Il vento dell’Est

(di Adriano Tocchi)
03/06/16

Lo scadimento morale e materiale che ha segnato la società russa nel primo decennio successivo al crollo dell’impero sovietico ha rappresentato un quadro oggettivo, variamente sottolineato dall’opinione mondiale: mafia, corruzione, prostituzione, liberismo senza controllo ne sono stati gli elementi caratterizzanti. Questo disastro non ha risparmiato le forze armate che, abbandonate a se stesse, hanno subito anch’esse lo stesso medesimo processo di decadimento spirituale, con perdita di motivazione ed evidenti carenze sul piano dell’organizzazione, dell’aggiornamento e degli armamenti. Effetto di questa involuzione può essere considerato l’insuccesso russo riportato nella prima guerra cecena. Ciò sino al 2000, quando l’inerzia e la precaria stabilità che connotavano le rovine dell’impero e di cui Eltsin era stato l’ultimo epigono, vengono sostituiti dalla svolta promossa da Putin, presidente tradizionalista che crede nei valori della Santa Madre Russia.

Sulla base di questi principi Putin dà il via ad un processo di rinnovamento nell’ambito del quale trova spazio privilegiato una nuova “Dottrina militare della Russia” con un imponente programma di riarmo, grazie al quale le FFAA russe vengono ricollocate al centro dell’attenzione del Paese.  

Altra conseguenza dello “scioglimento” dell’URSS e dello scioglimento del Patto di Varsavia era stato il venir meno della cintura di sicurezza che separava la Russia dall’Occidente con una “occupazione” progressiva da parte della NATO di tutte le nazioni dell’est Europa in passato satelliti e baluardo di Mosca. Oggi tutti quei popoli, avendo rinunciato alla propria identità, coltivano il sogno americano, tengono a riferimento i suoi pseudopodi politico-amministrativi europei, ormai ridotti ad uno stato di inconscia sudditanza e dipendenza politica.

Mentre questi mutamenti geopolitici si stavano determinando nell’est dell’Europa, ad ovest l’impero a stelle e strisce ha sviluppato e rafforzato il collaudato sistema di vassallaggio e controllo della UE,  attraverso figure come Francois Hollande e Angela Merkel, senza tralasciare di appoggiare, più o meno apertamente, gli integralisti islamici ceceni o gli estremisti lealisti che combattono contro i russi in Ucraina. La linea di condotta, il leitmotiv, è quello di demonizzare e ove possibile sparare su tutto ciò che è russo o filorusso, instaurando una situazione politico-diplomatica ma anche militare, forse più difficile di quella che i meno giovani hanno respirato durante la Guerra fredda.  

Dal punto di vista militare, nell’est europeo, la NATO ha dislocato un certo quantitativo di forze d’intervento rapido e di Divisioni meccanizzate nonché realizzato il dispiegamento di una rete antimissile. Tutto questo non poteva lasciare indifferente la Russia che segue con grande attenzione questo complesso di attività militari USA/NATO ma soprattutto il processo di radicale assoggettamento dell’Occidente europeo agli USA. La trasformazione delle sue “ex-colonie” in “colonie” USA agita il Cremlino probabilmente ancor più della perdita delle stesse.

Gli analisti e politologi russi hanno ben chiaro il declino del potere USA e di quello del dollaro che, in tempi più o meno brevi, perderà il suo ruolo di riserva primaria e di valuta di scambio nel pianeta. Condizione questa che obbligherà gli USA a cercare nuove dinamiche internazionali, per esempio, ridare vita, in maniera concreta ed evidente, alla apparentemente sopita Guerra fredda e, ove necessario, ad una nuova grande crisi planetaria. Lo scenario rappresentato da un Occidente diviso, debole e  incapace di tutelare i propri interessi e da un est europeo (ex sovietico) assoggettato e servile appare assai favorevole come  potenziale “terreno di battaglia“, perché ben lontano dal suolo e dagli interessi diretti degli USA, ma alle porte della Russia.

E i russi ?

“ …. co’ i nemici irreconciliabili conviene prepararsi alla guerra difensiva e poi uscire con tutto il vigore all’offensiva” (Bartolomeo di S. Francesco, 1710)

I russi, avendo ben chiari i pericoli e i rischi di una sfida convenzionale da parte dell’Occidente e quelli di un eventuale conflitto su larga scala, stanno prendendo le naturali contromisure per far fronte a tali minacce. Soprattutto per quanto riguarda la prospettiva di un conflitto su larga scala, i russi hanno reso chiaro ed  inequivocabile che gli USA non potranno dare inizio ad una simile avventura pensando, come per il passato, che il suolo americano possa restare estraneo al conflitto ed immune da attacchi.  Lo sforzo russo è vasto e complesso e copre quasi interamente ogni aspetto della pianificazione delle forze armate.

Sino all’inizio dello scorso anno non esistevano elementi concreti tali da far pensare ad una reale minaccia da parte dell’Occidente e, pertanto la Russia aveva schierato nel Distretto militare occidentale una forza militare quantificabile in poche brigate. Da allora ad oggi le cose sono drammaticamente cambiate e la Russia si è prontamente adeguata a tale nuova situazione. È stato ufficialmente annunciato su questo fronte lo schieramento della Prima Guardia Corazzata che comprende  la quarta guardia corazzata “Kantemirov”,  la seconda Guardia di fucilieri motorizzati “Taman”, la sesta brigata di corazzati,  la ventisettesima Guardia motorizzata di fucilieri “brigata Sevastopol” ed un numero considerevole di  unità di supporto. La Prima Guardia Corazzata è attualmente equipaggiata con carri armati  T72B3 e T-80 che verranno rimpiazzati con i nuovissimi T-14 Armata. La copertura aerea è assicurata da elicotteri da attacco Ka-52 e Mi-28.

Il nuovo sistema missilistico tattico Iskander-M deve essere considerata la risposta russa alla penetrazione del sistema antimissilistico USA/NATO nell’est Europa e potrebbe essere impiegato contro unità ed equipaggiamenti che la NATO ha già dislocato nelle regioni orientali del continente.

Né la Prima Guardia Corazzata, né il sistema Iskander-M possono rappresentare una minaccia per il territorio USA. La Russia aveva però bisogno di un'arma che, nel deprecabile caso di un conflitto su larga scala, potesse di fatto portare la guerra sul territorio americano. Questa è stata assicurata dal RS-28 “Sarmat” (SS-x-30 secondo la classificazione NATO), in grado di portare 10-15 testate MIRV che vengono rilasciate in una traiettoria suborbitale, restando manovrabili anche a velocità ipersoniche.

Per quanto attiene alla Marina russa, degli Status 6 è già stato trattato su queste stesse pagine, resta solo da sottolineare come si tratti di un sistema che, data la velocità e la portata, è praticamente invulnerabile e non localizzabile.

In conclusione, i russi, come naturale, sono anche loro spaventati dalla guerra e disponibili a deviare dalla loro strada per evitarla ma, qualora si rendesse  necessario, sono  pronti ad affrontarla. Molti eserciti europei hanno sfidato negli ultimi secoli quello russo e in questo percorso sono andati incontro a scenari da incubo.

C’è una sostanziale diversità tra il modo di vedere la guerra da parte dei russi rispetto agli Occidentali. In Occidente la guerra è un prolungamento di logiche politiche e di queste ha la connotazione etica e morale. Per i russi la guerra è stata quasi sempre una feroce lotta per esigenze di sopravvivenza.

Ecco perché i russi dicono “La Russia non inizia le guerre, le conclude e basta”.

(Adriano Tocchi, presidente ANPd'I Roma)

(foto: TASS)