Per sopravvivere il P.1HH della Piaggio si deve "civilizzare"

(di Tiziano Ciocchetti)
13/06/19

Con un nuovo Decreto Legge (in fase di preparazione) l’Esecutivo vorrebbe spostare i 766 milioni di euro stanziati per lo sviluppo e l’acquisizione del nuovo drone della Piaggio Aerospace P.2HH su di un programma incentrato sull’aggiornamento di 19 aerei P.180, l’acquisto di 10 nuovi P.180 EVO per la Pubblica Amministrazione, nonché il completamento della certificazione del P.1HH per poi acquistarne, nel breve periodo, due sistemi completi di 2 GCS (Ground Control Station), più altri due nel medio periodo.

Soprattutto sul drone della Piaggio che, recentemente, si è focalizzata l’attenzione da parte del Governo e dei vertici militari al fine di valutare la prosecuzione del progetto, dopo l’abbandono da parte del socio arabo Mubadala, Fondo Sovrano degli EAU, che aveva investito circa un miliardo di euro per portare un certo numero di velivoli a questo livello tecnologico.

Proprio il P.1HH rappresenta il prodotto a più alto contenuto tecnologico di tutta la componente industriale della Piaggio Aero Industries.

Infatti, per la progettazione del P.1HH, ai sistemi derivanti dal P.180 sono stati aggiunti tutti gli elementi di remotizzazione, come il sistema digitale di bordo ed i sistemi datalink per la trasmissione (in linea di vista e satellitare) dei segnali di comando e controllo, il sistema di missione e la stazione di comando e controllo di terra (GCS).

Sulla base di queste caratteristiche che il sistema P.1HH della Piaggio Aerospace è stato scelto dalla società U-Avitalia, riunita in RTI con Piaggio e Bcube, per concorrere fruttuosamente al Bando di ricerca e sviluppo indetto da ENAC per dimostrare il concetto di un Cargo Aereo a Pilotaggio Remoto.

Con tale progetto, la Capogruppo del RTI U-Avitalia ha messo in campo un grande progetto nazionale dell’utilizzo di piattaforme e sistemi SAPR per l’uso civile in spazi aerei non segregati e Piaggio effettuerà, grazie a ENAC che collaborerà con EASA, la sperimentazione necessaria per poi ottenere dall’Ente per la Sicurezza Europea la Certificazione prevista per la Categoria, appunto denominata Certified, per volare negli spazi aerei non segregati: cosa quest’ultima che interessa anche i mezzi militari che debbono effettuare operazioni al di fuori dei corridoi militari.

Difesa Online ha intervistato il presidente di U-Avitalia, Donatello Gianni, il quale ci ha esposto le possibilità di utilizzo in campo civile del P.1HH.

Il P.1HH deve essere spinto come velivolo militare oppure deve essere civilizzato per avere un mercato?

Bisogna entrare in un ambito duale: Io mi occupo di dualità dal 2006. Come spesso accade le tecnologie nascono in ambito militare per poi espandersi anche in quello civile. Noi ci occupiamo della civilizzazione di questo mezzo, se poi abbia delle applicazioni in ambito militare non riguarda la nostra attività.

Probabilmente i vertici militari hanno riconosciuto che il P.1HH non soddisfa i requisiti richiesti per l’utilizzo, secondo i parametri dell’Aeronautica Militare.

Entro il 15 giugno il Governo deciderà il numero di macchine da acquisire e le amministrazioni a cui saranno destinate.

Questo è l’unico velivolo che ha i requisiti tecnologici per poter volare all’interno degli spazi segregati e l’uso civile sarebbe, secondo noi, il modo migliore per impiegarlo.

Ad esempio uno degli usi più interessanti è quello di monitorare l’intero spazio del mediterraneo meridionale, in appoggio all’operazione Frontex.

Nel momento in cui l’ENAC ha lanciato il progetto di un drone cargo ad uso civile, la nostra società U-Avitalia, ha interpellato la Piaggio per verificare la fattibilità di un tale utilizzo con il loro P.1HH.

La fase successiva riguarda la sperimentazione, in cui dimostrare le possibilità di applicazione delle capacità del drone in ambito civile, simulando uno scenario in cui il velivolo trasporta un carico (simulato) del peso di 500 kg.

Tuttavia, con il P.1HH, si partiva da una cellula militare che poteva contare su infrastrutture militari.

Il programma prevede che il P.1HH sia dotato di un permesso di volo civile, ENAC provvederà alle strutture di supporto. La soluzione migliore sarebbe quella di utilizzare il velivolo da un aeroporto civile con le strutture opportune per supportarlo.

Si sta pensando a dei corridoi civili (corridoi dinamici) che si aprono e si chiudano a seconda delle richieste, in accordo con l’Aeronautica Militare. Le regole dell’aria non vengono cambiate sono i droni che si debbono adattare alle regole dell’ENAC.

C’è un grande incremento del traffico aereo a livello mondiale, l’unica cosa che cresce nel mondo e di conseguenza anche la spesa: l’utilizzo di un corridoio dinamico sarebbe una soluzione percorribile.

Un drone, una volta maturato, dovrebbe essere più sicuro rispetto ad un velivolo pilotato.

Il controllo del drone sarebbe da remoto oppure completamente automatico?

Il controllo umano è comunque presente (nella GCS possono essere presenti uno o più operatori). Da uno studio effettuato i costi con l’utilizzo di velivoli a pilotaggio remoto (dove per altro il fattore stress risulta ridotto) risulterebbero abbattuti di circa 35 miliardi di euro l’anno.

Il P.1HH è tuttavia studiato per diventare completamente automatico, anche se nelle prove ancora non è stato sperimentato il take-off automatico (ancora in fase di messa a punto), gli atterraggi sono stati gestiti senza il controllo umano, senza alcun malfunzionamento.

La parte più complessa che si è dovuta modificare sono stati gli attuatori, ovvero i sistemi che comandano l’abbassamento o l’alzamento degli alettoni (costruiti in esclusiva dagli israeliani).

Per ottenere un prodotto di qualità, nel campo degli aerei a pilotaggio remoto, è necessario essere competitivi sul mercato: noi siamo molto avanti.

Tecnologie che si applicano ai droni esistono già da molti anni in ambito civile.

Esistono da molto tempo, purtroppo ciò dimostra che la mancata capacità di sperimentare può portare a provocare disastri aerei, come nel caso recente del Boeing precipitato. Nonostante le perplessità inerenti a un velivolo a pilotaggio remoto, è bene ricordare che negli aerei moderni con pilotaggio a bordo, la componente umana è ridotta al minimo.

Gli stessi aerei militari sono tutti gestiti da Intelligenza Artificiale, in caso questa dovesse bloccarsi, nonostante la presenza del pilota, il velivolo sarebbe ingestibile.

Per quanto riguarda la formazione dei piloti, ci si appoggerà comunque a una struttura militare?

I piloti, in generale, nascono in sede militare dopo di che vengono presi dalle società e trasferiti in ambiti civili.

La Piaggio, nello specifico, ha acquisito dei piloti militari e li ha assunti, tuttavia il futuro sarà la creazione di una scuola specifica di volo per il pilotaggio di velivoli in remoto.

I centri di controllo (GCS) di quanti operatori necessitano?

La GCS ha due operatori principali addetti alla navigazione e alla sensoristica. Altri due gestiscono un eventuale secondo aereo (una GCS può controllare due velivoli contemporaneamente), più un altro operatore che controllerebbe un eventuale velivolo in transito.

Visto il numero di piloti impiegati da terra per un velivolo, il rapporto costi/benefici non potrebbe essere alla fine controproducente?

Il discorso è che l’operatività di questi soggetti è di gran lungo superiore rispetto a un pilota imbarcato, soggetto ad uno stress mentale e fisico assai più elevato.

Inoltre si eliminerebbero i turni di riposo, superflui per dei piloti che si troverebbero ad operare da terra.

Per quanto riguarda il trasporto sanitario, all’estero si parla dell’utilizzo di piccoli droni per svolgere tali compiti.

Si tratta di piccoli droni che portano farmaci o sacche contenente sangue e svolgono una funzione in uno scenario specifico predeterminato, a bassa intensità di presenza umana, e comunque sono macchine ad ala rotante. Noi stiamo sperimentando su macchine ad ala fissa.

Per quanto riguarda la possibilità di trasportare persone, una sorta di taxi volante?

Con questo progetto non affrontiamo questo argomento. Sono molto diversi i profili tecnologici: noi parliamo di aerei che sono mossi da motori endotermici.

Il nostro studio mostra che le tecnologie esistono, che sono mature, con capacità di sicurezza notevole. Dopo di che sono i clienti che ci dicono di cosa necessitano per le loro attività.

Piaggio non produce né piattaforme né GCS, quello che è riuscita a fare è modificare un sistema già esistente come il P.180 AVANTI. Il loro know how riguarda la capacità di convertire le macchine già esistenti, grazie alla presenza in organico di un numero elevato di ingegneri progettisti.

Quali sarebbero i vantaggi economici nell’utilizzo di un drone per il trasporto merci?

Un possibile uso potrebbe verificarsi in zone critiche (come quelle di guerra), dove la presenza di un pilota a bordo sarebbe troppo rischiosa; quelle in cui la tempistica risulta essenziale, come i farmaci oppure organi umani. Esistono innumerevoli applicazioni in cui l’impiego dei droni risulterebbe più conveniente rispetto ai vettori a pilotaggio umano. Sebbene l’ambito medico sia quello che richiama più attenzione, anche il trasporto delle merci di consumo (attraverso l’acquisto on line) trova nei droni un utilizzo ottimale.

Foto: U-Avitalia / Difesa Online