Lettera aperta al generale Nicolò Manca contrario ai sindacati militari

19/01/19

Buongiorno Generale. Parlerò con franchezza come ho sempre fatto, specialmente con lei che della franchezza ne ha sempre fatto un cavallo di battaglia. Siamo stati uniti nella difesa a spada tratta delle basi in Sardegna e questo ci ha visto spesso insieme anche in occasioni pubbliche e di questo gliene do atto e la ringrazio. Mi consenta, tuttavia, di esternare tutta la mia assoluta contrarietà al suo pensiero in merito ai sindacati militari!

Ho letto il suo recente articolo su Difesa Online e non condivido nemmeno le virgole. Il suo pensiero su questo tema, mi permetta una battuta, rischia di essere collocato in un secolo che non c'è più fatto di cavalli e baionette dove certi ragionamenti non solo erano condivisibili ma addirittura necessari per via della struttura stessa dello strumento militare. Oggi non è più così fortunatamente e il sindacato militare è frutto di storiche battaglie iniziate in piazza nel '75 dal movimento militari democratici per restituire dignità ai lavoratori con le stellette fino a quegli anni vessati da un sistema militare che nemmeno aveva l'orario di servizio, pagava malissimo e le condizioni nelle basi e caserme erano pessime per una infinità di cose che non sto qui ad elencare.

Il sindacato militare è frutto di una sentenza della Corte costituzionale della nostra Repubblica, frutto di ricorsi a Strasburgo e di indicazioni dell'Unione europea e non un vezzo di un ministro a 5 stelle come lei sostiene nel suo articolo.

È frutto della richiesta della maggior parte degli uomini in divisa che non si riconoscono più in un sistema militare borbonico che vuole solo comandare e controllare tutto. Il militare di oggi è colto, laureato ed altamente specializzato inserito in una società moderna che corre alla velocità della luce.

Il sindacato militare non è un limite ma un valore aggiunto per migliorare le istituzioni militari con l'apporto di nuove idee, nuova linfa e buone pratiche. È dimostrato che gli stati maggiori arrivano fino ad un certo punto nel trattare il benessere del personale, che oggi più di ieri è la risorsa più importante della difesa, e dove non arriva lo stato maggiore oggi entra il sindacato, fatto da militari in servizio, per contribuire anche attraverso la pressione politica e mediatica al miglioramento della vita nelle basi e nelle caserme. I comandanti, al contrario di quanto afferma lei, non arrivano ovunque e hanno enormi limiti innanzitutto disciplinari e anche finanziari.

Spetta oggi ad un attore terzo, libero e democratico, dare una mano per migliorare le condizioni del personale militare e vigilare che tali condizioni siano idonee a garantire l'operatività dello strumento militare. Infatti quest'ultimo aspetto interessa tutti e non solo gli stati maggiori poiché le forze armate sono dei cittadini e i militari sono cittadini a loro volta al servizio di cittadini.

È arrivato il momento di aprirsi al cambiamento ed evitare inutili resistenze poiché queste possono solo esacerbare il clima e aprire un fronte caldo che rischia di dividere ideologicamente personale militare e stati maggiori.

Il sindacato militare è per tutti! Anche per gli stati maggiori perché dove non arrivano i vertici militari possono arrivare i sindacati attraverso la politica, la mediazione e la stampa. Queste sono le forze armate di oggi e del futuro volute dalla Consulta. Forze armate che abbracciano i propri lavoratori e ci lavorano insieme attraverso strumenti legalmente riconosciuti, con tutte le garanzie di legge come i sindacati.

Sempre con stima e affetto

Antonsergio Belfiori (Promotore del Comitato per la costituzione del SIAM - Sindacato Aeronautica Militare)

   

Non condivido. In tutto questo si parla solo e sempre di politica di politica di politica. Per chi vuol fare politica va benissimo, ma non per me. Se l'avessi pensata diversamente avrei lasciato la divisa e sarei passato alla politica. Resta il fatto che qualche rompipalle militare anche se non sembra influenza e come le cose.

Tuttavia le nostre rispettabili opinioni interessano reciprocamente solo noi due, ma le confesso che mi illudo che tra i 20.000 lettori della mia paginetta nel primo giorno di Difesa Online un buon (?) numero la pensi come me.

Gen. Nicolò Manca

Foto: U.S. Army