Il machiavellico de Mistura

26/02/14

Il 24 febbraio il procuratore generale indiano E. Vahanvati ha ufficializzato alla Corte Suprema che per il caso dei due marò il governo è favorevole ad abbandonare il Sua act per la repressione della pirateria, ma, allo stesso tempo, ha riconfermato la richiesta che i capi di accusa vengano formulati dalla Nia.

Il giudice ha fissato una nuova udienza tra due settimane riservandosi di decidere dopo aver esaminato “l’affidavit” consegnato dalla Procura Generale e nel quale è formalizzata la richiesta di confermare la titolarità delle indagini alla NIA (National Investigation Agency, l'agenzia federale antiterrorismo, ndr).

Siamo di fronte, quindi, all’ennesimo gioco delle tre carte indiano. Si chiede di non applicare la SUA ma nello steso tempo di confermare le indagini della NIA che però non può emettere di fatto un report accusatorio se non facendo riferimento alla legge antiterrorismo.

Il guado sicuramente non è stato superato ed aspettiamoci altre novità fra due settimane. Il giudice potrebbe rigettare la richiesta del procuratore generale di lasciare le incombenze investigative alla NIA e decidere di scegliere altra struttura investigativa, magari riportando il caso nelle competenze del Kerala.

Il 31 marzo, poi, altra data cruciale, potrebbe accogliere la richiesta di togliere l’affidamento giudiziario dei due fucilieri di Marina all’ambasciata italiana a Delhi e rimetterlo nelle competenze del tribunale, il ché potrebbe significare imprigionare i due marò. L'ennesimo rinvio di due settimane da parte della Corte Suprema indiana, dimostra comunque che il governo di Nuova Delhi è sempre più impantanato e non riesce a gestire fondamentali norme del diritto internazionale. E’ assolutamente necessario, dunque, una decretazione giuridica a livello internazionale che costringa l’India ad applicare ciò che il diritto prevede unitamente ai contenuti delle varie convenzioni ONU in materia, tutte sottoscritte e ratificate da Delhi.

Deve, in sintesi, essere attivato un arbitrato internazionale come peraltro deciso ormai da quasi un anno (11 marzo 2013) dall’allora ministro degli esteri Terzi, procedura condivisa dal premier Monti, come è possibile dedurre dalla lettura di note di stampa ed anche da documenti ufficiali, per poi scomparire nel nulla. Una cosa è certa, non possiamo né essere ottimisti né considerare conclusa la vicenda a favore dei nostri due fucilieri di Marina. Chi gestisce il gioco è ancora l’India dopo che l’Italia lo ha permesso riconsegnato due militari italiani all’indebito giudizio di Delhi .

Al momento l’unico ad ostentare soddisfazione per il successo ottenuto e tranquillità per il futuro è l'inviato speciale dott. Staffan de Mistura, peraltro confermato nell'incarico dal nuovo governo per altri sei mesi.

L’ex funzionario ONU si attribuisce, palesando "modestia", il successo di aver fatto cancellare il rischio della SUA ed invoca a voce alta la necessità di ricorrere ad una giustizia internazionale. Proprio lui che è stato fin dal primo momento assolutamente contrario all’arbitrato internazionale giudicato lungo e non certo, quando tutti gli esperti di diritto internazionale affermavano invece che in 60-90 giorni si sarebbe potuto arrivare alla decisione.

Fra 11 giorni ne saranno trascorsi 365 da quando l’allora sottosegretario de Mistura dichiarava che “le nostre priorità sono da un lato l’incolumità e il ritorno in patria dei nostri marò e dall’altro mantenere un ottimo rapporto di lavoro e di collaborazione con le autorità indiane. L’India" - ha aggiunto - "è un grande Paese con il quale abbiamo tutta intenzione di avere un ottimo rapporto. E questo" - ha concluso - "è un motivo in più per lasciare le divergenze nelle mani del diritto internazionale, magari con una sentenza di una corte internazionale”.

Purtroppo, nonostante il dott. de Mistura ammetta di richiamarsi agli insegni di Machiavelli, non sembra proprio che i risultati da lui ottenuti siano tali da confermare sul piano concettuale quanto afferma.

Machiavelli scriveva che un "principe" ideale (ma non idealizzato), come tuttora ancora riportato nei testi sulla leadership, deve: essere disponibile ad imitare il comportamento di grandi uomini a lui contemporanei o del passato; essere in grado di essere "simulatore e gran dissimulatore"; di saper controllare con saggezza la fortuna attraverso la virtù; essere capace nello stesso tempo di essere leone, volpe e centauro (leone forza - volpe astuzia - centauro come capacità di usare la forza come gli animali e la ragione come l'uomo).

Sempre rifacendoci al Machiavelli fin dal 1513 ci suggeriva che “Nei momenti di calma l'abile politico deve prevedere i futuri rovesci e predisporre i necessari ripari, come si costruiscono gli argini per contenere i fiumi in piena”. Questo nel caso dei due fucilieri di Marina non è mai avvenuto. Anzi talvolta è accaduto il contrario come le dichiarazioni rilasciate proprio da de Mistura il12 maggio 2012 ad una televisione indiana con le quali ammetteva che i due marò erano incappati in un tragico incidente.

Sarebbe quindi auspicabile che il nuovo esecutivo avvii un immediato arbitrato Internazionale e riveda la scelta “dell’inviato speciale”, magari affiancando a lui professionalità con maggiore expertise nella gestione dei conflitti.

Fernando Termentini