Le Porte Sante delle Basiliche di Roma sono state aperte e si è dato il via alla celebrazione del Giubileo 2025.
Una moltitudine di fedeli di tutto il mondo attraverserà il portone di San Pietro per chiedere l’indulgenza plenaria e a meno di un mese dalla solenne apertura sono stati già 545.532 i pellegrini passati per la Porta Santa.1
L’incolumità delle persone che si recheranno a San Pietro è una delle principali preoccupazioni della macchina organizzativa, gestita dall’Ispettorato di Pubblica Sicurezza “Vaticano”, sotto il controllo di Antonino Messineo, dirigente generale della Polizia di Stato con un’esperienza e capacità pluriennali che lo hanno portato, negli anni, a ricoprire incarichi di alto profilo e grande impegno nei dipartimenti investigativi antimafia, da Palermo a Caserta, per arrivare poi all’Ispettorato di Palazzo Madama e infine a quello di Pubblica Sicurezza “Vaticano”.
Messineo, con donne e uomini della Polizia di Stato, è impegnato nella protezione di quella che è una delle figure più rappresentative del mondo: papa Francesco e di tutti coloro che in questo anno Giubilare si recheranno in piazza San Pietro. All’Ispettorato di P.S. “Vaticano”, infatti, è affidata sia la protezione del pontefice nei suoi spostamenti su Roma e su tutto il territorio nazionale, che la sicurezza dell’area del Vaticano all’interno del colonnato. L’Ispettorato di P.S. “Vaticano” è nato ufficialmente nel 1945 e assolve, unico nel suo genere, ai compiti di sicurezza in uno stato estero.
Dottor Messineo ci racconti quali sono i compiti di questo Ispettorato.
È una struttura che ha molte responsabilità, ancora più evidenti ora: con il Giubileo gran parte degli eventi si svolgeranno proprio all'interno di Piazza San Pietro e ciò comporterà una serie di attività per garantire la sicurezza dei fedeli e del sommo pontefice che, dentro la piazza, assolve alla sua missione: stare vicino al popolo di Dio, ossia ai pellegrini che verranno nella città di Roma.
Proprio per garantire il massimo della sicurezza, già da cinque anni, con decreto del giugno 2020, il capo della Polizia ha istituito all'interno dell'Ispettorato di P.S. “Vaticano” l’Unità Operativa di Primo Intervento (UOPI), costituita da personale altamente specializzato, in grado di fronteggiare situazioni di particolare criticità e di contrastare ogni forma di minaccia violenta in Piazza San Pietro.
Quali numeri vi aspettate?
Secondo le stime del Vaticano, nel corso dell'anno saranno circa 30 milioni le persone che si recheranno a Roma, e la gran parte degli eventi giubilari (una trentina più o meno di appuntamenti nodali) si concentrerà su Piazza San Pietro.
Questo comporterà un coordinamento con tutti gli attori della sicurezza nazionali: stiamo infatti lavorando già da un anno per prepararci a gestire questi eventi nel modo più adeguato, affinché i pellegrini possano accedere ai luoghi di culto serenamente.
Per mia natura sono una persona che fa della pianificazione e della programmazione lo scopo del proprio lavoro; più che nella repressione, io credo molto nella prevenzione. Fare prevenzione significa conoscere il teatro operativo e prefigurarsi tutte le risposte all'interno di quello specifico quadro di azione, in modo che l'evento non si trasformi in qualcosa di disagevole, di pericoloso, anche per chi interviene.
Voi seguite il santo padre al di fuori di Piazza San Pietro, qual è la maggiore criticità?
L'Ispettorato di P.S. “Vaticano” si occupa di garantire la sicurezza del papa e quindi anche quella dei teatri operativi dove lui andrà a svolgere la Sua opera pastorale su tutto il territorio nazionale. In questa attività, l’Ufficio si appoggia principalmente alle strutture di polizia sul territorio. Rispetto a una figura istituzionale o a un leader politico, è molto più difficile approntare sistemi di sicurezza per il papa, perché si tratta di una personalità che ha bisogno di stare in mezzo alla gente, che vuole avere un contatto diretto con “il suo popolo”.
Come si gestisce la Piazza?
Solitamente sono circa 20-30 mila le persone che accedono ogni giorno in Piazza San Pietro; durante il Giubileo gestiremo probabilmente un afflusso maggiore, e trattandosi di fedeli e pellegrini bisogna avere nei loro confronti la giusta sensibilità, un approccio umano e gentile.
Come preparate il personale?
Quello che fa la differenza in ogni luogo di lavoro è la componente umana. La tecnologia è sicuramente molto importante: ti aiuta nel lavoro a sviluppare le attività di analisi, di conoscenza del territorio, delle persone, e di tutto quello che avviene sul web e che può rivelare eventuali insidie dietro ogni evento. Ma tutto questo deve essere subordinato all’intelligenza umana. Lo dico sempre, forse sono un po' vintage perché ho alle spalle quarant’anni di polizia, ma sono convinto che l'intelligenza umana e la professionalità dell'operatore, in qualsiasi campo, siano fondamentali.
La tecnologia è utile e, nello specifico, la nuova sala operativa ci consente di monitorare Piazza San Pietro in modo puntuale: decine di telecamere consentono di focalizzare l'attenzione su ogni angolo della piazza, con una risoluzione che ci regala un grande livello di precisione e visione.
Per il Giubileo, poi, abbiamo aumentato sia il numero delle apparecchiature radiogene, che rilevano la presenza di materiali potenzialmente offensivi, che quello del personale abilitato ad effettuare i relativi controlli di sicurezza per l’accesso in Piazza San Pietro. Inoltre, in questo Ispettorato agisce una piccola task force di intelligence che scandaglia il web ogni giorno, i social e le fonti aperte, alla ricerca di eventuali criticità che possano compromettere il sereno svolgimento degli eventi e dei servizi di ordine pubblico organizzati per gestirli. La minaccia terroristica, infatti, ha imposto negli anni una maggiore attenzione nel nostro lavoro, senza comunque dimenticare chi, anche solo per avere visibilità, potrebbe tentare di porre in essere azioni di protesta, non consentite, in Piazza San Pietro.
Quanti uomini ha sotto il comando?
Circa duecento uomini.
E invece quelli della UOPI?
Sono 14 operatori che si alternano, sempre presenti su piazza San Pietro, e che si muovono con me nei servizi di sicurezza e tutela ravvicinata del sommo pontefice, sia in occasione dei suoi spostamenti in Roma come vescovo dell’Urbe, che su tutto il territorio nazionale come capo della Chiesa cattolica. Nello specifico tale Unità, il cui personale è in possesso anche dell’abilitazione quale operatore di scorta, viene impiegata anche in funzione di G.I.R. (Gruppo Intervento Rapido), terza vettura specializzata del dispositivo di scorta al pontefice.
Come gestite l'attenzione e il lavoro post-evento?
Alla fine di ogni servizio di ordine pubblico in Piazza San Pietro o di tutela ravvicinata al santo padre, sono solito riunire il personale dell’Ispettorato per un debriefing. In quella sede analizziamo eventuali criticità accadute, perché da ogni imprevisto si può imparare qualcosa per affrontare nel modo più adeguato le situazioni future. A me piace quando succedono eventi inaspettati, ovviamente non dannosi, che ti aiutano a crescere e quindi a gestire meglio gli eventi successivi. Dico sempre ai miei collaboratori: “una volta possiamo sbagliare, la seconda volta non si può sbagliare più”.
Lei ha avuto una lunga carriera nella Polizia con comandi molto importanti, dalla Sicilia a Roma. Cosa ha portato in questo Ispettorato?
Dico sempre che la cosa fondamentale è lavorare con passione: in ogni ufficio ti porti l'esperienza che ti aiuta a gestire qualsiasi tipo di lavoro. Con l'esperienza acquisisci anche sicurezza; io non ho mai tramesso ansia al personale sottoposto alla mia direzione, perché se lo facessi li indurrei a commettere errori, su questo non ci sono dubbi.
Un po’ di paura, invece, è fondamentale, perché la paura ti rende attento e ti mette in moto, la paura si trasforma nella giusta considerazione degli eventi che hai davanti. Lavoriamo bene con la consapevolezza di avere fatto tutto il possibile, in modo da non doverci rimproverare nulla: tutto quello che succederà durante il Giubileo cercheremo di viverlo con questo tipo di approccio. Ovviamente, nella gestione degli eventi giubilari non saremo soli, ma verremo coadiuvati da tutti gli organi interessati: la Questura, la Prefettura e il Comune di Roma, le altre Forze dell’Ordine, la Gendarmeria Vaticana, la Protezione Civile e tutti i volontari.
Qual è il rapporto con la Gendarmeria Vaticana?
Il rapporto è di amicizia e collaborazione, necessaria in primo luogo a garantire al meglio il servizio di scorta al papa, e in secondo luogo la sicurezza di tutti coloro che vogliono incontrare il pontefice. Inoltre, la Polizia di Stato condivide con la Gendarmeria Vaticana il Santo Patrono, San Michele Arcangelo, ed è per questo che da diversi anni ne celebriamo insieme la ricorrenza il 29 settembre.
Il suo primo ricordo di questo servizio?
Il 17 di marzo del 2023 fu il mio primo servizio di scorta al santo padre, in una chiesa di Roma e in quell'occasione Lo conobbi, mi presentai a Lui come il responsabile della sicurezza sul territorio italiano ed è un ricordo indelebile: in fondo non è una cosa di tutti i giorni conoscere e lavorare con il pontefice!
Quali sono i reati o le difficoltà che avete registrato di più nell'ultimo anno nella piazza?
Non ci sono grandi reati, come nelle altre zone facciamo attenzione ai borseggiatori, ma qui le situazioni da gestire non sono di pericolosità, ma soprattutto di disagio. Nello specifico, nell’ultimo anno è cresciuto il numero dei senzatetto che vivono stabilmente in zona. Sono persone che conosciamo, il santo padre è molto attento ai loro bisogni, ed è per questo che anche noi spesso siamo vicini alle loro necessità.
1 dal sito Iubilaeum2025.va del Vaticano
Foto: Antonio Morlupi