Il ministro Trenta incontra gli studenti casertani

(di Valentina Cosco)
10/12/18

Cosa accade quando 300 studenti degli Istituti superiori di secondo grado hanno la possibilità di incontrare e dialogare con un ministro per un’intera mattinata? Il risultato è certamente una sorpresa, un insieme di domande mirate, pertinenti, attuali e mai fuori tema degne del giornalista più puntiglioso. Questo è quanto avvenuto questa mattina a Caserta presso la caserma Federico Ferrari-Orsi sede della Brigata Bersaglieri “Garibaldi”, durante un incontro organizzato dal ministero della Difesa tra il ministro Elisabetta Trenta e gli alunni della scuole superiori della Città. La prima di una serie di conferenze che vedranno la Trenta impegnata con i giovani per parlare di Difesa, mondo militare e del nostro Paese a cento anni dalla fine della Grande Guerra.

Moderato dal direttore del Mattino, Federico Monga, il dibattito ha toccato temi di particolare interesse soprattutto per la provincia di Caserta, con domande, quelle poste dagli studenti, quanto mai attuali e attente alle vicende che interessano la propria terra. Un atteggiamento di accortezza sintomo di un’attenzione che i giovani hanno verso l’informazione e verso la ricerca della verità in un mare, come quello del web, nel quale non è facile districarsi e distinguere le cosiddette “fake news”.

Dall’altro lato del palco una donna, un militare (non tutti sanno, infatti che il ministro ha indossato l’uniforme in qualità di ufficiale della Riserva Selezionata dell’Esercito Italiano, ndr.) e da pochi mesi ministro della Difesa che con l’utilizzo di un linguaggio semplice e molto vicino ai ragazzi, ha risposto ad ogni sollecitazione.

È di Luca Diadema studente del Giordani la domanda su terra dei fuochi, il quale si interroga sulle strategie adottate alla luce del recente consiglio dei ministri straordinario riunito in città per estinguere una piaga che affligge i territori casertani e non solo.

“Credo fortemente che lo Stato debba vincere l'illegalità e per questo in accordo con i dicasteri di Ambiente e Interno abbiamo deciso di intraprendere una vera e propria lotta mettendo a disposizione 200 uomini tra carabinieri e militari dell’Esercito insieme a droni e satelliti per il controllo del territorio”. Delle indagini e della bonifica ambientale si occuperanno le forze messe in campo dai carabinieri, mentre l’Esercito proseguirà, intensificandola, nell’attività di pattugliamento e deterrenza sul terreno nell’ambito dell’operazione “Strade Sicure” ha precisato il ministro. Ai giovani, invece, “futuro e nostra speranza per la lotta al cambiamento è affidato un ruolo importantissimo: quello culturale. Dobbiamo disabituarci al concetto che le cose non possano essere cambiate, ma lottare a piccoli passi. Spero che diventiate dei combattenti per la legalità qualsiasi sarà il mestiere o ruolo nella società che andrete a ricoprire.”

Dal particolare al generale, da Caserta all’Italia al resto del mondo, attraverso le domande poste, il ministro ha spiegato le politiche del ministero a cui è a capo e parlando di un’Italia che più che mai è inserita in un contesto mondiale fatto anche di alleanze create per mantenere saldi gli equilibri globali e scongiurare il rischio di nuovi conflitti. “Se devo combattere devo saperlo fare. Essere uno Stato con capacità di difesa vuol dire essere pronti a tutti i livelli a proteggere il proprio Paese, anche se questo significa inviare degli uomini fuori dai confini nazionali. Noi andiamo a portare la pace, le nostre missioni sono, infatti, di capacity building, cioè aiutiamo gli altri paesi a ristabilire gli equilibri e a crearne di nuovi”.

Il ministro si è poi soffermato anche sulla propria idea di intensificare il ruolo delle caserme nel sud Italia, sia per andare incontro alle esigenze dei militari che prestano il proprio servizio lontano da casa favorendo il ricongiungimento familiare (l’80% del personale della difesa è infatti meridionale), ma anche, e soprattutto, per difendere al meglio un Paese che oggi si trova a fronteggiare dei flussi migratori molto importanti, verso i quali bisogna adottare sicuramente delle misure, sia per scongiurare altre tragedie come quelle che hanno già coinvolto i migranti in passato, sia per favorirne l’integrazione ed evitare l’insorgere di disordini. “Sono per le caserme al sud”, ha quindi ribadito più volte la Trenta, rassicurando quanti si sono detti preoccupati in merito alla chiusura di molti enti militari che un tempo sorgevano nella città di Caserta e, alle domande sul possibile ritorno della leva obbligatoria, ha risposto sorridendo: “avendo ormai un esercito di professionisti, non ne abbiamo bisogno”.