Lettera a Difesa Online: "Come mai la nostra Marina sembra sempre avere paura di sbagliare qualcosa?"

24/11/20

Vi leggo con curiosità da un po' di tempo. Trattate materie di cui credo pochi riescono a capirci davvero qualcosa a meno che non si seguano le notizie con imparzialità ed un minimo di intelligenza, materia ora come ora molto scarsa, a quanto pare.

Ultimamente mi sembra che la Marina sia diventata molto popolare, cosa che incuriosisce, visto che non se sente praticamente mai parlare. L’Esercito è sempre presente, l’Aeronautica basta che passi con il fumo colorato ed è fatta: ma la Marina che fine ha fatto? Qualche volta ce l’hanno fatta vedere mentre raccoglieva migranti, ma in fondo a parte questo se ne sa poco.

Di recente, leggendo riviste che trattano di attualità e girando un po' per internet, mi sono saltati agli occhi un paio di articoli che mi hanno incuriosito. Tra settembre e novembre la Marina è stata chiamata ad intervenire diverse volte, ma invece di ricevere apprezzamenti ha creato una situazione che mi è sembrata confusionaria, per dirla in parole semplici. Intanto, in pochi a dire il vero, sembra che abbiano riscoperto la pirateria, che non è esattamente quella dei film, e hanno pure riscoperto che ce l’abbiamo anche alle porte di casa.

I pirati, se ne può parlare finché se ne vuole, sono ladri, e della peggior specie, e nella storia sono sempre stati considerati e trattati come ladri. Si può essere buonisti, o semplicemente ignoranti, ma uno dei punti è proprio questo, insomma, come trattare dei delinquenti che assaltano le navi con le armi in pugno. Stando a quello che leggo si sono sperticati tutti sul problema, ma pare che non si sia riusciti a trovare una soluzione; e si che di navi militari in mare ce ne sono tante e di tanti paesi. Non me la sento di scendere su questioni di legge, ci vogliono persone preparate, però certo i dubbi rimangono.

Se tutto va bene, se tutti sono d’accordo, come mai gli attacchi continuano? Come mai la nostra Marina sembra sempre avere paura di sbagliare qualcosa?

Certo, fossi un comandante non dormirei mica tanto tranquillo, visto che poi se succede qualcosa ci rimette lui per primo come già successo. E qua di dubbi ne arrivano tanti: ma i militari sanno esattamente cosa fare in ogni occasione? Perché sembra che ogni volta non ci siano idee chiare? Possibile che siano sempre e soltanto i militari a non capire bene? Ogni volta che vengono riportate le notizie, la prima impressione è che in mare si faccia di tutto per spingere i pirati verso altri militari stranieri, perché non si saprebbe come fare in caso i pirati sparassero oppure se la nave li prendesse. Ma se il comandante le idee le ha chiare, visto che è sul posto, allora non potrebbe essere che la confusione in realtà ce la stiamo covando in casa?

Dopo tanti anni il caso dei marò è ancora aperto, quindi sembra evidente che qualcosa che non va bene c’è, forse la legge non è chiara, o se è chiara chi deve dare gli ordini non riesce a darli bene, che si capiscano. Poi però leggo gli articoli che parlano di Libia e pescatori italiani e mi cascano le braccia.

Senza andare tanto lontano da casa, 4 libici con una motovedetta hanno messo nel sacco un paese intero, si sono presi pescherecci e pescatori e se li sono portati in Libia. Addirittura hanno scritto che la Marina si è presa la responsabilità di non essere intervenuta, senza che però si sia capito chi ha dato davvero l’ordine di non intervenire, e nonostante l’elicottero della nave fosse pronto. Alla fine chi ci ha rimesso sono stati i pescatori, che si saranno sicuramente sentiti abbandonati da tutti.

Io mi domando, ma ora in Sicilia con che faccia ci tornano politici e militari? È possibile mai che con tutto quello che stava succedendo e che è già successo in passato, nessuno abbia informato almeno il politico di turno? Il ministro della difesa, per esempio, o magari anche quello degli esteri, visto che la mattina era stato proprio lì in Libia.

Poi leggo che è stato il capo della Difesa ad informare il ministro la mattina dopo, addirittura. E poi mi viene in mente che diversi mesi fa è girata la notizia che il capo di stato maggiore della marina è stato sostituito dal comando di Mare Sicuro dal capo della Difesa che è un pilota, che è un po' come dire che un alpino ora comanda i caccia. E lì ritornano i dubbi, ma siamo sicuri che tutta l’organizzazione sia davvero unita e soprattutto affidabile? Perché poi magari non c’entra niente, ma ritorna in mente tutta la storia degli aerei americani, gli F 35, che non si capisce a chi devono andare.

Sarebbe interessante vedere se per caso un giudice volesse vederci chiaro chi chiamerebbe, se il comandante della nave o altri più gallonati di lui. Certo che se la colpa è solo dei militari e nessun politico ci è entrato, vuol dire che i ministri non hanno il controllo delle crisi. Oltretutto ho letto che nel 2015 la marina è intervenuta per un caso simile con gli incursori, quindi ora che succede, che solo il comandante è il colpevole di tutto?

Mi scusi per la confusione, magari avrei potuto raccontare meglio, ma da cittadino mi rimane forte l’idea che ai militari sia rimasto il cerino acceso in mano per loro responsabilità.

E mi domando pure cosa ne pensino i pescatori siciliani o i pirati africani, che ora sanno che da quelle parti si riesce a passare perché tanto i militari non intervengono con la durezza che invece usano gli altri.

Un lettore

   

Caro lettore, la ringrazio per le riflessioni e le domande. Molte sono le stesse che ci poniamo anche noi.

Un unico appunto: il nostro ministro degli esteri (già vicepresidente del consiglio, ministro dello sviluppo economico e ministro del lavoro e politiche sociali) era stato in Libia il giorno precedente, non lo stesso.

La questione di fondo temo sia il nostro stesso Paese: un gregge sparso - guidato da chihuahua - in cui la gravità non risiede mai in un problema ma nella "lesa maestà" di cui si incolpa chi osa sollevarlo o semplicemente fa una domanda. Figuriamoci se, come lei, ne pone dieci!

Parlando di pirateria è sicuramente sconfortante constatare che, nonostante la talvolta eccellente preparazione dei nostri militari, siano norme bizantine e retoriche eunuche a caratterizzare la nostra "deterrenza". Ma in fondo, se la bandiera italiana non suscita più timore e rispetto in sorridenti predatori in divisa o in giacca e cravatta, può sperare di farlo in criminali armati di kalashnikov mentre ci sparano addosso?

Andrea Cucco

Immagini: Marina Militare / camera dei deputati