Elezioni 2018: l'esperienza in commissione Difesa dell'on. Gianluca Rizzo (M5S)

(di Andrea Cucco)
22/02/18

La consultazione elettorale è alle porte e, anche nel migliore dei casi, si profila un periodo difficile per la Repubblica. Il mondo della Difesa è tenuto tradizionalmente sottotono - se non addirittura soggetto a censura! - in tempi "felici", figuriamoci cosa potrebbe riservarci un lustro di equilibrismi e compromessi.

Per avere un'idea più corretta, o almeno "meno fake" delle idee in campo, ospitiamo alcune interviste a politici che con la Difesa hanno avuto o avranno ancora a che fare.

In attesa delle "liste dei ministri", cominciamo con un rappresentante del Movimento 5 Stelle, una realtà apparentemente lontana dai militari ma che può destare sorpresa.

Onorevole Rizzo, durante la legislatura è stato membro della commissione Difesa. Come ha vissuto l'esperienza?

È stata sicuramente un’esperienza forte e ricca di momenti intensi, che mi ha dato l'opportunità di approfondire il funzionamento del Mondo della Difesa, un mondo poco noto all'opinione pubblica o che lo è stato sino a quando non siamo entrati noi del Movimento 5 Stelle nelle Istituzioni.

La Difesa racchiude una miriade di ambiti professionali: la salute, il lavoro, l'industria, la formazione, la ricerca e sviluppo, rappresentando una realtà a parte, completa, con delle specificità che le vengono assegnate dalla Costituzione per garantire la sicurezza del Paese e la tutela dei nostri interessi nel mondo. Aver partecipato attivamente ai lavori della commissione mi ha permesso di comprendere fino in fondo l’importanza del ruolo che l'Italia ha nello scacchiere Geo-Politico euromediterraneo e nel contesto mondiale; basandomi su questi principi mi sono sempre assunto la responsabilità di ogni voto e di ogni parere espresso sugli atti posti al nostro vaglio.

Quando si parla di sostegno del mondo militare il Movimento 5 Stelle non è il primo soggetto politico che viene in mente...

Probabilmente verrà in mente a chi ha avuto l'opportunità di poter conoscere il modo in cui lavoriamo. Siamo andati oltre il concetto stesso di "ispezione parlamentare", da parte nostra c'è stata una ferma volontà di conoscere più da vicino e più approfonditamente l'ambiente lavorativo dei nostri uomini del comparto Difesa, effettuando centinaia di visite conoscitive fra tutte le forze armate, passando dalla MM alla AM all'EI e ai CC, esperienze che ci hanno permesso di avere una percezione più realistica delle tematiche oggetto dei nostri lavori parlamentari.

Ha fatto il servizio militare?

Ho svolto il servizio di leva obbligatoria nel 1996, presso il 62° rgt carri "Sicilia" a Catania, ma quasi sempre sono stato in missione e per molto tempo impiegato in operazione "Vespri Siciliani" a Siracusa presso il tribunale, ho fatto vigilanza coste a Pantelleria e un mese circa nel poligono di Capo Teulada. A distanza di tanti anni ho potuto rivedere alcuni luoghi in cui ho vissuto esperienze che mi hanno sicuramente fatto crescere umanamente, però ho guardato diversamente ciò che avevo visto con gli occhi di un ventiduenne che aveva ricevuto una divisa mimetica con i gradi di caporale.

Oggi sono segretario della commissione d'inchiesta "Uranio" e il presente mi racconta la storia di un ragazzo, che oggi non c'è più, che scriveva alla propria madre descrivendole le esercitazioni e le esplosioni nei poligoni sardi, trasfigurando quella realtà e trasformando quei bagliori e quelle scintille in spettacolari e affascinanti fuochi d'artificio... con gli occhi di un ragazzo che si sentiva protetto dal proprio Paese, convinto che quei fumi non fossero stati nocivi per la sua salute.

La relazione finale della commissione d'inchiesta parlamentare sull'uranio impoverito ha fatto discutere. Quali sono le sue valutazioni in merito?

Come già detto ho avuto l'onore di far parte di una commissione d'inchiesta che il Movimento 5 Stelle ha voluto fortemente tramite l’impegno della mia collega, prima firmataria della proposta di legge che ne chiedeva l'istituzione, Marialucia Lorefice.
Questa è stata la quarta commissione d’inchiesta autorizzata dal Parlamento a seguito dei primi militari deceduti dopo aver prestato servizio all’Estero, nei Balcani in particolare.

Questa commissione ha inciso favorevolmente nel dibattito su coloro che hanno subìto danni alla salute o peggio subendo la perdita di propri cari, mettendo “nero su bianco” l'esistenza di un nesso causale tra le patologie contratte dai nostri militari e l’esposizione all’uranio impoverito e alle nanoparticelle prodotte dalla sua esplosione e a tutti gli altri fattori ambientali oggetto dei lavori della commissione. Ricordo in particolare l'amianto, il radon o le vaccinazioni massive. Ciò è riscontrabile con l’approvazione dell'atto finale votato nei giorni scorsi. La relazione è stata molto precisa grazie all'ottimo lavoro svolto dai commissari e dai nostri consulenti.

Il nostro voto alla relazione è stato favorevole e ciò che mi rende orgoglioso è stato il riconoscimento al Movimento 5 Stelle, dalla quasi totalità dei colleghi degli altri schieramenti politici, del grosso merito per il risultato ottenuto.

Il generale Bertolini, ha sottolineato che ci sono pericoli più gravi di cui tenere conto (v.intervista): la prima misura di sicurezza per un soldato è l'addestramento. Un'attività assolutamente insufficiente nel nostro Paese...

Della visione militaristica del generale Bertolini ho rispetto ma non è la stessa che abbiamo percepito con le visite svolte dalla commissione d'inchiesta e audendo le tante figure del mondo della Difesa italiana chiamate a Roma. Come non poter pretendere, soprattutto per tutto ciò che riguarda l’addestramento del personale e tutto ciò che attorno vi ruota, il rispetto della normativa vigente in materia di sicurezza sul lavoro. Non possiamo assistere ad altri casi Nasta o contare altre vittime che, pur obbedendo a degli ordini ben precisi, resterebbero vittime dei pericoli a cui si andrebbe incontro nei Poligoni, o in ambienti in cui sono avvenuti bombardamenti.

Paradossalmente è come se i nostri uomini in azione venissero dotati di giubbetti antiproiettile non per salvare loro la vita ma per renderli capaci di continuare a combattere nonostante un eventuale ferimento a un braccio o a una gamba. Se l’Italia ambisce a raggiungere eccellenti risultati dal punto di vista della tutela del proprio personale sicuramente non può non dotarsi di nuove procedure e strumenti in grado di superare la “giurisdizione domestica” che abbiamo avuto l’opportunità di conoscere in ambito militare.

Video del movimento criticano la componente (in percentuale) del bilancio della Difesa destinata agli stipendi, promettendo soluzioni. Cosa farete, diminuirete ulteriormente gli organici o aumenterete i fondi?

Il bilancio della Difesa, al netto degli ulteriori fondi che vengono garantiti dal MEF e dal Ministero per lo Sviluppo economico, è fortemente sbilanciato verso il costo del personale. Riteniamo valido il rapporto 50/25/25, dove 50 è la percentuale di assegnazione del bilancio del ministero (che ricordo essere oltre i 20 miliardi) per pagare stipendi, straordinari e indennità varie, nonché le pensioni ausiliari e l'ARQ.
Le percentuali del 25 indicano invece i valori di bilancio a cui ambire per il mantenimento dello strumento militare e per investire in ammodernamenti e sistemi d'arma. Le faccio un esempio di ciò che è avvenuto: Il M5S intende revocare i finanziamenti pubblici ai giornali, sa qual è stato il risultato? Buona parte dei giornali che ricevono fondi non mancano occasione di screditarci con articoli e interviste. Ecco, si può dire che anche nel campo della Difesa si è voluta strumentalizzare una considerazione strettamente personale fatta da un nostro consulente che lanciava l'allarme verso ciò che in Italia ancora succede: abbiamo un rapporto tra dirigenti e comandati molto basso, il che potrebbe lasciare presagire che vi sia la necessità di alleggerire le catene di comando, facendo altresì raggiungere quel rapporto tra le tre configurazioni di spesa a cui ho già accennato.

A tal proposito ne approfitto per smentire la fake news che farnetica su eventuali tagli degli stipendi per gli uomini del comparto difesa e sicurezza da parte del M5S, NON È ASSOLUTAMENTE VERO, mai discusso di una cosa del genere e solo un folle potrebbe farlo!

Troppe missioni militari italiane assecondano politiche estere straniere e troppo spesso concorrenti. Con un governo 5 stelle cambierà qualcosa?

Pensiamo che sia fondamentale partecipare alle missioni internazionali ove siano evidenti le finalità di protezione della nostra nazione e dei suoi interessi nel mondo o di chiara matrice di aiuto alle popolazioni civili dalla violenza delle guerre e delle rivolte dettate da motivi economici, razziali o volute da dittatori senza scrupoli. La missione in Afghanistan non solo non incarna nessuna di queste premesse ma, a distanza di 12 anni, misurandone l'efficacia, si può solo certificare il fallimento di una strategia a guida americana che poco ha prodotto in termini di contrasto al terrorismo, alla produzione di oppio e alla riduzione della violenza sul suolo afgano. Ecco perchè non la riteniamo indispensabile né utile. A differenza invece della missione in Libano o di quella nei Balcani a tutela e garanzia della pace in quelle regioni devastate in passato da guerre fratricide.

Ama la nostra bandiera e darebbe la vita per difenderla?

Sì, senza se e senza ma!

La comunicazione (e la relativa trasparenza) della Difesa è stata quasi azzerata con l'attuale ministro. La gestione politica, ideologica e personalistica finirebbe con un ministro 5 Stelle?

Esistono due linee di pensiero, una opposta all'altra, per cui o ci si chiude a testuggine ed è quello avvenuto con la ministra Pinotti o ci si apre ai cittadini/contribuenti sempre nell'ottica di garantire quelle prerogative di sicurezza e riservatezza che debbono continuare ad essere mantenute per chi è delegato a gestire la sicurezza del Paese. Troppa chiusura lascia adito ad interpretazioni, maldicenze, accuse gratuite che i nostri uomini non meritano di subire.

Ho avuto modo di parlare con molti militari in questi anni, molti con importanti incarichi di comando, altri da graduati o soldati semplici e quello che ho potuto percepire dai discorsi fatti è la sgradita percezione, da parte dell'opinione pubblica, della mancanza di riconoscimento per l’ottimo lavoro svolto a tutti i livelli. Abbiamo la fortuna di avere migliaia di uomini e donne che svolgono il proprio compito con impegno e dedizione, convinti dei propri mezzi e in grado di ottenere riconoscimenti di prestigio in tutto il mondo.

Perchè un militare dovrebbe votarvi?

Un militare, donna o uomo che sia, è innanzi tutto un cittadino Italiano che ha intrapreso una carriera lavorativa nelle forze armate, la priorità del Movimento 5 Stelle è quella di migliorare la qualità di tutti i cittadini... indistintamente. In questi giorni si sentono diverse sirene della politica, peccato che sono le stesse sirene di quella politica che ha prodotto danni enormi negli ultimi 30 anni in questo comparto: dalla mancata realizzazione di un vigoroso riordino delle carriere, al taglio degli stipendi, alla riduzione del turnover alla mancata riforma della rappresentanza militare, dal garantire commesse miliardarie di sistemi d'arma, a volte inutili, al non poter garantire adeguati standard di
funzionalità in caserme, basi aeree o navali.

Il Movimento 5 Stelle non ha filtri da apporre nella definizione delle proprie priorità nè promesse da mantenere nei confronti di alcuna lobby, abbiamo solo la volontà di fare ciò che è giusto per tutti gli italiani, compresi gli appartenenti al comparto Difesa, che ogni giorno affrontano la propria giornata lavorativa con grande dignità e a cui va sicuramente garantita una migliore qualità della vita.

Serve anche rivalutare il contributo offerto dal personale civile a cui delegare quelle attività che esulano dalla sfera delle specificità militari e per cui non si rende necessario indossare una divisa per compiere attività anche importanti.

Infine bisogna mantenere adeguati standard di professionalità, investire in sistemi d'arma adeguati alle minacce correnti o prevedibili e una macchina gestionale in grado di cancellare sprechi, tagliando ove possibile, al fine di migliorare le infrastutture necessarie ad accogliere il personale e in grado di produrre modalità addestrative all'avanguardia utili allo svolgimento delle attività delegate al comparto.