Lettera a Difesa Online: nello zaino di ogni caporale c'è il bastone da maresciallo?

11/01/20

Che schifo. Lo scempio è compiuto, il Ministero della difesa della Repubblica Italiana, accompagnato dall’intera classe politica, ha reso possibile l’impossibile; attraverso il decreto legge 94/17, volgarmente detto "riordino delle carriere", ha premiato in maniera plateale ed irrimediabile il demerito.

In sostanza e per non complicare troppo le cose si può sintetizzare il suddetto decreto con un concetto semplice: personale della difesa, con le stellette, arruolato per svolgere incarichi tecnico manuali attraverso una banale forma di consenso inserita nella legge di disciplina del servizio di leva e risalente al 1986 si trovano oggi a ricoprire incarichi direttivi fino a ieri svolti da personale immesso nelle carriere militari tramite concorso pubblico e con un bagaglio formativo di base costituito dal diploma di scuola media superiore, peraltro, dovendo superare un periodo formativo triennale e conseguendo una laurea di primo livello.

In sostanza, pur consapevoli di sminuire l’argomento si può affermare senza tema di smentita quanto segue: i caporali sono diventati marescialli.

Tutto quanto fino ad ora raccontato, non solo in barba a tutte le altre leggi dello stato, ma sopratutto in netta antitesi con i principi di gerarchia e di mansione caratteristici di una organizzazione piramidale qual è quella militare, peraltro realizzando, attraverso questo provvedimento di appiattimento professionale, una delle più contestate aberrazioni del mondo militare, quella per cui l’anzianità fa grado, un veleno silenzioso che ha contaminato le caserme italiane per decenni e che si manifestava attraverso il più noto fenomeno del “nonnismo” oggi questo schifo si ripropone, come un piatto disgustoso e mal digerito, attraverso l’anti-meritocratico provvedimento che si sta raccontando.

Ci si domanda con quale animus i sottufficiali formatisi presso la Scuola di Viterbo con il vecchio, ma soprattutto con il nuovo iter scolastico possano accogliere i neo colleghi, quale spirito di collaborazione possa sorgere all’interno di reparti ed uffici, ma soprattutto come la linea di comando potrà gestire una categoria, quella dei sottufficiali, così eterogenea e disunita.

Un tempo il maresciallo si presentava quale pilastro dell’installazione militare, anagraficamente più anziano degli altri commilitoni aveva una formazione ed una esperienza in grado di suscitare ammirazione nella truppa e rispetto nei superiori.

Quanti comandanti di compagnia si sono consigliati con i loro “aiutanti”, quanti comandanti di reggimento hanno fatto scelte importanti per mezzo della saggezza dei “decani”.

Oggi per legge tutto questo si sta sgretolando, la politica italiana in nome di qualche voto in più ha deciso di distribuire a pioggia gradi e qualifiche come se si trattasse di privilegi, recependo le istanze di chi guardando una torre dal basso, attraverso un’aberrazione prospettica può affermare che tutto sommato saltarvi giù non debba essere poi così difficile, salvo poi rimanere terrorizzato una volta raggiunta la sommità e prossimo al momento del grande balzo.

Cari rappresentanti del popolo i gradi militari non sono privilegi, sono sintesi di disciplina e dovere, sono un fardello che solo delle schiene ben strutturate sono in condizione di portare, i militari non sono pubblici impiegati, sono servitori dello stato.

Il provvedimento di legge di cui si sta scrivendo è una mina alle fondamenta delle forze armate tutte, è un durissimo colpo agli equilibri gerarchici dell’istituzione militare, è il vero principio della fine, quando ve ne accorgerete, signori politicanti, il colpo del nemico sarà stato già sparato e voi non saprete più chi mandare sulla linea del fronte a difendervi.

L’homme qui va.

Foto: U.S. Air Force / ministero della difesa