, sospensioni, cambio armi e sicurezza) il costo è 100 se invece se il tuo portafoglio e scarso di denaro e vuoi comunque un veicolo per essere apparentemente militarmente competitivo a livello europeo il carro armato ti verrà costruito anche di cartone comunque sempre secondo le specifiche e capitolato dell’acquirente ilcontratto poi è firmato sia dall’industrie italiane che dal nostro Governo.

In sostanza l’industria italiana costruisce secondo le specifiche dell’acquirente.

G.N.

   

Cominciamo dall'inizio: la testata è "Difesa Online". Scherzi a parte, sono parzialmente d'accordo con lei. Parlare di "industria italiana" vuol dire generalizzare come farebbe un politico. Oggi, dopo decenni e decenni in cui ci siamo sentiti retoricamente dire che qualsiasi realizzione del belpaese era "invidiata in tutto il mondo", credo che si siano finalmente aperti gli occhi: ci sono fette o nicchie di eccellenza ma - giocoforza - non possiamo millantare primati sempre e ovunque.

Ha ragione quando afferma che tutto dipende da quello che viene richiesto alle aziende, tuttavia, se ci si abitua a far pagare 350 quello che in un mercato competitivo costerebbe 80, certa gente si abitua male e soprattutto ricorre a slogan pateticamente campanilistici per ingannare i concittadini contributori...

È anche vero che gli "acquirenti" hanno talvolta avuto la loro parte di colpa, assecondando aziende interessate unicamente al proprio miope guadagno, assieme ad una politica indisponibile ad ascoltare le esigenze delle forze armate. Spero che presto certi malcostumi cambieranno.

Andrea Cucco

   

Caro direttore, ho letto alcuni articoli e risposte a lettere a Difesa Online sul rinnovo della componente corazzata che potrebbero offendere il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito. Non crede che il limite dell'informazione dovrebbe essere la valutazione tecnica finale? E in questo caso... non dovrebbe essere lasciata ai professionisti? Se proprio volete scrivere, perché non intervistate il Signor Generale Serino?

Lettera firmata

   

Caro lettore, quello che mi dice mi sorprende. In precedenti articoli ho sostanzialmente ripreso le parole del capo di SME di fronte ai nostri parlamentari: “Se i nostri soldati dovessero essere chiamati ad operare, devo avere la coscienza di aver fatto tutto quello che era nelle mie possibilità per permettergli di operare nelle condizioni migliori”. In quest'ottica è impossibile che si offenda: nel momento in cui le scelte saranno coerenti con quanto dichiarato, non potrà che esservi soddisfazione ed orgoglio per le decisioni prese. Spetta a lui, d'altra parte, guardare quotidianamente negli occhi i nostri concittadini in divisa. Saranno rivolti a lui gli sguardi di gratitudine per i mezzi (e le relative capacità!) adottati in caso di un conflitto armato reale.

Per quanto riguarda l'opportunità di intervistarlo, mi piacerebbe assecondarla. Purtroppo, nonostante sia stata richiesta più volte da anni un'intervista al generale, a questa testata non è mai stata "concessa" (a differenza di altre). Il sospetto è che il marzullesco "si faccia una domanda e si dia una risposta" sia l'unico quesito ammesso e/o gradito...

Confido che un giorno l'Italia diverrà una repubblica democratica e non più un regime postmonarchico in cui i cittadini sono cosiderati sudditi (plebei) a cui "concedere" qualcosa...

Andrea Cucco

Foto: Esercito Italiano