Critica di un lettore sulle posizioni di Difesa Online riguardo al carabiniere ed alla bandiera della marina imperiale tedesca

15/05/18

Egr. Direttore sono un occasionale lettore della Sua rivista di cui apprezzo l'approccio indipendente rispetto alle analisi, in genere stereotipate, che prevalgono sugli organi di stampa a maggiore diffusione.
Vorrei, d'altra parte, porre alla Sua attenzione come le posizioni assunte dalla Sua rivista in ordine ai fatti che hanno visto un carabiniere esporre nella sua stanza la bandiera della marina imperiale tedesca, possano apparire, a mio modesto avviso, un po' sopra le righe e, soprattutto, quasi speculari rispetto a chi, in modo senz'altro rozzo e cialtronesco, ha accusato il militare di inaccettabili simpatie neo naziste.
Personalmente ritengo che il principio fondamentale che dovrebbe guidarci nel valutare l'intera faccenda è che, all'interno di una caserma (sebbene in una stanza personale), gli unici simboli di cui dovrebbe essere consentita l'esposizione sono quelli riconducibili alla Repubblica Italiana, a nulla rilevando, a tal fine, che il militare nutra interessi per gli studi storici.
Quel militare potrà, ad ottima ragione, essere interessato alla storia, anche recente, della Germania, potrà a giustissimo titolo, nutrire ammirazione e rispetto per l'efficienza ed il valore in combattimento delle unità militari della Kaiserliche Marine e del Deutshes Heer o della Wehrmacht ovvero dell'esercito di qualsivoglia stato (presente o passato), ma, evidentemente, non sono di immediata comprensione i motivi che lo spingono ad esibirne i simboli.
Per il resto qualsiasi discussione intorno al nazismo (o all'antinazismo), qualsivoglia espressione di esaltazione o di condanna, si appalesa stucchevole se non intesa in una prospettiva eminentemente storica. Mero esercizio retorico da parte di cialtroni e/o somari che, per ragioni opportunistiche, fingono che esso rappresenti una categoria attraverso la quale interpretare la realtà attuale, dimenticando che gli orrori perpetrati dai nazisti sono stati oggetto di condanna inappellabile sia da parte della storia che di un vero e proprio tribunale umano (rappresentando, invece, tale ultimo avvenimento, un precedente per un fenomeno di portata attualissima - attesa l'iperattività recente del tribunale dell'Aja - quale quello di processare i vinti accusandoli, immancabilmente, di crimini contro l'umanità, spostando così il confronto tra gli stati da un mero conflitto tra divergenti interessi nazionali alla dimensione tipicamente ideologica del bellum iustum).
Nel caso che ci occupa, ritengo, andrebbe semplicemente rammentato che una persona che sceglie di farsi servitore dello stato (militare, burocrate, magistrato, ministro e così via), e che abbia anche solo un minimo di dignità, deve fedeltà ad una sola bandiera: quella italiana.

Cordialmente

Stefano de Martino

   

Gentile Stefano, grazie della lettera. È l'ennesimo pensiero che, in ogni caso, assieme ai numerosi commenti controcorrente sulla questione, per quanto si possa sottovalutare, ha probabilmente contribuito all'annullamento della sanzione disciplinare nei confronti del carabiniere.

Nelle dittature, alla morale ideologicamente imposta non seguono quasi mai critiche o scambi di vedute. Questa volta è andata male a qualcuno alla disperata ricerca di consensi elettorali e, dal momento che il regime era oramai al capolinea, il giochetto non è riuscito.

Forse dovremmo impegnarci maggiormente a riflettere sulla distinzione tra forze armate e politica. In pochi periodi come gli ultimi anni la coscienza di uomini e donne in divisa è stata messa alla prova di fronte alla consapevolezza di tante menzogne ed ipocrisie.

In fondo confondere un'insegna militare con un governo o un partito sarebbe come affermare che la nostra Difesa è stata prima renziana ed ora gentiloniana silveriana. Una considerazione - se espressa al di fuori della corte - assolutamente assurda e profondamente ingiusta.

Andrea Cucco