Campagna di Nave Carabiniere in Australia e Sud Est Asiatico: intervista al comandante Pagnotta

(di Anita Fiaschetti)
28/03/17

Ci sono interviste che appena cominciano prendono una rotta diversa rispetto a quella che ti aspettavi. Interviste che diventano racconti e che fanno emergere quanto di importante, di inaspettato, di emozionante e di eccellente ci possa essere dietro una missione. A dettare la rotta, questa volta, è il capitano di fregata Francesco Pagnotta, comandante della Fregata Europea Multi Missione (FREMM) Carabiniere della Marina Militare che qui racconta i primi mesi dell’operazione.

Comandante, cosa significa essere al comando della FREMM Carabiniere?

Per me significa aver coronato il sogno che avevo fin da bambino, prima ancora di intraprendere gli studi in Accademia Navale, cioè quello di comandare una nave militare. Nave Carabiniere comunque non è solo una nave militare, ma rappresenta l’ultima generazione delle navi della Marina Militare, quanto di più moderno e tecnologicamente avanzato si possa avere in questo momento nel nostro Paese. Oltre all’aspetto tecnologico, sono anche fiero di essere il leader di un equipaggio addestrato e motivato con cui sto affrontando una Campagna Navale di grande importanza per il nostro Paese.

Sono orgoglioso di incarnare, attraverso il comando navale, i valori e le tradizioni della Marina Militare, ma l’attività che stiamo conducendo non si limita solo a questo: è anche mostra delle eccellenze italiane attraverso l’organizzazione di eventi sociali, culturali e di promozione dell’immagine dell’Italia in collaborazione con le rappresentanze diplomatiche nazionali e anche una vetrina internazionale per l’industria italiana. È una grande responsabilità quella che sento su di me, ma dedico a questo periodo di comando navale tutto il mio impegno e le mie energie.

A tre mesi dalla partenza qual è il bilancio della missione?

Il bilancio è decisamente positivo. Dal 20 dicembre, quando la nave ha lasciato La Spezia per questa lunga Campagna Navale, sono tanti i risultati raggiunti e provo a elencarli.

Il primo risultato è quello di aver contribuito a uno dei compiti tradizionali delle Marine Militari e cioè quello di assicurare la sicurezza marittima nelle aree di mare attraversate dall’unità. Tali aree, che vanno dal Mare Mediterraneo al Golfo di Aden all’Oceano Indiano, rivestono una rilevante importanza per gli interessi strategici nazionali. Il mare – bene comune dell’umanità – è vitale e la nostra missione è anche quella di garantirne il libero utilizzo.

Il secondo risultato è relativo alla cooperazione e al dialogo con i partner internazionali. Sono stati molti i momenti di scambio, di confronto e di crescita comune con le Marine e le Forze Armate dei paesi che abbiamo visitato prima di arrivare in Australia. A ogni sosta abbiamo avuto l’opportunità di ospitare diverse autorità militari e mostrare le eccellenze dell’industria della difesa italiana racchiuse all’interno delle paratie della nostra nave. Abbiamo anche avuto l’occasione di effettuare esercitazioni con le Marine dei Paesi toccati: un ulteriore elemento di crescita nelle relazioni, nella conoscenza, nella mutua confidenza e reciproca stima. Queste esercitazioni permettono inoltre di rafforzare l'interoperabilità e l’efficienza operativa tra forze navali internazionali, che talvolta operano fianco a fianco per la sicurezza delle vie marittime dell’Oceano Indiano.

L’Australia ha rappresentato un capitolo a sé stante tenuto conto che abbiamo visitato ben quattro porti diversi: Fremantle (Perth), Adelaide, Sydney e Melbourne. Il fattor comune tra tutte le soste è stato l’elevato livello di intesa con tutti i livelli della Marina australiana. Le numerose attività condotte con la ‘Royal Australian Navy’ hanno raggiunto l’apice con la partecipazione di Nave Carabiniere alla più importante esercitazione che la flotta australiana organizza ogni anno: la ‘Ocean Explorer’.

Il terzo risultato riguarda la cosiddetta ‘Naval Diplomacy’, che si traduce nel portare la bandiera italiana nelle diverse nazioni toccate per dimostrare in concreto il nostro livello di competenza, sia tecnico-operativo che tecnologico e industriale. In questo settore è stato fondamentale lo straordinario supporto che abbiamo ricevuto dalle rappresentanze diplomatiche italiane, con cui abbiamo fattivamente collaborato per far si che la nostra nave testimoniasse al meglio l’immagine dell’Italia. Sempre elevata è stata l’attenzione che le autorità istituzionali, governative, politiche e imprenditoriali dei Paesi visitati hanno riservato a Nave Carabiniere nella sua veste di rappresentante dell’Italia e della Marina italiana. Questo, in particolare durante le tappe australiane, ha portato alla visita a bordo, tra gli altri, del ministro federale delle industrie della Difesa, Hon. Christopher Pyne, del ministro federale per lo sviluppo internazionale, Hon. Concetta Fierravanti-Wells e del ministro della difesa dello stato del Sud Australia, Hon. Martin Hamilton-Smith.

L’ultimo risultato che vorrei sottolineare è relativo alla promozione del ‘Made in Italy’. L’Italia è un Paese fantastico e famoso all’estero per la sua cultura, per la sua storia, per l’arte e anche per il cibo. Con Nave Carabiniere abbiamo dimostrato, ancora una volta, che l’Italia è anche alta tecnologia e se sono orgoglioso di essere il comandante di questa nave è anche perché so di navigare su un prodotto dell’industria italiana che è competitivo nel mondo. Per questo aspetto della nostra Campagna Navale, al prezioso supporto delle rappresentanze diplomatiche si è unita la fervente attività dei rappresentanti delle principali industrie partner di questa Campagna: Fincantieri, MBDA Italia, Leonardo, Elettronica, Telespazio e DRASS nonché della Federazione delle Aziende Italiane per l’Aerospazio, la Difesa e la Sicurezza (AIAD)e della Agenzia per la promozione all'estero e l'internazionalizzazione delle imprese italiane (ICE). Devo dire che questa perfetta sinergia tra Nave, diplomazia e industria ci ha permesso di presentarci all’esterno come un ‘Sistema Paese’ compatto e unito e questo è stato percepito da tutti coloro che sono venuti a bordo.

Questo anche a supporto dell’industria cantieristica italiana che è stata inserita nell’annovero dei possibili fornitori delle nuove fregate antisommergibile per la ‘Royal Australian Navy’. A tale proposito il governo federale australiano ha inviato a bordo in ogni porto delegazioni dell’Australia Public Service - Defence Science and Technology Group, nonché dei team esperti della Marina che hanno seguito l’Unità anche in navigazione al fine di valutare concretamente capacità e prestazioni delle Unità classe FREMM. Noi abbiamo aperto le porte del nostro Sistema Paese con la massima trasparenza e professionalità.

Nel cosiddetto “secolo blu” in cui lo sviluppo sostenibile in Italia passa attraverso i commerci marittimi, motore dell’economia non solo nazionale ma mondiale, la Marina Militare si inserisce in questo contesto attraverso una vasta tipologia di azioni/capacità marittime. Quali caratteristiche di Nave Carabiniere sintetizzano queste capacità?

Il settore marino e quello marittimo sono sempre più importanti per l’economia globale dal momento che il 90% degli scambi commerciali avviene via mare e che, nell’ultimo decennio, il 75% dei paesi ha incrementato la propria capacità marittima. È chiaro quanto importante sia assicurare la libertà del commercio marittimo e la libertà dei mari.

Il nostro Paese ha una dipendenza vitale dal mare: l’Italia con i suoi 8mila Km di coste, la quarta flotta mercantile in Europa, la prima flotta a livello trasporto passeggeri al mondo, l’80% del petrolio e il 42% del gas trasportati via mare, dipende in modo cruciale dalla libertà di navigazione. In questo complesso e dinamico scenario globale le Marine oggigiorno giocano un ruolo fondamentale provvedendo alla protezione delle linee di traffico marittime, dei passaggi obbligati e delle rotte di accesso ai porti, del sistema produttivo e di trasporto marittimo nazionale, da cui dipende la sopravvivenza del Paese.

Nave Carabiniere, grazie alle sue moderne caratteristiche tecnologiche, è in grado di fornire un contributo di notevole importanza nei più svariati teatri operativi. Parliamo di una fregata di nuova generazione che grazie alle capacità di scoperta e all’armamento presente a bordo può espletare sia ruoli prettamente militari che a supporto della collettività in un’ottica dual use. Parliamo della capacità di poter svolgere operazioni anti terrorismo, sorveglianza e interdizione dei traffici illeciti, antipirateria, prevenzione e controllo dell’immigrazione illegale, controllo e protezione delle ‘Sea Lines of Communication’ e operazioni di interdizione marittima; ma anche assistenza umanitaria, di soccorso in mare, di trasporto sanitario d’urgenza, di concorso al sistema nazionale di Protezione Civile in caso di calamità naturali nonché di ricerca scientifica e di tutela dell’ambiente marittimo.

In due anni di attività la fregata Carabiniere – che è stata consegnata alla Marina il 28 aprile del 2015 – è stata impiegata nella missione di antipirateria EUNAVFOR Somalia – Operazione ATALANTA, nell’operazione ACTIVE ENDEAVOUR, missione di controllo delle attività terroristiche e dei traffici illeciti nel Mar Mediterraneo, ma anche ha supportato la missione NATO Sea Guardian in Mediterraneo.

È un’unità con spiccate caratteristiche antisommergibile, ed è in grado di scoprire anche i sommergibili più silenziosi a una sensibile distanza, preservando così hub marittimi da potenziali minacce nonché garantendo un’enorme deterrenza nell’impiego di questo assetto spesso dislocato in modo occulto. Grazie ai moderni sensori è in grado di scoprire bersagli sia di superficie che aerei a notevole distanza garantendo una compilazione della situazione tattica chiara a supporto dei comandanti in mare, contribuendo così all’acquisizione e al mantenimento della Maritime Situation Awareness.

Nell’ottica dell’impiego dual use, l’unità ha inoltre la capacità di generare 21 MW di potenza elettrica ed è in grado di alimentare un paese di 12mila abitanti. Può confezionare pasti caldi e potabilizzare acqua di mare. Può stabilizzare feriti grazie alla presenza a bordo di un’infermeria e personale medico specializzato. Tramite due gommoni a chiglia rigida e imbarcando fino a due elicotteri può garantire operazioni di Search and Rescue e Medical evacuation. È in grado inoltre di stoccare a bordo medicinali, derrate alimentari e materiali per eseguire ristrutturazioni a scuole e ospedali, in supporto a popolazioni in difficoltà o colpite da calamita naturali, come è stato fatto durante l’impiego in Operazione Atalanta, nei porti di Madagascar e Tanzania.

Quale è stato il riscontro ricevuto da parte della comunità italiana in Australia?

Abbiamo incontrato italiani sia originari che di seconda se non di terza generazione; italiani che vivono in Australia per un periodo limitato di tempo o che vi si sono trasferiti per sempre. Sono stati davvero tanti, in un numero che non avevamo di certo immaginato, i connazionali che sono venuti a salutarci e, in certi casi, ad abbracciarci. Solo a Fremantle ne abbiamo contati oltre mille, poco meno ad Adelaide, Sydney e Melbourne. Nelle città che abbiamo toccato le comunità italiane, suddivise spesso per regioni di provenienza, sono consistenti e in certi casi hanno un ruolo fondamentale nella politica e nell’economia delle zone dove risiedono. Grazie alle autorità diplomatiche siamo riusciti a entrare in contatto con molti di loro: alcuni sono ex marinai, ex carabinieri o ex appartenenti ad altre Forze Armate che ci sono venuti a trovare con mogli, figli e nipoti. All’arrivo a bordo hanno tutti dimostrato un profondo rispetto per l’unità e per le istituzioni nazionali che essa rappresenta. È stato bello notare che, durante le visite a bordo, parlando con l’equipaggio, vedendo i locali di vita e di lavoro, assaggiando un caffè o un pezzo di pizza, questi italiani hanno trovato nell’equipaggio di Nave Carabiniere dei fratelli, dei figli o dei nipoti da abbracciare calorosamente per colmare quella mancanza del Paese d’origine che nella maggior parte dei casi si portano dietro. Ci hanno raccontato le loro avventure chiedendo in cambio le nostre, spesso cercando di cogliere le inflessioni dialettali dell’equipaggio per trovare una comune origine geografica.

Abbiamo organizzato molti eventi in favore della comunità italiana. A parte le visite a bordo, abbiamo previsto dei momenti di semplice incontro con le associazioni combattentistiche che ho scoperto essere molto numerose, ma anche dei momenti di raccoglimento come le funzioni religiose officiate, in italiano e in inglese, sulla nave da diverse autorità ecclesiastiche locali con il prezioso supporto del nostro cappellano militare: sono stati momenti molto toccanti.

Ma anche l’equipaggio è stato sempre trattato come un ospite di riguardo dalle varie comunità italiane che si sono prodigate per organizzare eventi a nostro favore presso i loro club come segno di benvenuto.

Il più delle volte l’incontro con gli italiani d’oltreoceano è stato commovente: vedere degli occhi stanchi delle persone più anziane che si illuminano alla vista del tricolore, sentire flebili voci che, inorgogliendosi, aumentano e si uniscono in coro per cantare l’Inno di Mameli fa capire che gli italiani ovunque siano conservano sempre un profondo attaccamento alla propria patria.

Ma la campagna non è ancora finita. Altre Paesi ed altri porti ci aspettano e chissà quali altre esperienze”.

 

La campagna di Nave Carabiniere consente la promozione dell’Industria nazionale nelle aree toccate dall’Unità prevedendo, come di consueto sotto il generale coordinamento del Ministero degli Affari Esteri e Cooperazione Internazionale, incontri ed eventi con delegazioni di potenziali clienti per le Società coinvolte .

Da quanto si è appreso, gli effetti dei contratti di sponsorizzazione consentiranno di coprire tutte le spese della campagna, integrando le risorse già programmate per le attività di addestramento di Nave Carabiniere per il 2017.

(foto: Marina Militare)