L’Europa minacciata dall’ISIS

10/04/15

L’ISIS si sta trasformando in una realtà complessa. Non più un’accozzaglia di fanatici jihadisti ma una vera e propria struttura che minaccia sempre di più l’Europa avvicinandosi ai sui confini da Occidente e da Oriente.

Le truppe del Califfato ormai si affacciano sulle rive del Mediterraneo dalla Libia e dalla Siria dove stanno consolidando le loro posizioni avendo raggiunto la periferia di Damasco ed occupato il campo profughi di Yarmouk dove giungono notizie di esecuzioni sommarie.

Ormai non si può più parlare di minaccia isolata di gruppi di fanatici jihadisti che può essere rapidamente eliminata bombardandola dall’alto. Piuttosto il problema va analizzato sul piano globale perché il Califfato sta diventando giorno dopo giorno il riferimento politico ed operativo di altre organizzazioni eversive.

Un’aggregazione accomunata dall’odio verso l’Occidente ed in particolare nei confronti del mondo cattolico, che rapidamente si consolida sul piano militare arruolando simpatizzanti in tutto il mondo e sotto il profilo politico, coagulando nel suo interno altre organizzazioni con vocazione jihadista.La prima e forse più importante Al Qaeda il cui Capo Ayman al-Zawāhirī ha pubblicamente manifestato l’intenzione di sciogliere la vecchia struttura originata da Bin Laden e confluire nel Califfato per rivitalizzare la jihad terroristica contro l’Occidente.

Una decisione strategicamente importante e che potrebbe minacciare la sicurezza internazionale e che è, peraltro, seguita da altri gruppi eversivi, quali:gli Al-Shabaab (i "Giovani", parola originata dall'arabo al-Shabāb, La Gioventù), operativi in Somalia, autori il 2 aprile della strage di studenti nel Campus universitario di Garissa in Kenia dove almeno 148 persone sono state massacrate, per lo più studenti cristiani;

- i Boko Haram (letteralmente significa «l'istruzione occidentale è proibita»), organizzazione terroristica jihadista diffusa nel nord della Nigeria;

- Al Qaeda nel Magreb (AQIM), un gruppo salafita per la predicazione e il combattimento, nato negli anni novanta, nel corso della guerra civile algerina con lo scopo di istituire in Algeria, già 20 anni orsono,  uno stato islamico. Gruppo terrorista che ha avuto un ruolo non secondario nella guerra civile in Mali.

Il quadro di situazione che si delinea diviene, quindi, ogni giorno più complesso ed aumenta la minaccia latente nei confronti dell’Europa che per posizione geografica è a ridosso delle aree geostrategiche presidiate dall’ISIS e dai possibili alleati.

Una minaccia che incombe ormai sul piano globale e si richiama a principi estremi in cui è dominante la regola che devono essere cancellate le vestigia delle millenarie culture che ci hanno preceduto e cancellata, con veri e propri atti di genocidio, l’esistenza dei cristiani.

Di fronte a questi scenari è d’obbligo reagire non solo a parole, per difendere i cristiani sparsi nel mondo e non permettere all’ISIS di continuare a distruggere i resti della storia millenaria del mondo e riaffermare i diritti guadagnati nei secoli dall’umanità. Primo fra tutti quello di scegliere la propria religione e la parità di diritti fra uomini e donne.

Se per ottenere tutto ciò ci fosse bisogno anche dell’uso delle armi non bisogna esitare ricordando che la stessa Chiesa Cattolica riconosce che “Dalla difesa personale possono seguire due effetti, il primo dei quali è la conservazione della propria vita; mentre l'altro è l'uccisione dell'attentatore». «Nulla impedisce che vi siano due effetti di uno stesso atto, dei quali uno sia intenzionale e l'altro preterintenzionale » (San Tommaso d'Aquino,Summa theologiae, II-II,).

La legittima difesa, quindi, oltre che un diritto, può essere anche un grave dovere, per chi è responsabile della vita di altri e la difesa del bene comune esige che si ponga l'ingiusto aggressore in stato di non nuocere.

Fernando Termentini