Polemiche per il giuramento di Trump: il presidente Meloni genio (incompreso) dell'europeismo?

(di Andrea Cucco)
22/01/25

La presenza del presidente del consiglio italiano, Giorgia Meloni, alla cerimonia di insediamento del presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha suscitato accese polemiche. Meloni è stata – come ripetono instancabilmente i telegiornali – “l’unica leader europea a partecipare all’evento”. Una scelta che alcuni interpretano come un segnale di allineamento politico con l’amministrazione Trump.

Quale potrebbe essere il vero significato di questa iniziativa?

Giorgia Meloni, già con Biden, aveva ribadito che “Italia e USA hanno una forte relazione indipendentemente dai governi”. Una frase che suona quasi come un mantra, ma apre una riflessione: il nostro rapporto con gli Stati Uniti è davvero quello di un alleato autonomo o piuttosto quello di una nazione che non ha ancora fatto i conti con la propria storia? L’Italia, a differenza di Germania, Giappone o altri paesi, non ha mai apertamente riconosciuto la propria sconfitta nella Seconda guerra mondiale. L’“armistizio” è ancora oggi una narrazione che evita di usare la parola “resa incondizionata”.

Forse, il presidente Meloni tenta sottilmente di iniziare un percorso di verità? Il Colle dovrebbe definitivamente chiudere questa masochistica auto-illusione.

Torniamo alla presenza solitaria a Washington... Se un presidente di Regione, diciamo della Valle d’Aosta o della Basilicata, venisse invitato a un grande evento internazionale e propagandasse nella sua piccola frazione di aver rappresentato l’Italia come “unico presente”, come reagiremmo? Criticheremmo la sua plateale e cialtronesca autocelebrazione o ne coglieremmo il sottile e intelligente messaggio di critica costruttiva al suo Paese d'origine?

Meloni, con la sua presenza, potrebbe aver voluto lanciare un messaggio: “Il mondo è fatto di attori fuori scala, uniti e solidi, dobbiamo sforzarci per avere un’unica voce, un unico governo, un'unica rappresentanza, un’unica forza in Europa. Un messaggio patriottico, certo, ma anche visionario: perché l’Europa non può essere unita politicamente? Perché restiamo intrappolati in una “riunione di condominio” senza la forza di prendere decisioni strategiche come un vero continente unito?

Un’Europa coesa potrebbe persino avere un esecutivo composto interamente da greci, tedeschi, spagnoli o, perché no, italiani. Non sarebbe un governo "di parte", ma il governo dell’Europa, con a cuore l'interesse comune ma aperto e pronto ad accogliere nuove realtà.

Per coloro che vedono un futuro come “51ma stella USA”, ecco una realtà scomoda: quei posti non esistono! (Al massimo sono per Panama o Groenlandia...)

In definitiva, la polemica sulla partecipazione di Meloni appare sterile e forse miope. Può non piacere il messaggio o il modo in cui viene veicolato, ma ignorarne la (occultissima) portata significa non comprendere che l’Italia, nel bene o nel male, cerca ancora il proprio ruolo nel mondo e - probabilmente - invita l'Europa a nascere unitariamente.

Foto: presidenza del consiglio dei ministri