La Cina è (troppo) vicina. Quello che il governo dice e (soprattutto) non dice

(di David Rossi)
01/02/20

Dottor Giuseppe Conte, grazie per aver chiuso ai voli provenienti dalla Cina gli spazi aerei. Peccato che la gran parte dei Cinesi arrivi in Italia attraverso Francoforte, Parigi, Dubai e Istanbul.

Grazie per aver intercettato i due potenziali “untori” e averli spediti all’Istituto Spallanzani, insieme ai loro sfortunati compagni di comitiva. Peccato che nelle stesse ore cinque aerei carichi di circa mille passeggeri provenienti dal Regno di Mezzo (la Cina) siano stati fatti atterrare dopo aver verificato che non siano febbricitanti. Una precauzione che anche i neonati ormai sanno essere inutile, ma che le comunicazioni ufficiali ci propinano come un intervento risolutivo.

Grazie anche per averci fatto sapere, tramite medici italiani preclari preoccupati dell’esigenze di tranquillizzare l’opinione pubblica, che il virus non si trasmette se non ci sono sintomi. Peccato che chi viene dalla Repubblica popolare cinese (e non parlo solo di Cinesi: mi riferisco anche a cittadini italiani) non viaggi sempre con uno scafandro addosso per evitare di disperdere saliva o altri liquidi potenzialmente infettanti, ma soprattutto che la rivista scientifica Lancet, che lo scrivente ritiene attendibile, abbia scritto proprio il contrario, cioè che i portatori sani possono trasmettere il coronavirus.

Grazie, poi, per aver espresso soddisfazione per l’iniziativa italiana di dichiarare lo stato di emergenza sanitaria. Peccato che non abbia chiesto una riunione d’emergenza, durante il weekend, dei capi di stato e di governo dell’area Schengen per una revoca generalizzata dei visti turistici per i cittadini cinesi o per i residenti stranieri in Cina con passaporto non Schengen. Non accada mai che i conti in rosso delle maggiori compagnie aeree europee siano ulteriormente danneggiati dalla perdita dello strategico mercato cinese.

Grazie, infine, per averci fatto sentire protetti, sostenendo che la possibile pandemia sarebbe stata trattata con misure “equivalenti a una epidemia di colera e peste”. Peccato che per evitare la morte dei pazienti di Vibrio cholerae sia sufficienti nella maggior parte dei casi il mantenimento di una buona idratazione e che la yersina pestis si combatta con un robusto antibiotico chiamato Ciprofloxacina. Per il coronavirus cinese non abbiamo nemmeno il kit per il riconoscimento, ma usiamo una lenta procedura di laboratorio e siamo al momento sprovvisti di un vaccino.

Presidente Conte, è comprensibile che il suo Governo, di cui non siamo né sostenitori né oppositori, agisca con prudenza, alternando fughe in avanti quando la cronaca irrompe nel Palazzo e nelle case dei cittadini. Tuttavia, ci pare come minimo necessario che Lei o il suo ministro degli esteri (ora a tempo pieno alla Farnesina) vi attiviate per provvedere un serio tracciamenti delle almeno 500.000 persone che sono uscite dai confini della Cina negli ultimi trenta giorni per arrivare nei nostri aeroporti, nelle stazioni, negli alberghi, ma anche nelle scuole, negli asili e nelle aziende. Chi fra i nostri lettori ha un figlio nella scuola per l’infanzia o nelle altre istituzioni formative si sarà posto il dubbio se il pargolo del manager (italiano dai tempi di Marco Polo) che è stato a una fiera a Shanghai, se la maestra (nostrana) che è appena tornata da una visita alla Grande muraglia o la famigliola di ristoratori (loro sì di origine asiatica) che sono stati a trovare i parenti in Cina debbano essere come minimo monitorati in modo serio per evitare di contagiare potenzialmente altri. Nessuna caccia al “giallo”: per questo, abbiamo messo tra gli esempi due casi “a scanso di equivoci razzisti”.

Il problema è serio. Forse, per farci stare un po’ più tranquilli, basterebbe che Lei facesse un giro di telefonate a Madrid, Berna, Berlino e nelle altre capitali Schengen per pretendere una riunione per discutere l’eventualità del blocco e della cancellazione dei visti per cittadini e residenti della Repubblica popolare cinese. Nel caso di un diniego, il provvedimento potrebbe essere attuato in modo unilaterale, rafforzandolo con la riattivazione temporanea del controllo dei passaporti alle frontiere aeree e navali. Ugualmente, potrebbero essere contattati dalle Autorità di P.S. i cittadini italiani e gli stranieri residenti in Italia che risultano essersi recati nel Celeste impero negli ultimi due mesi per screening gratuiti e discreti da eseguirsi regolarmente per un paio di settimane.

Basteranno probabilmente (o dovranno essere integrati di poco) i 5-6 milioni già stanziati per ridurre con questi pochi provvedimenti per l’impatto della pandemia in Italia. Bisogna provarci, però…

Foto: presidenza del consiglio dei ministri