Serviva un’altra conferenza di Berlino per sancire la fine dello ius publicum europaeum

(di Tiziano Ciocchetti)
23/01/20

La recente Conferenza di Berlino, incentrata sulla questione libica, ha evidenziato ancora una volta l’ennesimo tentativo (fallito) dell’Unione Europea di riconquistare una posizione di rilievo nella politica internazionale.

Già un’altra Conferenza di Berlino, nel 1884, aveva segnato l’ultimo grande atto di un Diritto internazionale europeo nel continente africano.

È altresì vero che il ventennio tra il 1870 e il 1890 fu per l’Europa un periodo di grande ottimismo. I moti rivoluzionari del 1848 erano stati ormai assorbiti; la vittoriosa Guerra di Crimea contro la Russia (1853-56) e la terribile Guerra di Secessione americana (1861-65) avevano gravemente ingannato il Vecchio Continente circa la sua reale collocazione tra Oriente e Occidente.

I successi della Prussia del Cancelliere Bismark (culminati con l’unificazione della Germania nel 1871) e l’unificazione nazionale dell’Italia (1861), non avevano fatto altro che acuire questo inganno.

La crescente fede nella civiltà e nel progresso europeo si manifestava in numerosi progetti di organizzazione complessiva dell’Europa, come per esempio l’idea di una sorta di confederazione degli stati europei, oppure di un unico Stato federale.

Tuttavia, questa ultima fioritura dello ius publicum europaeum nascondeva semplicemente la competizione, tra le nazioni europee, per accaparrarsi i territori africani.

Nel corso di tale competizione si giunse a scoperte ed esplorazioni scientifiche, ma anche a prese di possesso più o meno simboliche, nonché a trattati con le popolazioni indigene e i loro capi.

Vecchie forme di acquisizione di territorio coloniale – mediante compagnie private – praticate fino al XVII secolo, e quindi per lungo tempo ritenute superate dall’evoluzione statale, tornarono ora in vita.

Il II Reich tedesco e il Regno d’Italia presero parte alla grande conquista adeguandosi a quelle che erano allora le forme giuridico-internazionali di essa, soprattutto attraverso la fondazione di compagnie coloniali. Contemporaneamente, le potenze coloniali europee (Inghilterra, Francia e Portogallo) conclusero tra loro vari trattati per la delimitazione delle zone d’influenza e delle sfere d’interesse.

In questo modo si verificò una confusa compresenza di titoli giuridici internazionali: scoperte scientifiche ed esplorazioni, rilevamenti cartografici, prese di possesso simboliche e fattuali, nonché una miriade di trattati che le compagnie coloniali concludevano con i capi tribali. Il disordine veniva poi mascherato con accordi interstatali tra i governi interessati alla conquista africana.

Questi erano volti alla demarcazione delle zone d’occupazione di pertinenza dei partner europei in quanto Stati direttamente interessati a determinare le proprie sfere geografiche d’interesse.

l coronamento di questa competizione di aspirazioni si ebbe con la Conferenza sul Congo, svoltasi a Berlino nel 1884. La quale produsse gli “Atti del Congo”, ultimo singolare documento di una fede incrollabile nella civiltà, nel progresso e nel libero scambio, e della pretesa alla libera occupazione da parte europea del suolo libero del continente africano.

La Weltanschauung civilizzatrice di questo periodo è l’ultimo anelito di un’epoca ormai tramontata, nella quale l’Europa era ancora il centro sacrale del Mondo.

Il Diritto da quella conferenza fu definito “diritto internazionale africano” il cui scopo avrebbe dovuto essere quello di stabilire la sorveglianza europea sul Continente.

Quello che non si era riusciti a comprendere è che ormai, la Conferenza, non era più una faccenda meramente europea. Gli Stati Uniti d’America, infatti, vi avevano preso parte in maniera quanto mai effettiva. Il 22 aprile 1884 avevano riconosciuto la bandiera della Società internazionale del Congo, benché quest’ultima non fosse uno Stato. Era quindi un precedente che introduceva il riconoscimento di uno stato sul suolo africano, un sintomo del fatto che, in maniera graduale e senza che ve ne fosse consapevolezza, il Diritto internazionale specificatamente europeo, fino ad allora vigente, si stava dissolvendo.

Il declino dello ius publicum europaeum in un indifferenziato diritto mondiale non poteva più essere arrestato.

Ancora oggi gli europei stanno cercano di assumere un ruolo di primo piano in Nordafrica, senza riuscire a capire che ormai, i veri protagonisti (Russia, Turchia, Egitto), dopo il ripiegamento strategico americano, sono al di fuori del Vecchio Continente.