Le strategie segrete dell'’Italia

14/04/14

Continua la tradizione tutta italiana di ricorrere al ”segreto di Stato” in tutte quelle vicende in cui sarebbe difficile riferire e motivare al popolo su vicende complesse. Una tradizione politica le cui origini si perdono nel tempo in fatti recenti o meno recenti.

Ricordiamone qualcuno.

La strage di Ustica. Una sentenza di Tribunale ha stabilito la certezza che sia stato un missile ad abbattere l'’aereo dell'’Itavia sulla verticale di Ustica, ma alcuni atti sono stati segretati ed dopo anni ancora non è stato chiarito il motivo per cui alti ufficiali dell’'Aeronautica Militare hanno fornito prove testimoniali non chiare e contraddittorie su quanto avvenuto quella notte nei cieli del Tirreno meridionale. Terra dei Fuochi. La confessione di un pentito di camorra sull'’interramento di rifiuti tossici nella provincia di Caserta viene verbalizzata ed il verbale segretato e reso pubblico solo dopo venti anni, senza che dal momento della deposizione ad oggi nessuno abbia provveduto ad iniziare la bonifica. Mafia - Stato. Vicende di mafia coperte dai segreti istruttori e processuali legati alla durata di azioni giudiziarie infinite. Un segreto destinato forse a non essere mai svelato dal momento che un Tribunale, almeno per quanto dato da sapere, ha accettato dichiarazioni di “non conoscenza dei fatti” formalizzate con lettera sottoscritta da chi invece avrebbe dovuto fornire testimonianza di fronte ad una Corte giudicante. Il caso dei due Fucilieri di Marina Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. Nulla per ora è stato classificato segreto ma, di fatto, tutto è segreto. In particolare le notizie più importanti che riguardano responsabilità specifiche o i motivi della rinuncia ad atti ufficiali internazionali - primi fra tutti l’'arbitrato - che non sono mai stati chiariti né tantomeno sono state fornite spiegazioni (http://fernandotermentini.blogspot.it/2014/04/i-due-maro-e-le-mancanze-d...). Febbre Emorragica Ebola. Fino ad ora il Ministero della Salute ha gestito la vicenda di una possibile propagazione della febbre emorragica, l’'Ebola, già endemica in alcune regioni dell'’Africa, con il rischio di propagazione nei Paese come l'’Italia meta di migliaia di migranti africani per lo più clandestini. L’'Organizzazione Mondiale della Sanità ha classificato l'’epidemia 2014 “serious public health impact” ed il nostro Ministero della Salute ha fatto scattare l’'allerta in Italia con una circolare del 4 aprile non diramata al pubblico (viene riferito segreta), con la quale raccomanda attenta vigilanza alle frontiere. La nota è stata inviata all'’Enac, alla Farnesina, a tutte le regioni ed alla Croce Rossa Italiana, al Ministero della Difesa. Un elenco di procedure attivate dai responsabili della sanità nazionale che prevedono controlli agli ingressi nel territorio nazionale e un monitoraggio, affidato al Ministero degli Esteri, degli italiani presenti nei paesi colpiti dall'’epidemia. Nessun cenno, però, ai flussi migratori in corso. Quattromila africani arrivano ogni giorno senza controlli, un dato che il Ministero sembra ignorare limitandosi ad attivare la sorveglianza la ‘sorveglianza’ negli aeroporti. I clandestini arrivano via mare e molti di essi, quasi giornalmente spariscono dai centri di raccolta prima di essere identificati ed aver subito un minimo monitoraggio medico specifico, peraltro possibile solo presso l’Ospedale Spallanzani di Roma, unico laboratorio italiano in grado di effettuare gli esami specifici. Un'’allerta molto riservata e comunque limitata agli aeroporti e porti e che non sembra tenere conto del tempo di incubazione del virus che varia dai 2 a i 21 giorni per la trasmissione a contatto con sangue e secrezioni, ed arriva sino ai 49 giorni per contagio derivante dallo sperma. Un'’analisi della minaccia troppo limitativa perché condizionata dal modello di “riservatezza a tutti i costi”. Le Direttive, infatti, non tengono conto che molte delle clandestine africane che sbarcano in Italia, spariscono rapidamente dai centri di accoglienza per essere posizionate lungo le strade ad esercitare il mestiere più antico del mondo. La segretezza e la riservatezza adottate vanno ad incidere negativamente sulla salute pubblica nel momento che lasciano i cittadini all’oscuro delle possibili conseguenze indotte da un contatti impropri con gente ammalata. Forse siamo di fronte ad un’'altra delle strategie segrete italiane che rientra nella cultura istituzionale del nostro Paese e si aggiunge a quella adottata da 26 mesi, peraltro con scarso successo dal dott. de Mistura, Commissario di Governo per la vicenda dei due marò. Viviamo ormai in un Paese dove di certo c’è solo il sole che brilla nei nostri cieli, dove i cittadini non hanno il diritto di sapere, dove anche la verità più elementare non viene raccontata ma riferita nel rispetto delle “note di linguaggio” dettate dai poteri forti. Un modello che si pensava ormai abbandonato dopo la caduta del muro di Berlino, ma che invece torna sempre più in auge con conseguenze che sicuramente non aiuteranno la nostra Nazione ad uscire dalla cattiva informazione o informazione pilotata che sta imperversando da almeno tre anni. Fernando Termentini