Industria della Difesa: in Italia non se ne parla, il resto del mondo ringrazia

(di Andrea Cucco)
19/07/16

L'Italia è un Paese industriale, checché se ne dica, in crisi. Per decenni generazioni di italiani sono cresciute subendo un indottrinamento fondato su un'idea di "immoralità dell'industria degli armamenti". Di conseguenza generazioni di politici, giornalisti ed ovviamente industriali, hanno vissuto con il timore di pronunciare solo il termine "arma" (talvolta anche quello con la maiuscola iniziale, ma usciremmo dal tema...).

Il risultato è che a livello globale esiste un mercato enorme, ricchissimo e legale (!) in cui potremmo far la parte del leone ma che ci vede meno che pecore (non beliamo nemmeno). In tutto questo l'Italia non fa assolutamente parte di uno "schieramento", è sola. Gli altri? Ovviamente dicono che facciamo bene e - "rubandoci" i contratti - sorridono. In Patria gli altri ricevono complimenti e, più di tutto, hanno il sostegno dell'opinione pubblica. Noi zitti e mosca, al massimo un colpo di tosse.

Qualche settimana addietro si è tenuto a Roma un convegno sullo stato di avanzamento del sistema industriale della difesa per il sistema Paese. Erano presenti i vertici militari, politici ed industriali italiani. Sono saltate fuori parecchie luci ed ombre. Le approfondiremo con i protagonisti. Cominciamo con l'on Guido Crosetto e Carlo Festucci, rispettivamente presidente e segretario generale dell'AIAD (Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza), l'associazione che rappresenta le maggiori realtà nazionali del settore.

Noi italiani, siamo assai meglio di quel che ci vogliono far credere. Se non ci sono posti di lavoro, l'economia stenta e, dall'estero, ci danno pacche sulle spalle sghignazzando... è giusto spiegare anche i perché ritenuti (erroneamente) scomodi.

Nell'intervista toccheremo anche un punto di cui la politica non ha voluto trattare: il costo enorme del "risparmio" ottenuto dal taglio degli F-35, un programma che ci vedeva produttori privilegiati (fino all'acquisto di 100 velivoli). Dopo la riduzione a 90 F-35 abbiamo perso una quota nella produzione di cassoni alari. A lungo i nostri militari sono stati dileggiati dai colleghi (britannici in primis): "Avete altri tagli in programma?".

Buona visione!