ISIS: Scontro di civiltà? No, "scontro di volontà"

26/05/15

La drammatica situazione in cui versano Siria, Iraq, Libia, Nigeria - solo per citarne alcuni - mi hanno riportato alla mente le parole del mio maestro di Karate che, una dozzina di anni addietro, chiese durante una lezione cosa fosse determinante per prevalere in un confronto.

"L'allenamento?", "la cintura?", "la forza fisica?", "la tecnica?" furono alcune delle risposte che giunsero dallo schieramento degli allievi.

Il maestro, esauriti i tentativi, rispose lentamente: "la volontà".

Quanto appena detto, anche se sembra un esordio alla Geller di Camera Cafè, è la chiave per interpretare la crisi militare sul campo.

Il fanatismo dell'Isis è, per quanto abietto, una tremenda forma di volontà. I successi che consegue non la aumentano, la moltiplicano.

A questa cosa si oppone?

Un'accozzaglia di Paesi poco determinati e sopratutto strabici: si vuole affrontare il Califfato mantenendo un occhio sul contenimento dell'Iran ed uno alla caduta del leader siriano Assad.

La Giordania partecipa ai bombardamenti dell'operazione Inherent Resolve assieme a Stati Uniti, Bahrain, Canada, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti ma al contempo finanzia, supporta e rinforza i ribelli antigovernativi nel sud della Siria.

La Turchia, accusata ancora di supportare l'ISIS e commerciare clandestinamente con il Califfato, ora appoggerà i jihadisti "buoni" (antigovernativi) in Siria con droni ed aerei.

In questi termini l'unica volontà che si oppone al cancro che si sta sviluppando senza controllo mi sembra essere quella dei lealisti siriani. Dopo un quarto di milione di morti e quattro anni di devastazione non si può non riconoscere la determinazione della Siria di Assad a resistere e combattere.

E gli addestratissimi e, sopratutto, equipaggiatissimi iracheni?

Mi viene in mente un altro insegnamento del maestro: "ricordate che il giorno che dovrete difendervi per strada la cintura nera diverrà blu o verde. Una blu o verde, bianca o gialla".

Non basta infatti l'equipaggiamento a fare un soldato. E sopratutto, quando si affronta gente che combatte da anni, non basta da solo alcun addestramento.

Tuttavia, meglio combattere da cintura blu o verde che bianca.

La questione di fondo rimane in ogni caso una. Quale "volontà" si sta contrapponendo a quella dell'ISIS?

Andrea Cucco

(nella foto soldati siriani)