L'Italia smetterà presto di servire Pechino?

(di Tiziano Ciocchetti)
07/10/22

Il sottosegretario alla difesa Pucciarelli ha rinnovato la vicinanza e il sostegno dell’Italia al popolo pakistano colpito dalle recenti alluvioni, ha inoltre tenuto ad esprimere “grande soddisfazione per gli eccellenti rapporti di collaborazione nel campo dei materiali per la Difesa, che costituiscono un prezioso valore aggiunto nel consolidamento dei già ottimi rapporti bilaterali tra i rispettivi comparti”.

“In tal senso” - ha proseguito - “assicuro la disponibilità nazionale a valutare, in particolare, ulteriori programmi di cessione di materiale non più in uso da parte della Difesa italiana”. 

Dal segretario pakistano Humayun Aziz, è giunto il ringraziamento per la postura aperta e costruttiva con cui l’Italia porta avanti questo rapporto bilaterale, peraltro confermata anche nell’incontro odierno, sottolineando come: “l’Italia dimostra di essere un partner industriale strategico e affidabile, con molte realtà della propria industria nazionale della Difesa già coinvolte in progetti fondamentali per la nostra crescita militare e per migliorare le nostre capacità produttive”. 

Queste cortesie istituzionali sono il prodotto del recente incontro, avvenuto a Roma lo scorso 3 ottobre al CUFA (Circolo Ufficiali delle Forze Armate), presenti il sottosegretario alla Difesa, Stefania Pucciarelli, su delega del ministro della Difesa Guerini, e il segretario del Ministero della Difesa per la produzione pakistano lt. general Humayun Aziz, in visita nella capitale per partecipare al XIV Joint Committee Meeting on Defence Systems tra Pakistan e Italia. 

Nel corso dell’incontro è stato fatto il punto sull’avanzato livello di cooperazione raggiunto tra le due nazioni nel settore industriale e degli equipaggiamenti per la Difesa. Tale risultato è stato raggiunto anche grazie al dialogo strutturato tra i rispettivi staff instaurato con il Comitato Bilaterale tra la Difesa italiana (rappresentata dal direttore nazionale armamenti e segretario generale della difesa – DNA/SGD) e quella pakistana, rappresentata dal secretary MoDP. 

Questo asse strutturato ci sembra poco strategico per il sistema Italia. Islamabad è il maggior acquirente di armamenti cinesi, potremmo dire che con Pechino i pakistani hanno stretto una forte alleanza economica-militare, cementata dalla concessione ai cinesi del porto di Gwadar, nella regione del Belucistan, per la costruzione della Belt and Road marittima. Grazie a tale porto i cinesi avrebbero direttamente l’accesso al Mar Arabico e quindi all’Oceano Indiano, evitando il controllo degli Stati Uniti nello Stretto di Malacca.

Il China-Pakistan Economic Corridor (CPEC) prevede la costruzione di strade, ferrovie, oleodotti e gasdotti che partono dalla Cina, attraversano il Pakistan e giungono al mare, puntando a collegare commercialmente la Cina con l’Europa, l’Asia e l’Africa. Tuttavia, sembrerebbe che gli abitanti del Belucistan non vedano vantaggi economici per la propria terra e hanno cominciato a ribellarsi al progetto.

Il Belucistan ha un’importanza fondamentale, senza di esso il Pakistan non esisterebbe. Occupa circa il 45% del territorio nazionale e possiede gran parte del gas naturale e dei minerali.

La Cina, nel prossimo futuro, vorrebbe usare il Pakistan come rotta terrestre per il suo fabbisogno energetico, ciò permetterebbe a Pechino di bypassare lo Stretto di Malacca che, come scritto in precedenza, è controllato dalla VII Flotta della U.S. Navy.

Non sarebbe da escludere che uno degli elicotteri AW-139, acquistati sia dall’Esercito che dall’Aeronautica pakistani, fosse già finito in Cina per essere studiato e replicato in loco.

Presto la crisi tra la Cina e gli Stati Uniti, nel Pacifico Meridionale e nell’Oceano Indiano, raggiungerà un punto di non ritorno. Si formeranno quindi degli schieramenti: da una parte gli USA, appoggiati dal Regno Unito, dalla Corea del Sud, dall’Australia, dal Giappone e dall’India (oltre che ovviamente da Taiwan); dall’altra la Cina, con Russia (forse), Corea del Nord e Pakistan come alleati.

L’Italia non potrebbe certo giocare un ruolo, anche marginale, in tale contesto (non ne abbiamo né le capacità militari né quelle politiche), siamo un piccolo paese con pochissime risorse.

Quello che possiamo fare è di non continuare a cementare alleanze con una nazione controllata politicamente dai cinesi, che utilizzerebbero il porto di Gwadar come base per condurre attacchi nell’Oceano Indiano. Sarebbe meglio cominciare invece ad instaurare un’alleanza con gli indiani, potenza emergente regionale e, nel medio periodo, a livello globale, sia in campo militare che economico.

I tempi della Guerra Fredda in cui potevamo dialogare contemporaneamente con Israele e con l’OLP sono finiti, il prossimo governo dovrà dare un indirizzo preciso alla nostra politica estera, se non vogliamo ancora una volta ritrovarci a dover subire le scelte altrui.

Foto: ministero della difesa / MoD People's Republic of China