Durante la parata del 2 giugno 2025, svoltasi lungo via dei Fori Imperiali a Roma, due presenze hanno segnato una svolta silenziosa ma profonda per l'Esercito Italiano: il veicolo da combattimento cingolato KF-41 Lynx e l'elicottero AH-249 "Fenice". Due novità tecniche che, sebbene relegate a pochi minuti di apparizione, rappresentano una discontinuità netta rispetto al passato recente della componente terrestre e aerea delle forze armate.
Il KF-41, frutto della lungimirante collaborazione tra Rheinmetall e Leonardo, ha mostrato per la prima volta al pubblico italiano cosa significhi tornare a parlare, concretamente, di una componente corazzata pesante. Dopo decenni dominati da veicoli blindati ruotati, come le blindo Centauro e gli IFV Freccia, l'Esercito riscopre il valore del cingolato: protetto, potente, adatto a scenari ad alta intensità. Il Lynx, nella sua configurazione da fanteria, è dotato di torretta con cannone da 30 mm, mitragliatrice coassiale e predisposizione per missili anticarro. Ma la sua vera forza sta nella modularità: su un unico chassis si potranno realizzare versioni da comando, antiaeree, portamortaio, cacciacarri, fino a varianti leggere da ricognizione. L'obiettivo è ambizioso: sostituire integralmente i vecchi e malprotetti Dardo e ridare all'Esercito una capacità realmente corazzata, moderna e credibile. Il fatto che un primo Lynx fosse presente alla parata non è solo una vetrina: è la conferma che l'Italia ha avviato una tanto anelata transizione.
Sul fronte aereo, il battesimo ad un 2 giugno del Fenice ha forse ancor più valore simbolico. Il "nuovo elicottero da esplorazione e scorta" AH-249 è il primo ed unico elicottero da combattimento moderno progettato e sviluppato in Europa negli ultimi decenni. Più pesante, più veloce, più potente del Mangusta che andrà a sostituire (dopo anni di onorato servizio in teatri complessi come Somalia, Kosovo, Iraq e Afghanistan), il Fenice è pensato per operare in ambienti multi-dominio, connettendosi a droni, sensori remoti, centri di comando in tempo reale. Dotato di cannone da 20 mm, missili aria-superficie, razzi guidati e capacità di autoprotezione elettronica avanzata, rappresenta uno strumento d'attacco e sorveglianza all'altezza delle sfide future.
Entrambe le piattaforme hanno in comune una caratteristica fondamentale: sono state pensate per essere pienamente interoperative in ambito NATO, ma mantengono una fortissima componente nazionale sia nella progettazione che nella produzione. In un'epoca di incertezze strategiche, il fatto che l'Italia investa in sistemi propri o co-prodotti è un segnale politico e industriale che non va sottovalutato.
Paradossalmente, queste due innovazioni non hanno – a nostro avviso – ricevuto il risalto che meritavano nel contesto della parata. Eppure, tecnicamente parlando, sono state le presenze più dirompenti dell’intera manifestazione: il Lynx, perché segna il ritorno a una capacità corazzata vera; il Fenice, perché incarna l’ala rotante da combattimento del futuro. D’altro canto, dopo aver sentito chiamare per anni “carri armati” degli improbabili mezzi che dei tank eguagliavano unicamente il prezzo, questa volta non possiamo lamentarci.
L'Italia ha finalmente rimesso in moto cingoli e rotori. Ora servirà costanza politica, investimenti certi e visione strategica perché quei pochi secondi di sfilata si traducano in decenni di capacità reale sul campo.