Siria: finita la farsa dell'ISIS, a Raqqa ne comincia una più pericolosa

(di Andrea Cucco)
09/11/16

"La rimozione del tumore dell'ISIS dalla cosiddetta capitale del loro cosiddetto Califfato è il prossimo passo nella nostra campagna militare", ha annunciato lunedì Peter Cook, addetto stampa del Pentagono.

"Le forze democratiche siriane hanno annunciato di aver cominciato l'avanzata per isolare Raqqa. L'operazione è un passo importante per garantire che l'ISIS non utilizzi la città per terrorizzare il popolo siriano e come base per pianificare attacchi contro gli Stati Uniti, i suoi alleati e partner. Non sottovalutiamo il duro lavoro sul campo delle forze locali che affronteranno la lotta per Raqqa. Siamo sicuri che, con l'aiuto della Coalizione, avranno successo."

Nella guerra mediatica che il governo siriano sta subendo da 6 anni una nuova cocente sconfitta si profila all'orizzonte. L'imminente liberazione di Aleppo dai ribelli che tengono ostaggio la parte est della città, sembra galvanizzare gli animi della stragrande maggioranza dei siriani, quelli fedeli al governo di Damasco.

Concentrare gli occhi su Aleppo, seppur città strategica, è un errore che potrà costare carissimo.

Nell'ultimo anno una massa di gruppuscoli ribelli armati è stata allevata, addestrata e ben equipaggiata da Stati Uniti ed altri Paesi della coalizione internazionale.

L'eccellente nome scelto per presentare gruppi di uomini affatto differenti dai tagliagole dell'ISIS è “Forze Democratiche siriane”. Bande eterogenee, spesso in conflitto tra loro, tenute assieme dalle ciotole dei rifornimenti di viveri ed armi di vari padroni. Il guinzaglio è però ora unico.

Dopo aver ascoltato troppe testimonianze di gente comune che ha avuto negli anni esperienza diretta con i ribelli abbiamo tre certezze:

  • la democrazia non è di casa in Siria (come non lo è nel raggio di migliaia di chilometri dal suo confine, salvo forse il Libano),
  • di “siriano” c'è ben poco in gruppi terroristici importati dall'estero,
  • quella cominciata un anno addietro è una operazione di marketing per rendere presentabile un futuro sostituto del Califfato.

L'attività di marketing in corso non ha di certo come “mercato” quello locale, è irrimediabilmente compromesso, ha come obiettivo noi: il mondo occidentale, quello che vuole sentire che a combattere una presunta sanguinaria dittatura ci siano degli eroi, dei partigiani “buoni” che seguono le regole e, sopratutto, vanno aiutati!

Con le forze democratiche siriane (SDF) al posto del Califfato in Siria, presto Stati Uniti ed alleati non dovranno più “sbagliare” lanci di armi e munizioni per rifornire terroristi o “sbagliare” obiettivo per ammazzare 84 soldati regolari siriani, potranno farlo - e già lo fanno - per aiutare i gentiluomini che la gente vuol credere in campo: combattenti valorosi, onesti e DEMOCRATICI.

Raqqa è il primo passo palese nella sostituzione sul terreno di un prodotto oramai improponibile (ISIS), fuori mercato, con un nuovo brand.

Qualcuno potrebbe obiettare che molti isissini combattono sul serio e per loro il cambio di casacca non è accettabile. Il problema, quando si racconta una balla colossale, è che molti la prendono per vera. Non si può mica dir loro la verità, se se la sono bevuta devono essere un pochino tontarelli. Vanno eliminati. Questo sta accadendo a Mosul.

Alternative?

A questo punto l'unica potrà essere solo l'aggiunta di qualche termine per aumentarne l'efficacia.

“Forze democratiche siriane vegetariane ed ecologiste”?

(foto: U.S. Air Force / web)