Il coronavirus ha aggredito l’Italia (e non solo) già a ottobre 2019. Difesa Online conferma che Pechino mente

(di David Rossi)
04/06/20

Non esiste una “versione ufficiale” sul primo caso di COVID-19 nella Repubblica Popolare Cinese, salvo quello riportato dal South China Morning Post e risalente al 17 novembre 20191. Questo perché, come è in grado di consigliare qualunque avvocato appena un po’ esperto al proprio assistito, chi teme di dover affrontare le conseguenze delle proprie azioni e omissioni per prima cosa deve cautelarsi non facendo dichiarazioni che possano comprometterlo.

17 novembre? Secondo i dati in mano a Difesa Online e su cui baserò questo breve articolo, il coronavirus aveva già fatto il salto “outside of China” prima del 17 novembre. Non si spiega altrimenti il fatto che un lettore piemontese (zona di Alessandria) ci segnali di aver contratto una polmonite con pleurite già a fine novembre e che in una via crucis di ricoveri in ospedale fra dicembre e gennaio abbia sviluppato un quadro clinico e radiologico perfettamente sovrapponibile al COVID-19.

Che dire, poi, dello sportivo francese che ha partecipato ai Giochi Militari tenuti a Wuhan dal 18 al 27 ottobre e fra fine ottobre e inizio novembre è tornato in Patria con i sintomi di una forma influenzale severa, che lo hanno disturbato fino a metà novembre?

Abbiamo persino un altro caso, un toscano attivo nella moda, con una forma di asma cronica e con contatti professionali con la comunità cinese di Firenze e Prato e frequenti spostamenti in Italia e all’estero, il quale all’inizio di ottobre ha sviluppato una violenta forma di polmonite atipica resistente agli antibiotici in quanto di origine virale, che lo ha tartassato fino a tutto novembre. Detto lettore a un esame sierologico ha dimostrato di aver sviluppato gli anticorpi G ed è negativo al tampone. Ed è sempre dell’ottobre 2019 il caso di un suonatore di strumenti a fiato della Val Seriana colpito da una forma aggressiva di polmonite dal decorso lentissimo.

Che cosa accomuna TUTTI questi casi? Tre elementi importanti: (1) la malattia è molto contagiosa e colpisce sempre ma in forma più lieve i familiari conviventi dei pazienti, (2) la scomparsa del senso dell’olfatto e del gusto contemporaneamente all’aggravarsi dei sintomi, in assenza di una forma di rinite e per un periodo di almeno dieci giorni, (3) la lentezza del recupero, talvolta con lo strascico di lesioni polmonari ancora oggi presenti. Insomma, il COVID-19 ha lasciato la sua firma ben leggibile.

A parte questi casi, possiamo far riferimento ai medici italiani - e non solo - che da ottobre rilevano un incredibile numero di casi di polmonite, soprattutto nel Nord Ovest e in Toscana. A questo proposito, ci spiega il dott. Pasquale Mario Bacco, è dimostrabile come fra il Nord Ovest e la Toscana “già tra settembre, ottobre e novembre ci fossero delle polmoniti anomale, che allora furono collegate alla legionella, ma al riguardo non si è mai trovata una evidenza scientifica. Si trattava di polmoniti essudative come quelle da coronavirus, che attaccavano perlopiù pazienti anziani con patologie pregresse”.

Vi ricordate l’epidemia di Legionella (un batterio, si badi bene… non un virus) che fece strage in Lombardia nell’autunno 2018? Ebbene, non insegnò nulla né a livello nazionale né regionale, tanto è vero che il 3 e il 4 febbraio il ministro Speranza e il premier Conte dicevano che la situazione era sotto controllo, il 2 febbraio l’acclamato virologo Burioni affermava da Fazio che il virus non circolava e che dunque il rischio della diffusione era zero e addirittura a fine febbraio i leader di Lega e PD, Salvini e Zingaretti, sostenevano che "Milano non si ferma".

Ci siamo fermati tutti perché nessuno ha voluto raccogliere dati allarmanti né in autunno quando erano ancora sporadici ma numerosi né all’inizio dell’inverno quando le sale d’attesa dei medici di famiglia si sono riempite di pazienti con seri problemi respiratori e con evidenti sintomi di polmonite. Anzi, continuiamo a dare retta alla Cina comunista e siamo fra i pochi Paesi occidentali che non hanno aderito alla richiesta di un’inchiesta indipendente.

Continuate a segnalarci i possibili casi di COVID-19 in Italia nell’autunno 2019: saranno riportati in un prossimo articolo.