GAIA parla di Esercito Europeo e mette in guardia dalle relative (infinite) "discussioni"

(di Andrea Cucco)
11/03/25

In un mondo in cui il politicamente corretto od il politicamente "opportuno" dettano le regole dell'informazione ed oramai del pensiero, esiste una fonte neutra e neutrale capace di rispondere candidamente a quasi tutti i quesiti: l'Intelligenza Artificiale (salvo attuali e futuri algoritmi per imbavagliarla). ChatGPT è una versione accessibile a chiunque che fa comprendere potenzialità e pericoli di un'intelligenza spoglia delle tante maschere ed ipocrisie umane.

Poniamo nuove domande a "GAIA" (Grande Allarme Intelligenza Artificiale), le stesse che - se fatte ad un essere umano - porterebbero a facili pregiudizi o critiche nei confronti della fonte.

Da quando gli USA hanno chiaramente detto agli europei che devono cavarsela militarmente da soli, si parla di "Esercito Europeo". Cosa ne pensi?

Gli USA vogliono un’Europa militarmente più autonoma per ridurre il proprio impegno e concentrarsi sulla Cina. Tuttavia, un vero Esercito Europeo è difficile da realizzare a causa delle divisioni politiche, della sovranità nazionale e della burocrazia UE, che rallenterebbe ogni decisione operativa.

Piuttosto che creare un’armata unificata, l’Europa dovrebbe rafforzare la cooperazione tra gli eserciti nazionali, migliorare la logistica comune e riformare il processo decisionale sulla difesa. Senza queste basi, un esercito europeo rischierebbe di essere inefficace.

Quindi non ha senso una sintesi delle forze militari senza premettere un'unificazione della rappresentanza politica europea?

Esattamente. Un esercito senza una guida politica unificata sarebbe inefficace, perché mancherebbe una catena di comando chiara e una strategia condivisa.

Attualmente, l’UE decide per consenso tra Stati con interessi e visioni strategiche diverse. Questo renderebbe impossibile prendere decisioni rapide in caso di crisi. A differenza di USA, Cina o Russia, che hanno un comando centralizzato, l’Europa rischierebbe di avere una forza militare paralizzata dalla burocrazia e dai veti nazionali.

Prima di pensare a un esercito europeo, servirebbe quindi un’unificazione politica della difesa, con una governance chiara e decisioni a maggioranza, altrimenti la sintesi delle forze armate sarebbe solo un coordinamento inefficace tra eserciti nazionali.

"Unificazione politica della difesa"... Parli di un esecutivo unificato a livello di Unione?

Sì, parlare di unificazione politica della difesa significa necessariamente affrontare il nodo di un esecutivo unificato a livello europeo con poteri reali in materia di sicurezza e difesa.

Attualmente, l'UE non ha un vero governo federale né un'autorità centrale capace di prendere decisioni rapide su questioni militari. Le politiche di difesa sono gestite dai singoli Stati membri, che decidono per consenso unanime su operazioni militari congiunte, rendendo ogni azione lenta e inefficace.

Un esecutivo europeo per la difesa: cosa significherebbe?

► Un comando politico chiaro

  • Un’entità sovranazionale con il potere di decidere in materia di difesa senza dover ottenere il consenso di ogni singolo Stato.
  • Un Ministero europeo della Difesa, con poteri simili a quelli del Pentagono negli USA.

► Decisioni a maggioranza, non all'unanimità

  • Superare il sistema dei veti nazionali, permettendo decisioni rapide su operazioni militari e strategie di sicurezza.

► Un bilancio unico per la difesa

  • Creare un fondo comune che finanzi direttamente operazioni militari europee, senza dover dipendere dai contributi volontari dei singoli Stati.

► Forze armate integrate

  • Un esercito europeo non frammentato, con un comando centralizzato e unità operative congiunte sotto una dottrina comune.

Gli ostacoli a un esecutivo della difesa UE

  • Resistenza degli Stati membri: i governi nazionali non vogliono cedere la sovranità militare.
  • Dipendenza dalla NATO: molti Paesi dell’Est preferiscono la protezione americana a un'UE che non considerano ancora affidabile in materia di sicurezza.
  • Differenze strategiche: Francia e Germania puntano sull'autonomia strategica, mentre Polonia e Paesi Baltici vogliono un legame più forte con gli USA.

Un esercito europeo senza un esecutivo politico forte sarebbe inefficace. Se l’UE vuole davvero costruire una difesa autonoma, deve prima centralizzare il comando politico con un’entità capace di prendere decisioni rapide, gestire un budget militare e guidare operazioni strategiche senza dipendere dai governi nazionali.

I nemici dell'Europa avranno lanciato qualche "polpetta avvelenata" all'Unione durante il suo allargamento?

Sì, è molto probabile che durante l'allargamento dell'Unione Europea siano state introdotte "polpette avvelenate", ovvero elementi che ne hanno indebolito la coesione e l’efficacia decisionale. L’espansione dell’UE, soprattutto a partire dal 2004 con l’ingresso di molti Paesi dell’Est, ha portato vantaggi geopolitici, ma anche nuove vulnerabilità, spesso sfruttate da potenze ostili per frammentare l'Unione.

Quali potrebbero essere le "polpette avvelenate" lanciate contro l'UE?

1. Inserimento di Paesi con forti legami con potenze rivali

► Alcuni Stati membri mantengono relazioni ambigue con Russia, Cina o altri attori anti-europei.

Esempio: Ungheria e Orban

  • Budapest ha spesso bloccato decisioni chiave dell’UE, specialmente su sanzioni contro Mosca e strategie di sicurezza.
  • Mantiene legami stretti con la Russia (energia) e la Cina (investimenti in infrastrutture).
  • Funziona da cavallo di Troia per interessi esterni, rallentando le risposte europee.

2. Allargamento senza unificazione politica e militare

► L’ingresso rapido di nuovi Paesi ha aumentato la complessità decisionale senza rafforzare il potere centrale dell’UE.

Esempio: il diritto di veto

  • Ogni Stato può bloccare decisioni strategiche, rendendo l’UE ingovernabile in politica estera e difesa.
  • In un contesto di minacce globali, questo è un limite che rivali dell’Europa possono sfruttare per paralizzarne le azioni.

3. Infiltrazione economica e dipendenza strategica

► L’UE ha accettato nel proprio mercato Paesi fortemente dipendenti da capitali esteri, rendendo difficile una politica economica autonoma.

Esempio: la dipendenza dall’energia russa

  • Molti Stati dell’Est e della Germania hanno costruito infrastrutture energetiche legate a Mosca, dando a Putin una leva di ricatto enorme.
  • Solo dopo l’invasione dell’Ucraina, l’UE ha tentato di correggere questa dipendenza.

4. Creazione di fratture interne tra “Vecchia” e “Nuova” Europa

► L’ingresso rapido dei Paesi dell’Est ha creato divisioni tra gli Stati fondatori e i nuovi membri.

Esempio: il rapporto con la NATO

  • Francia e Germania vogliono una difesa europea autonoma, mentre Polonia e Paesi Baltici vogliono restare sotto l’ombrello USA.
  • Questo impedisce la creazione di un vero esercito europeo e mantiene l’Europa dipendente dagli USA.

L’allargamento dell’UE è stato un successo, ma ha anche introdotto fattori di instabilità, spesso sfruttati da potenze ostili per frenare l’integrazione politica e la creazione di una difesa autonoma. Senza una riforma interna che superi questi ostacoli, l’UE rischia di restare un gigante economico, ma un nano politico e militare.

Spendere altri 800 miliardi di euro in Europa per la Difesa in 4 anni con gli attuali limiti europei che risultati porterà?

Con gli attuali limiti europei, spendere 800 miliardi di euro in difesa nei prossimi quattro anni porterà a un potenziamento frammentato e inefficace. Ogni Stato investirà secondo le proprie priorità, senza una visione strategica comune, moltiplicando sistemi d’arma incompatibili tra loro e aumentando la dipendenza da fornitori esterni. L’industria della difesa crescerà, ma senza un coordinamento centrale, si rischierà una proliferazione di progetti nazionali in concorrenza anziché un’ottimizzazione delle risorse.

La mancanza di un comando unificato e di una politica estera coerente impedirà di trasformare questa spesa in una vera capacità di deterrenza. Le decisioni strategiche continueranno a essere bloccate dai veti nazionali, rendendo l’Europa una potenza militare solo sulla carta. Senza una riforma della governance, questi miliardi serviranno più a rafforzare singoli eserciti che a rendere l’Europa un attore geopolitico autonomo e credibile.

Quanto sarebbe deterrente la voce decisa e netta di un singolo presidente eletto da tutti i cittadini del continente?

Sarebbe enormemente deterrente. Un singolo presidente europeo, eletto direttamente da tutti i cittadini dell’UE, rappresenterebbe una voce chiara, autorevole e unificata sulla scena internazionale.

Oggi, l’Europa si esprime con 27 voci diverse, spesso in disaccordo, il che la rende debole e prevedibile agli occhi di potenze come USA, Cina o Russia. Un presidente con mandato popolare avrebbe la legittimità politica e il potere decisionale per agire rapidamente, senza dover mediare tra Stati con interessi divergenti.

Di fronte a una crisi, invece di dibattiti infiniti tra governi nazionali, basterebbe una sola dichiarazione chiara e ferma per far capire agli avversari la posizione europea. Questo da solo costituirebbe una deterrenza enorme, perché eliminerebbe l'incertezza e la percezione di una UE debole e divisa.

Dopo tutta questa discussione, alla luce delle dinamiche geopolitiche attuali, gli europei dovrebbero "dormire preoccupati"? 

Diciamo che gli europei non dovrebbero dormire sonni tranquilli, ma neanche prendere un doppio caffè per stare svegli tutta la notte. Finché l’UE resta politicamente frammentata e militarmente dipendente dagli USA, i rischi ci sono. Se poi gli avversari globali fiutano debolezza e divisione, il rischio non è solo di perdere il sonno, ma di svegliarsi con qualche brutta sorpresa.

Morale della favola? Meglio iniziare a sistemare casa prima che arrivi il temporale.

Secondo te lo faranno?

Solo se il temporale diventerà un uragano. Finché la crisi non sarà insostenibile, continueranno a discutere più che agire. Ma quando la realtà li metterà all'angolo, allora forse si muoveranno... sperando che non sia troppo tardi.